Il 9 novembre scorso in occasione di una cerimonia solenne presso il Cimitero Vantiniano di Brescia l’illustre teologo prevallese mons. Tullo Goffi è stato inserito nella lapide che ricorda 22 personalità legate alla città che hanno contribuito a darne lustro e onore meritando un riconoscimento imperituro.
Tra queste, appunto, anche mons. Tullo Goffi, teologo illustre e maestro di teologia morale d’eccellenza ma ancora di più interprete di una vita intellettuale e spirituale ispirata a virtù e fede.
Noto al pubblico italiano come uno dei protagonisti del rinnovamento della teologia morale, il suo itinerario insieme intellettuale e spirituale potrebbe essere descritto come graduale allontanamento dal diritto per approdare alla spiritualità.
Fu per qualche tempo vicario cooperatore a Muscoline, dal 1941 al 1942, passò in seguito a Zone, fino al 1943 per poi ritornare alla Cancelleria Vescovile nel 1943 ed assumere la carica di Vicerettore del Seminario Vescovile dal 1944 al 1948.
Contemporaneamente ricopre il ruolo di insegnante di Morale e Spiritualità sempre in Seminario a partire dal 1946. Dal 1949 fino al 1973 è a S.Afra in Sant'Eufemia ma nel frattempo i compiti che svolge sono numerosissimi e di primo piano.
Dal 1968 assume l'insegnamento di Morale presso la Facoltà Interregionale di Milano.
Nel 1974 si trasferisce a S.Maria Crocefissa di Rosa in città.
Nel 1977 diventa canonico della Cattedrale di Brescia e nel 1984 ecumenico a S.Bernardino di Verona.
I libri, le pubblicazioni di vario genere e le raccolte dei testi delle sue conferenze assommano a centinaia e molti dei suoi testi sono stati tradotti in diverse lingue a riprova di un livello intellettuale di assoluta eccellenza e prestigio.
Della vasta produzione intellettuale di don Tullo Goffi vogliamo ricordare alcuni titoli significativi e rappresentativi del suo percorso: “Morale familiare”del 195, “Amore e sessualità” del 1963.
Poi ancora “Morale pasquale” del 1968, “Etica cristiana e acculturazione marxista” pubblicato nel 1975.
Titoli e soggetti che riportano a temi di frontiera della moralità cristiana esprimendo quella carica esplosiva di innovazione scaturita dal Concilio Vaticano II.
A lui “toccavano” i temi più spinosi, le sfide più rischiose, dove la morale si innerva nei comportamenti sociali in divenire e sfuma nella profondità dello spirituale.
Nonostante il carisma e l’altezza di ingegno riconosciuta e un prestigio incommensurabile la “carriera” di mons. Tullo Goffi non è sempre stata in discesa.
A metà degli anni ’80 ha curato con Giannino Piana un’opera monumentale in 5 volumi, il Corso di Morale, testo di riferimento per generazioni di studenti di teologia.
Così si esprime su alcuni tratti dell’opera di mons. Goffi il teologo bresciano Giacomo Canobbio:
“’orientamento del suo pensiero trovava particolare accoglienza nei cristiani laici. Soprattutto negli ultimi anni i suoi studenti, ascoltandolo, si sentivano come liberati da un peso: la vita cristiana si mostrava loro come vita in libertà e percepivano di potersi muovere nello spazio aperto dello Spirito.
Certo, a volte si aveva la sensazione di non avere più punti di riferimento, appigli sicuri, idee chiare, ma solo prospettive un po' sfuggenti. Tuttavia questo era, per il vecchio professore, il modo per sganciarsi e sganciare dagli schemi piuttosto asfittici nei quali la teologia morale era stata rinchiusa nel periodo della sua formazione e della sua prima docenza.
Veniva così alla luce quel che da alcuni decenni don Tullo insegnava in privato alle persone che andavano da lui a chiedere consigli. Si poteva infatti notare, soprattutto nei decenni difficili, una specie di duplice registro nell'insegnamento del professor Goffi: in pubblico appariva rigoroso, preoccupato di fissare con precisione le regole; in privato il consiglio teneva conto della situazione delle persone ed era volto a farle "respirare".
Questo duplice modo di "insegnare" si rendeva necessario – così a volte lasciava intendere – a causa del fatto che i tentativi di rinnovare la teologia morale non sempre erano stati capiti e gli avevano procurato anche alcune sofferenze.”
Carattere schivo e sobrio oltremodo ha rappresentato un faro illuminante, con le parole di un collega e amico affettuoso, il teologo prof. Luigi Lorenzetti, “ha cercato e trovato risposte alla forte domanda morale che riguarda, oggi più di ieri, il senso della vita e dell’agire umano sia nel privato che nel pubblico”.
Proprio p. Lorenzetti ha curato nel 2000 un libro dal titolo “Tullo Goffi. Dare un’anima alla morale” ricco di testimonianze e della accurata ricognizione della sterminata bibliografia del teologo prevallese.
La cerimonia presso il Famedio bresciano è stata ancor più onorifica per il paese di Prevalle che oltre ad immortalare il teologo Goffi ha visto la partecipazione del nostro Daniel Adomako, il noto cantante prevallese vincitore di un famoso concorso.
Le sue interpretazioni con Alessandro Trebeschi di “Lascia ch’io pianga” e “Ombra mai fu” di G.F. Haendel, oltre all’Halleluja di Leonard Cohen hanno impreziosito straordinariamente la cerimonia.
Anche diversi famigliari di mons. Tullo Goffi hanno presenziato all’occasione memorabile che rende lustro e onore anche al paese intero.
A distanza di vent’anni dalla scomparsa, la lapide nella piazzetta e il volume che ne ricorda la memoria possono essere considerate solo il preludio a qualcosa che ne perpetui con maggior concretezza la memoria ai prevallesi.
Come ha ricordato il Sindaco di Brescia Emilio Del Bono, citando molto opportunamente Rigoni Stern "La memoria è determinante. È determinante perché io sono ricco di memorie e l’uomo che non ha memoria è un pover’uomo, perché essa dovrebbe arricchire la vita, dar diritto, far fare dei confronti, dar la possibilità di pensare ad errori o cose giuste fatte. Non si tratta di un esame di coscienza, ma di qualche cosa che va al di là, perché con la memoria si possono fare dei bilanci, delle considerazioni, delle scelte, perché credo che uno scrittore, un poeta, uno scienziato, un lettore, un agricoltore, un uomo, uno che non ha memoria è un pover’uomo. Non si tratta di ricordare la scadenza di una data, ma qualche cosa di più, che dà molto valore alla vita."
Una via o una piazza dedicate a mons. Tullo Goffi sarebbero davvero il meritato tributo per rinnovare la gratitudine al teologo di altissimo ingegno, al sacerdote, al maestro e all’uomo virtuoso e schivo non fosse altro che per riportare un pizzico di lustro dal Famedio bresciano anche alla comunità di origine.
.in foto: mons. Tullo Goffi; due fasi della cerimonia; lintervento di Daniel Adomako.