29 Marzo 2017, 09.45
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Gestione del servizio idrico, verso un referendum provinciale

di Valerio Corradi

Il 22 marzo il Comitato “Acqua Bene Comune” di Brescia ha avviato l’iter del referendum provinciale sulla gestione del servizio idrico. Perché un altro referendum dopo il 2011? Quali le ragioni dell’iniziativa? Cosa faranno i singoli comuni?


I problemi della carenza, dell’inquinamento e quindi della gestione delle risorse idriche sono, secondo l’ONU,  tra le sfide cruciali che l’intera umanità sarà chiamata ad affrontare nei prossimi decenni.

Manifestazioni della questione idrica ed echi dei dibattiti sul gestione della risorsa sono arrivati anche nel territorio valsabbino. Prima di tutto, pur essendo particolarmente ricca di risorse idriche, nel volgere di pochi anni, anche la Valle Sabbia ha sperimentato in maniera crescente gli effetti del problema della carenza d’acqua, anche in mesi diversi da quelli estivi. Anche in questa area ha iniziato così a svilupparsi una preoccupata attenzione verso il tema, non più inquadrabile solo nella rassicurante cornice di fenomeno “straordinario”.

Del resto a fronte di una crescente scarsità in partenza, si stima, a livello generale, che la domanda di acqua sia triplicata dal 1950 a oggi e si prevede che raddoppi entro il 2050. Da alcuni anni le questioni che ruotano intorno al tema “acqua” si sono moltiplicate e stanno guadagnando, a più livelli, un’attenzione crescente in ambito scientifico e nei dibattiti pubblici.

In alcuni settori sociali si è andata sviluppando una nuova sensibilità verso questa risorsa e appare sempre più difficile dirsi indifferenti nei confronti del destino dell’acqua e delle modalità della sua gestione, presente e futura. Ormai da più di due decenni, a partire dalle critiche rivolte alla riorganizzazione del servizio idrico prevista dalla legge “Galli” n. 36/94, l’acqua è stata messa al centro del dibattito pubblico nel quale si confrontano i sostenitori di tesi anche molto diversi. Il dibattito è sfociato in iniziative referendarie e in proposte legislative molto discusse.

L’ultimo referendum su scala nazionale, in ordine di tempo, si è tenuto nel 2011 con una larghissima vittoria del fronte contrario alla privatizzazione della gestione delle risorse idriche che totalizzò oltre il 95% dei consensi. Malgrado il chiaro orientamento dei votanti e una generale diffidenza verso gestioni private o privatistiche dell’acqua, poco è cambiato negli ultimi anni e la questione, di recente, si è riaperta.

Il 22 marzo scorso, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, il Comitato “Acqua Bene Comune - Coordinamento provinciale dei movimenti per l’acqua pubblica” di Brescia ha depositato presso la sede della Provincia di Brescia l’atto di costituzione del Comitato promotore del referendum provinciale sulla gestione pubblica e partecipata del servizio idrico integrato.

Obiettivo dell’iniziativa è arrivare a chiedere un parere diretto alla popolazione bresciana in merito alle recenti scelte sulla gestione del servizio idrico. La scelta contestata è quella di affidare ad un’unica società “Acque Bresciane Srl” la gestione trentennale delle reti idriche bresciane prevedendo, dopo il 2018, l’ingresso nel capitale societario di soci privati tramite una gara di livello Europeo.

Tra gli iter normativi possibili, il Comitato ha scelto quello che prevede di sottoporre a tutte le amministrazioni comunali bresciane un quesito referendario, ora in fase di elaborazione. Per rendere possibile una consultazione referendaria che coinvolga tutti i cittadini, è infatti necessario che deliberino a favore del referendum almeno 25 municipi della provincia che devono rappresentare almeno il 3% degli aventi diritto al voto.


Commenti:
ID71621 - 30/03/2017 21:39:17 - (AQUAALMA) - Mariano Mazzacani

La questione è abbastanza spinosa anche per la Valle Sabbia visto che è già stata protagonista più privatizzazione forzata, quando Valgas fu acquisita da A2A. IL referendum offre un'opportunità ai sindaci della Valle che tra l'altro, anche per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti hanno deciso di intraprendere una via diversa, la via dell'IN-HOUSE. La battaglia dell'acqua è tutta politica e gli amministratori che difendono la Res Publica non dovrebbero mai alzare bandiera bianca davanti agli interessi pòrivati delle grandi multinazionali.

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