10 Novembre 2016, 07.00
Casto
Valsabbini

Quando l'arte nasce dall'amore per la propria terra

di Pablo Soardi

Abbiamo già scritto della mostra di Amato e Stefano Freddi che verrà inaugurata questo sabato a Zanano. Di Stefano, artista eclettico, ma prima ancora "custode della terra", ci parla Pablo Soardi 

 
L'allevatore è un lavoro che inevitabilmente deve essere svolto con passione, i sacrifici che comporta in termini di tempo e di fatiche, sono indiscutibili e, contrariamente all'immaginario collettivo, richiede una grande professionalità e competenza sia nel lavoro manuale che in quello teorico.
Allevare animali e valorizzare le risorse che possono offrire mettono l' uomo in simbiosi con la natura, creando un circolo che, per chi lo svolge con amore nel rispetto della propria terra, non può che essere virtuoso.

Questi custodi della terra hanno quindi spesso una sensibilità particolare per la natura e quando le capacità di cui dispongono permettono loro di esprimerla artisticamente, il risultato è davvero sorprendente.

Tutti ricorderanno Dario Cecchini, il così detto “ Poeta della Fiorentina”, il famoso poeta macellaio di Panzano, località nel cuore del Chianti, che recita la Divina Commedia allietando i propri clienti mentre confeziona per loro i migliori tagli dalla carne da lui scrupolosamente selezionata.

Anche  noi in Valle Sabbia abbiamo un artista certamente di calibro non inferiore, anzi, un artista poliedrico le cui mani sono capaci di “cose” che non smettono mai di sorprendere, un artista che, a differenza del “chiassoso” ed esuberante Cecchini, opera nel silenzio, senza fare clamore e che solo da poco tempo, probabilmente spinto anche da parenti e amici, è uscito allo scoperto.
Come il poeta fiorentino è profondamente legato alle tradizioni della sua terra e, tramandategli da almeno quattro generazioni, ne fa una filosofia di vita.

Mi piaceva chiamarlo "Poeta Casaro" ma ad oggi questo appellativo è decisamente limitativo, parliamo di Stefano Freddi classe 1968, terzultimo di nove fratelli, che vive e lavora a Briale di Casto dove con i fratelli e una delle sorelle, conduce l'Azienda Agricola  Ruche  di Freddi Stefano.

Poche curve prima di raggiungere l'abitato della piccola frazione Valsabbina, in località Rosaghe, trova ubicazione l'azienda dei Freddi, sviluppatasi dalla più piccola attività di papà Bruno, oggi è costituita da un  allevamento moderno che conta su una sessantina di capi bovini di razza bruna e una settantina di capre di razza camosciata, tutti soggetti di grande livello genetico, allevati in Stabulazione libera.
Una settantina invece i maiali ospitati in  una struttura recentissima, alimentati con il siero derivato dalla lavorazione del latte operata nel caseificio aziendale .
I ruoli principali di Stefano, oltre che  quello di seguire gli aspetti burocratici dell'attività, sono la mungitura delle vacche e la lavorazione del latte.

Quella del casaro è un' attività che svolge da molto tempo
, questa, perfezionata anche dagli studi professionali svolti in materia, lo ha portato  in passato, quando aveva tempo per potervi partecipare, ad ottenere diversi riconoscimenti in concorsi a livello nazionale e provinciale.

Un'attenta gestione degli animali, soprattutto del loro benessere e della loro alimentazione, permette di produrre un latte di grande qualità la cui stabilità ne consente la lavorazione a crudo, conferendo un notevole valore aggiunto, dal punto di vista organolettico, al prodotto finito.

La sensibilità artistica di Stefano la si coglie subito nel modo in cui confeziona i suoi prodotti, capisci qualche cosa di più se sbirci attentamente tra i libri di pittura che espone sul banco, e allora scopri un volumetto di poesie da lui scritto e pubblicato nel 2011 e nel 2014:
“Fumispore”.

Poeta da sempre, dipinge dal 2012, da quando cioè ha scoperto la sua passione passione per la pittura.
Ha cominciato timidamente, come nel suo carattere, a partecipare a mostre collettive soprattutto nella città di Milano, senza mancare di esporre a Brescia. La più importante però è stata quella al Palazzo Ducale di Genova nel 2014.
Come nelle sue poesie, le sue tele sono l'espressione di un'intricata esplosione di emozioni; quello di Stefano è uno stile certamente non facile da interpretare, nelle sue  poesie si percepisce lo sviscerare del vivere quotidiano e lo scenario che lo circonda.

É onnipresente il richiamo alla natura e a tutti i fenomeni che la caratterizzano i quali si vanno a misurare con ciò che è creato dall'uomo a volte  plasmandolo, altre  volte  lasciandosi loro stessi plasmare da esso.  
È il caso delle formiche che ci lascia immaginare procedere in fila indiana tra le fughe delle mattonelle o dell'edera che impadronitasi della terrazza si avviluppa all'intonaco digerendolo. E ancora “i mosconi, sui vetri...Uno ad uno-come tanti sassolini”.

Spesso si percepisce tra le strofe uno stato di sospensione che crea nel lettore una  suspense, un'attesa che sembra non avere mai fine, così come è il ciclo della vita che vede la fine del singolo individuo ma non la fine del creato .
Non manca mai il coinvolgimento di tutti i sensi, così come quello di tutti gli stati della materia, ciò che Stefano racconta, beh, sembra di essere lì a toccarlo, sembra di udirlo, sembra di sentirlo nel profondo dell'animo.

Scene di vita quotidiana, di uomini e animali,
ma i veri protagonisti sono spesso degli attori quasi invisibili.
Il poeta parla di quegli infiniti microcosmi che ci circondano, che occupano  ogni millimetro della nostra terra e che troppo spesso non ci fermiamo ad osservare, fermo restando che non tutti hanno la predisposizione necessaria  per poterli cogliere, parla di meccanismi quasi impercettibili che arrivano a sconvolgere il microcosmo in cui avvengono andando a scuotere profondamente  anche l'animo del poeta.
In ogni dove c'è vita, c'è fermentazione.

Anche nella pittura si percepisce questa continua espressione del ciclo della vita
e dai tratti decisi, lunghi, a volte spessi,  a volte più fini del pennello, ne è evidente il richiamo all'infinito, costellato però da schizzi e gocce a volte isolate che potrebbero rappresentare singole esperienze, singole vite, singole emozioni animali o umane non fa differenza, senza togliere nulla al mondo vegetale.

Un continuo gorgoglio di sensazioni ed emozioni, questo il risultato, sia nella pittura che nella poesia.

A febbraio 2017 le opere pittoriche di Stefano Freddi saranno in esposizione presso lo spazio espositivo Via Glisenti 43 a Vestone, a breve lo potremo però trovare a Zanano di Sarezzo a Palazzo Avogadro in via Gremone 2, dove esporrà insieme al cugino Amato Freddi, apprezzato scultore della pietra di Famea di Casto.

L'inaugurazione è prevista il giorno 12 Novembre alle ore 18.30, la mostra sarà comunque visitabile fino al 23 Novembre.  
Un appuntamento da non perdere per chi si interessa d'arte ma soprattutto per chi vuole dare maggior impulso a questi artisti che rappresentano una ulteriore  risorsa per la nostra valle.
 
Pablo Soardi


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