28 Ottobre 2006, 00.00
Vobarno
Fallimenti

un crack su scala familiare

Parenti e amici coinvolti nella bancarotta della Monzambano, rassegnati e anche molto arrabbiati. Erano cosě, ieri, nel corridoio del Tribunale di Verona, i trenta risparmiatori provenienti soprattutto da Vobarno...

Parenti e amici coinvolti nella bancarotta della Monzambano Rassegnati, amareggiati, qualcuno perň ancora molto arrabbiato. Erano cosě, ieri, nel corridoio del Tribunale di Verona, i trenta risparmiatori provenienti soprattutto da Vobarno chiamati a testimoniare al processo per la bancarotta della «Monzambano», una societŕ finanziaria veronese fallita sette anni fa.

Nella vicenda giudiziaria di cui parliamo sono state coinvolte nove persone, ma cinque hanno giŕ patteggiato, e quattro stanno affrontando il dibattimento proprio davanti al Tribunale presieduto da Laura Donati.
Il pubblico ministero Giulia Labia ha contestato le accuse agli ex componenti dei collegi sindacali della «Monzambano spa», ovvero Luca Bruni, 31 anni di Verona, assistito dall’avvocato Luigi Sancassani, Monica Trevisan, 37 anni di Sorgŕ, difesa dagli avvocati Francesco Delaini e Maurizio Rubin, Claudio Massa, 56 anni di Milano assistito dall’avvocato Paolo Tebaldi, e il ragioniere Angelo Bertagna, un 58enne di Zevio, assistito dai legali Francesco Delaini e Carlo Trentini.
In aula, i testimoni hanno raccontato tutti piů o meno la stessa storia. Avevano rapporti con I.M., un assicuratore di Vobarno, in alcuni casi amico o parente dei risparmiatori rimasti a bocca asciutta, e avevano acquistato certificati obbligazionari con cedole stampate in una tipografia dello stesso comune.

«Ci fidavamo di M.», hanno spiegato, «e a lui consegnavamo gli assegni».
Va chiarito che l’agente assicurativo non č mai stato coinvolto nell’inchiesta giudiziaria, e che nessuna responsabilitŕ gli č mai stata contestata dalla magistratura.

Tra i risparmiatori c’č chi ha perduto cinque milioni di lire soltanto, chi invece importi ben piů rilevanti; come cinquanta o cento milioni.
Nel caso di un nucleo familiare, i soldi consegnati alla Monzambano sono arrivati a mezzo miliardo.
Per un certo periodo di tempo, hanno anche aggiunto i testimoni, alcuni di loro avevano percepito interessi del 12 per cento all’anno. Poi, all’improvviso, i pagamenti furono interrotti.

All’udienza veronese di ieri c’erano, dicevamo, una trentina di spettatori valsabbini, ma in realtŕ sarebbero una novantina le persone truffate dall’affare Monzambano.
E una sessantina di queste sono residenti a Vobarno e dintorni (comprese le frazioni) e nella vicina Roč Volciano.

«Era il ’91 - ricorda B. M., vobarnese che in questo buco nero ha lasciato tutti i suoi risparmi di allora - quando I. M., nostro assicuratore e nostro amico, ci propose l’acquisto di obbligazioni Monzambano, presentate come sicurissime e dal buon reddito.
E in effetti, fino al ’96 gli interessi ci furono pagati con puntualitŕ. Ma poi, verso la fine di quell’anno, i nostri soldi sono improvvisamente spariti, e non abbiamo piů visto neanche una lira di quei 35 milioni investiti 15 anni fa».

Ora la causa continua (il processo riprenderŕ a gennaio); ma la speranza dei risparmiatori, delusi e ormai convinti che nelle loro tasche non tornerŕ piů nulla, č che tutto si concluda in fretta. «Al punto in cui siamo - dice una donna che vuol rimanere anonima - sono convinta che per noi non ci sia piů nulla da portare a casa. Quindi meglio chiudere in fretta, cosě almeno smettiamo di pagare gli avvocati. Anche se va detto che, almeno nel nostro caso, il legale ha compreso la situazione e ha saputo accontentarsi».

Nel ’93, la signora di cui parliamo ha investito circa 50 milioni, che ora č sicura di non rivedere mai piů: «Ci chiediamo a quale titolo il signor M. sia rimasto completamente al di fuori della questione. Noi abbiamo sempre avuto solo lui come intermediario; non conoscevamo altre persone».

I risparmiatori rimasti a secco arrivano, oltre che da Vobarno e dintorni, anche da Gavardo e Lonato: «Molti di noi - racconta un altro protagonista sfortunato di questa vicenda, anche lui con la volontŕ di mantenere l’anonimato - sono amici o parenti di M.. E nessuno di noi, in tutta sinceritŕ, se la sente piů di conservare il vecchio rapporto. Per noi, lui non esiste piů».

L’agente assicurativo vobarnese di cui parliamo, che ora si č spostato in quel di Roč Volciano, nella frazione Agneto, era il collegamento tra la societŕ finanziaria e i risparmiatori. E come si diceva nessuna accusa pende sul suo capo riguardo alla bancarotta.
«E le polizze assicurative che lui ci aveva fatto sottoscrivere, un prodotto ottimo, rimangono valide. Semmai abbiamo cambiato l’agente al quale rivolgerci».

Tra i vobarnesi frodati ci sono anche interi gruppi familiari: possiamo per esempio citare il caso di un fratello con la propria famiglia, che ha poi «contagiato» la sorella, lo zio e il padre; quest’ultimo, forse l’ultimo ad averci creduto, č entrato nell’«affare» a settembre ’96, un mese prima del tracollo, e non č quindi riuscito a percepire nemmeno una cedola di interessi.
Insomma, una grande delusione e soprattutto un brutto colpo per i risparmi di tanti, creati col lavoro di una vita e inghiottiti nel nulla.

Luigi Grimaldi
Massimo Pasinetti
da Bresciaoggi


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