05 Febbraio 2008, 00.00
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Agroalimentare

In calo il patrimonio apistico nazionale

Con una riduzione variabile dal 30 al 50 per cento del patrimonio apistico nazionale ed europeo č a rischio non solo la produzione di miele ma l'equilibrio naturale globale con effetti sulla salute ma anche sull'alimentazione

Con una riduzione variabile dal 30 al 50 per cento del patrimonio apistico nazionale ed europeo è a rischio non solo la produzione di miele ma l'equilibrio naturale globale con effetti sulla salute ma anche sull'alimentazione, che dipende per oltre un terzo da coltivazioni impollinate attraverso il lavoro di insetti, al quale proprio le api concorrono per l'80 per cento.

E' questo l'allarme lanciato dalla Coldiretti in riferimento ai dati divulgati dall'APAT che evidenziano nel 2007 la perdita in Italia di 200mila alveari con un danno economico per la mancata impollinazione stimato in 250 milioni di Euro.

Prodotti come mele, pere, mandorle, agrumi, pesche, kiwi, castagne, ciliegie, albicocche, susine, meloni, cocomeri, pomodori, zucchine, soia, girasole e, colza - spiega la Coldiretti - dipendono completamente o in parte dalle api per la produzione dei frutti.

Ma le api sono utili anche per la produzione di carne con l'azione impollinatrice che svolgono nei confronti delle colture foraggere da seme come l'erba medica ed il trifoglio, fondamentali per i prati destinati agli animali da allevamento. Anche la grande maggioranza delle colture orticole da seme, come l'aglio, la carota, i cavoli e la cipolla, si può riprodurre grazie alle api. Il fenomeno dello spopolamento, comune in molti continenti a partire dagli Stati Uniti e dall'Europa, viene denominato “Colony Collapse Disorder” (CCD) e ha effetti gravi anche in Italia dove a rischio - sostiene la Coldiretti - è una popolazione stimata in circa 50 miliardi di api in oltre 1 milione di alveari che offrono “gratuitamente” un valore del servizio di impollinazione alle piante agricole lungo tutto lo Stivale stimato pari a 2,5 miliardi di Euro all'anno. Diverse - sottolinea la Coldiretti - sono le teorie sulle cause del profondo malessere che sta colpendo le api, come l'ipotesi di una responsabilità delle onde elettromagnetiche, che secondo uno studio inglese determinerebbe morie fino al 70 per cento, ma anche gli effetti dei cambiamenti climatici, dell'inquinamento ambientale nonché gli eventuali effetti di contaminazioni di organismi geneticamente modificati (Ogm).

Ma tra i principali sospettati ci sono anche parassiti come virus o batteri sconosciuti e agrofarmaci che potrebbero anche agire in combinazione nell'indebolire ed uccidere le api. Ipotesi sulle quali occorre intensificare la ricerca per evitare - sostiene la Coldiretti - conseguenze disastrose per la salute e l'ambiente perché, come diceva Albert Einstein, “se l'ape scomparisse dalla faccia della terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. Secondo stime, l a produzione totale in Italia nel 2007 è stata - conclude la Coldiretti - attorno alle 10mila tonnellate grazie a circa un milione di alveari, gestiti dai 7.500 apicoltori “professionisti” e moltissimi hobbisti. che hanno totalizzato un fatturato stimato in circa 25 milioni di euro. Gli italiani ne consumano circa 400 grammi all'anno a testa.

Fonte: Coldiretti


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