24 Ottobre 2016, 08.49
Fenomenologia della filosofia

Fra essere e conoscenza

di Dru

Domanda: "Nell'approccio dell'idealismo della conoscenza, i fatti umani, gli accadimenti, l'azione compiuta e la dimensione storica di ciò che è avvenuto, in che termine di paragone sono. Nel senso: sono dati che appartengono all'oggetto della nostra conoscenza o sono prodotti del soggetto conoscente?"


Il prodotto del soggetto conoscente è oggetto della conoscenza, cioè per l'idealismo ciò che conosciamo è tutto contenuto della coscienza.
Mentre per il realismo tra il dato della conoscenza e la realtà conoscibile vi è separazione.
Il dato esiste e sussiste per sé indipendentemente dalla coscienza che lo concepisce.
L'essere formale (la realtà oggettiva) non é la conoscenza che la conosce nel realismo, mentre lo è nell'idealismo.
 
Domandante: "Questa ultima proposizione non mi è chiara."
 
Il realismo concepisce l'essere formale, l'oggetto del conoscere, come indipendente la sua conoscenza: che l'oggetto si conosca è un'aggiunta ulteriore all'oggetto conoscibile. 

(Realismo) Tra l'oggetto e l'oggetto conosciuto c'é identità in quanto oggetto e c'è diversità in quanto conosciuto.
 
(Realismo) Chi conosce e l'oggetto che si conosce sono due realtà inconciliabili sul lato della conoscenza, che é anch'essa un oggetto della realtà, realtà che è anche senza conoscenza.
 
Il salto qualitativo della conoscenza nell'idealismo è comprendere che non è possibile concepire nulla al di fuori della conoscenza.
Da una parte la coscienza del reale essere, dall'altra l'essere reale e in mezzo la loro identità.
L'identità tra i due oggetti, soggetto conoscente e oggetto conosciuto, può essere solo se le due realtà differenti dialogano in qualche modo, sono identiche. 
 
Nel realismo l'identità è immediata, ciò significa che della realtà fanno parte e l'oggetto e il soggetto come materia.
L'idealismo afferma che anche la realtà è il prodotto di una coscienza di essa e a ragione (a senza h, cioè "come"), se la realtà deve in qualche modo essere conosciuta, deve far parte della coscienza conoscente.
 
Come può in effetti un soggetto conoscente conoscere qualcosa che é completamente al di fuori di esso?
 
Sarebbe come un sordo (il soggetto conoscente) che vuole dire dove si trovano ad un cieco (l'oggetto conosciuto).
 
Allora Parmenide, il realista per eccellenza.
È lo stesso pensare ed essere (terzo frammento)
 
Per il realista Parmenide l'identità di coscienza e oggetto cosciente o essere formale (il quella cosa lì per intenderci), è in quanto anche la coscienza è parte (illusoria in quanto coscienza non significa appunto essere) dell'essere, sicché l'essere è mentre la sua coscienza non è o è opinione illusoria, aporia (aporia significa strada senza via d'uscita) parmenidea che assume come opinione illusoria un qualcosa che non è, ma un qualcosa che no è è appunto un qualcosa di aporetico.
 
Mentre l'idealismo, a ragione, presenta (e la presenza qui è coscienza) la coscienza come luogo del concepimento dell'essere, sicché nessun essere può davvero essere fuori di essa.
Si che il fuori, se lo fosse davvero, sarebbe inconcepibile, cioè impossibile presenza della presente coscienza. 
Ciò che l'ingenuo realismo crede esser fuori, in realtà, la realtà cosciente, è dentro.
 


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