04 Dicembre 2016, 08.14
Gavardo
Nera

Un botto da 30 mila euro

di Val.

Quello di Gavardo è stato l'ottavo colpo ai danni di un bancomat nell'ultimo mese. Che ci sia un nuovo "tallone d'Achille" nel sistema bancario? Se è così meglio correre ai ripari. E alla svelta

 

Venti, forse anche trentamila euro.
La conta esatta ieri non era ancora stata possibile, ma sarebbe più o meno questo il bottino spartito fra i componenti del commando che, con una velocissima azione da guerriglia urbana, ha avuto ragione del bancomat della Cassa Rurale Adamello Brenta che si affaccia su Piazza Aldo Moro, a Gavardo.

Si tratta dell’ottavo colpo in un solo mese e quasi sempre con la tecnica detta “della marmotta”, cioè facendo saltare l’erogatore delle banconote con del gas esplosivo.
Tutto lascia pensare, insomma, che siamo di fronte ad un nuovo “tallone d’Achille” del sistema bancario.
E che probabilmente la serie non si interromperà fino a quando agli sportelli non saranno applicate le adeguate contromisure.

E’ successo così con le rapine fatte con le siringhe “infette” o col taglierino, estinte installando “bussole” e telecamere. Così come è stata superata la fase delle carte clonate: rendendo insostituibili e non facilmente replicabili le parti “front office” dei bancomat.
Ad ogni modo quelli che nella notte fra venerdì e sabato poco dopo le 4 hanno agito a Gavardo sapevano il fatto loro.

In quattro almeno secondo quanto avrebbero registrato le telecamere a circuito chiuso, completamente vestiti di scuro, volto travisato con passamontagna e guanti per non lasciare impronte, sono arrivati e se ne sono andati in meno di quattro muniti.

Senza profferire parola, per non tradirsi nemmeno a quel modo, e ciascuno col proprio compito, hanno agito lucidamente e senza errori, tenendo conto anche del fatto che quel tipo di bancomat sarebbe esploso sfondando la parte posteriore, quella interna ai locali. Era necessario, insomma, poter entrare in banca per recuperare il denaro.

Così uno dei complici si è impossessato di una vecchia Fiat Uno trovata lì in piazza e nello stesso momento in cui esplodeva il bancomat l’ha utilizzata come ariete per sfondare la vetrina.
Un sincronismo quasi perfetto, tanto che dagli abitanti della zona sarebbe stato udito un unico botto ad anticipare il suono dell’allarme.

Operazione riuscita alla perfezione, anche grazie al fatto che il serramento non era antisfondamento e nemmeno protetto anteriormente da muretti, serrande o paletti, come da qualche tempo han cominciato a fare coloro che possiedono una vetrina che si affaccia sulla pubblica via.


Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Gavardo, i colleghi salodiani del Radiomobile e quelle delle investigazioni scientifiche dal Comando cittadino: stanno indagando e la speranza è che riescano a trovare elementi utili ad individuare i malfattori.
Difficile, visto che erano professionisti, ma non si sa mai che mettendo insieme le tessere il puzzle possa evidenziare qualche immagine utile.

Con la “marmotta” gli esperti vanno a colpo sicuro:
con un piede di porco forzano la fessura, introducono un cavo elettrico che quando la macchina erogatrice è satura di gas serve a provocare l’esplosione.
Con la stessa tecnica, in Valsabbia, ad agosto erano stati tentati altri tre colpi: alla filiale del Banco di Brescia a Roè Volciano, al bancomat della Banca del Territorio Lombardo di Muscoline e per ultimo la notte del 26 ancora a Roè, ai danni della cassa automatica di un distributore di benzina.

Questi professionisti non erano e l’ultimo botto fallito ha permesso ai militari del Radiomobile di Salò di mettere loro le mani addosso: erano due italiani ed uno straniero, residenti fra Roè Puegnago e Salò. Sono ancora in attesa di giudizio.



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