27 Marzo 2017, 09.30
Gavardo
Valsabbini

Un ponte tra educazione e sport, Simone Susio e il suo «Metodo Oblò»

di Federica Ciampone

Abbiamo parlato con Simone Susio, allenatore del settore giovanile e responsabile educativo dell’Associazione Calcio Gavardo, della necessità di affiancare agli aspetti tecnici del gioco quelli educativi e pedagogici


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Simone Susio, laureato in Scienze dell’Educazione e allenatore di calcio UEFA B, attualmente allena i piccoli atleti – classe 2006 - del settore giovanile dell’AC Gavardo. “Sono allenatore di calcio da ormai 17 anni”, ci racconta, “ma sono anche formatore per un’azienda milanese, ‘Coaching Calcio Italia’, e mi occupo di fare formazione tecnica agli allenatori riguardo alla metodologia del ‘Coerver coaching’ e formazione pedagogica sia agli allenatori che ai genitori dei giovani atleti. Credo fortemente che il supporto educativo in ambito calcistico sia indispensabile: non tutti i piccoli atleti diventeranno calciatori, ma la cosa certa è che tutti diventeranno uomini, un giorno, e porteranno con sé i valori che noi trasmettiamo loro in questi anni decisivi per la loro formazione. Ho cercato di coniugare il mio ramo formativo con la mia grande passione: mi definisco un coach, un allenatore che cura non solo gli aspetti tecnici del gioco ma anche quelli educativi e pedagogici”.

Simone, che ha frequentato un master in intervento psico-sociale nello sport, ci spiega che a Gavardo sono state costruite diverse attività educative in contesto sportivo, per esempio il progetto “Crescere con lo sport”, attivo da ben 7 anni. “Tutte le nostre squadre seguono un percorso educativo delineato da regole identiche: gioca solo chi si allena con costanza e impegno, i comportamenti inadeguati non vengono tollerati da parte di nessuno – non importa quanto l’atleta sia bravo in campo - e l’attenzione dell’allenatore dev’essere concentrata sul bambino e sulle sue specifiche esigenze. A questo proposito abbiamo istituito un doposcuola per i bambini, tenuto da educatori/allenatori laureati, nell’ottica di offrire un servizio che accompagni costantemente la crescita del bambino, coniugando i momenti di gioco a quelli di studio”.

Non c’è dubbio che i bambini di oggi siano molto cambiati rispetto a quelli di dieci o vent’anni fa. “Proprio per questo motivo servono tecnici preparati dal punto di vista cognitivo e motorio, capaci di gestire le problematiche relazionali che insorgono tra i bambini”, ci spiega Simone. “Il mio ‘Metodo Oblò’ tiene conto di questo cambiamento: si tratta di un metodo molto creativo, ideato per avvicinarsi ai bisogni dei bambini tramite l’individuazione e l’osservazione degli stessi da parte degli allenatori. È un metodo olistico che va a supportare i bisogni educativi dei bambini in campo, nel corso delle attività tecniche”. Questo metodo, la cui ideazione è iniziata nel 2013 ed è proseguita avvalendosi di un supporto pedagogico e psicologico, fornisce agli allenatori gli strumenti per poter creare l’allenamento adeguato per il loro gruppo di atleti basandosi proprio sulle esigenze del gruppo stesso.

Quando chiediamo a Simone se è soddisfatto dei risultati del suo metodo, sorride. “Ci sono risultati tangibili nell’autonomia di scelta dei bambini e nella loro collaborazione al fine di autodeterminarsi: trovo che queste due componenti siano molto importanti dal punto di vista sociale, soprattutto in una società come quella odierna, che spesso spinge i ragazzi a sviluppare un solido egocentrismo. Bisogna dire che non è un metodo dai risultati immediati: è necessario essere costanti nella sua applicazione e avere la volontà di costruire un’identità e una modalità che possano essere modificate di volta in volta. I risultati si vedono solo sul lungo termine, non senza un duro lavoro da parte degli allenatori, ma la soddisfazione è grande”.

Ringraziamo Simone per aver condiviso con noi le sue esperienze di educatore/allenatore e per averci ricordato che in campo i piccoli atleti vanno educati e formati come persone, prima che come agonisti. Per info http://www.simonesusio.it.




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