06 Marzo 2017, 11.47
Vestone Gavardo
L'intervista

Paola Rizzi, vera «rock star» del teatro valsabbino e bresciano

di Davide Vedovelli

Un’intervista per conoscere l’artista gavardese, dagli esordi esordi al grande successo della Signora Maria con il Teatro Gavardo, che riporterà in scena mercoledì 8 marzo a Vestone


Mercoledì 8 marzo, Paola Rizzi sarà a Vestone con lo spettacolo “Tutta colpa del Piero”. Negli ultimi anni “Paola Rizzi” significa teatro gremito di gente e risate assicurate, risate intelligenti.

Colgo l'occasione dello spettacolo
che porterà in scena alle 20.30 all'Auditorium di Vestone per fare una breve chiacchierata con lei e farmi raccontare come nascono i suoi spettacoli e cosa ci riserverà per il futuro.

Quando ha cominciato a fare teatro? Perché ha deciso di intraprendere quest’esperienza?
Spesso mi si chiede se ho fatto dei corsi di recitazione; la mia carriera di teatrante invece è più simile a quella di un artigiano del mestiere.
Ho avuto la fortuna di partecipare a 17 anni all’allestimento di una rappresentazione per salutare due sacerdoti di Gavardo in partenza per la missione, sotto la direzione artistica di John Comini. Nonostante il soggetto fosse molto serio, “Il Pellegrino Russo”, alle prove ci divertivamo tantissimo grazie alla grande capacità di John di aggregare e mettere tutti a proprio agio. L’esperienza fu così coinvolgente che fu ripetuta per altri spettacoli per molti anni a venire, formando un gruppo affiatato: Il Gruppo Teatrale di Gavardo.
Ma ciò che segna un passaggio fondamentale nel mio percorso teatrale è la scoperta della comicità. La prima volta che sono riuscita a provocare una risata nel pubblico è stata così gratificante che non sono più riuscita a farne a meno; allora recitavo nel Teatro Poetico vestendo i panni nel “Malato immaginario” di una “zitellesca” Tonietta; ho imparato ad affinare i tempi, le smorfie, la caricatura, la modulazione della voce, la postura…ovviamente sempre tutto sotto la supervisione, testi e idee dell’autore Comini.
La Signora Maria giunge molto tempo dopo, quando quarantenne mi si propone un monologo nel personaggio di una anziana signora.

Oggi "Paola Rizzi" in provincia di Brescia e in Valle Sabbia significa teatro tutto esaurito. Se l'aspettava questo riscontro straordinario?

Boh, preparare uno spettacolo è un’avventura con nessuna certezza di risultato; certo, avere come autore John, un professionista della comicità è un’ottima base di partenza, e sentirlo ridere per tutta la durata delle prove per la mia interpretazione, mi ha sempre fatto sentire decisamente sicura di proporre qualcosa di piacevole.
Dopo 10 anni con quasi 600 repliche della Signora, quando da sotto la maschera del personaggio sbircio il teatro pieno, penso ancora…cavolo! Anche stasera tutti qui per la Signora Maria!

Come nasce il personaggio della Signora Maria? Perché crede abbia funzionato così bene questo personaggio?
Il personaggio nasce da sperimentazioni fatte in altri spettacoli di “anziane”, sempre simpaticissime, petulanti e rintronate, che devono fare i conti con la società che cambia ma che mantengono un’umanità straordinaria. Ho attinto dalle mille figure femminili che ho incontrato nella mia vita: mia nonna, zie di ogni ordine e grado, vicine di casa, “boteghere”, catechiste, zitelle, minacciose donnone… Spesso mi ritrovavo ad ascoltarle a bocca aperta, ammaliata, non tanto da quel che dicevano, di cui faticavo a capirne il senso, ma dalla musicalità delle loro espressioni, accompagnate da mimiche a dir poco spettacolari.
Penso che il personaggio abbia funzionato perché è assolutamente reale e le persone ci si ritrovano o in loro stesse o nei loro vissuti.

C'è il rischio di rimanere intrappolati in un personaggio così importante ma così ingombrante allo stesso tempo?
È una trappola sì, ma è molto piacevole come tutte le cose di cui si è innamorati.
Una frase che amo dire per scherzo, ma forse non troppo, è “non so più se sto recitando nella vita o sul palcoscenico!”… veda un po’ lei!

Consiglierebbe l'esperienza del teatro ai ragazzi e alle nuove generazioni? Se sì, in che modo ritiene che quest'esperienza possa essere importante per una persona?
Ritengo che fare teatro sia, a qualsiasi livello, un’esperienza importante per tutti, bambini, adolescenti, adulti. E’ gratificante, divertente, aumenta l‘autostima, disinibisce i timidi e sgonfia i tronfi, è un’esperienza aggregante, è una forma per esorcizzare le nostre debolezze, i personaggi subiti o sopportati nella nostra vita, ma è anche un modo per celebrare chi vorremmo essere e che facciamo fatica a portare avanti nel nostro vivere.

A cosa sta lavorando adesso? Che progetti ha per il futuro?
Con il team del Teatro Gavardo siamo sempre in fase di pensiero creativo per continuare questa bella esperienza. L’avventura continua, ma, se per qualche motivo dovesse finire, dovremo solo sentirci straordinariamente fortunati di esserne stati i protagonisti.
Grazie a tutti, per gli applausi, gli sguardi di ammirazione, le strette di mano, gli abbracci commossi... (dal ridere), le dediche, i sorrisi, che ho ricevuto. Grazie a tutte le Signore Marie che mi hanno ispirato.



 



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