18 Giugno 2016, 07.54
Pensiero

Non ho colpe perché ero comandato

di Dru

Dovete sapere che a Norimberga i nazisti ebbero l'ardire di mostrare cosa celasse il significato della tecnica nel suo lato peggiore...


...almeno questo lo era rispetto all'umanesimo di Feuerbach che bene è rispecchiato nelle manovre industriali, dove la procedura disumanizza l'uomo, riducendone l'umanità al mero comandamento: ero comandato a farlo.

Il comandamento non era dettato dall'alto, da qualcuno in particolare, ma dalla procedura appunto, da una serie di mezzi organizzati e resi atti al raggiungimento dello scopo.

L'intorno del comandamento
, come risultato di tutte le funzioni in atto, è principio del lavoro comandato, della procedura, e quindi non può trovare alcun appoggio, alcuna causa, e quindi nessuna intenzione può davvero essere accusata, nessuna oggettiva responsabilità, che non sia dovuta all'efficienza del comandamento.

Disumanizzazione della procedura.

Ad Auschwiz non c'era solo la neve, ma anche 3000 morti al giorno e bisognava essere efficienti, si doveva cremarli per il treno successivo che ne portava altrettanti. Lo stesso che accade con le procedure aziendali moderne....

Il cuore del problema umano, o cosiddetto disumano della procedura, sta nel suo significato.

Il processo insito nell'atto, è formato nelle sue diverse parti, dal proponimento dell'atto (atto intellettivo), dalla parte razionale o progettuale originaria la produzione dell'ente che si vuole produrre dell'atto (atto razionale), i mezzi per produrre tale proponimento che servono allo scopo (atto efficiente), e il prodotto (atto finale), cioè appunto l'atto (o fatto) stesso.

I compiti, che sono parti (processi) a loro volta del processo, sono diversi nei proponimenti, diversi processi nel processo, che non hanno lo stesso scopo fra l'uno e l'altro e non hanno lo stesso scopo del processo che li coinvolge.

Un esempio.
Il calzolaio anche se coinvolto nel processo della moda, come chi confeziona abiti, non ha come scopo di far abiti e non ha come scopo di far belle scarpe, ma quello di far buone scarpe, comode.

Tutti questi scopi, apparentemente concilianti, lo sono sul tema generale nelle loro parti, ma confliggono là e quando anche le stesse ragioni sono costituite da diversi proponimenti.

I gerarchi avevano il compito di tenere i campi di concentramento in ordine ed efficiente, il loro scopo non era quindi uccidere, il loro scopo era l'efficienza, uccidere diventava un mezzo per questo scopo e guai per l'efficienza se questo non veniva eseguito con meticolosa procedura, con tecnica appunto

Così è nelle aziende, così è per tutto nelle regole che ci siamo dati dell'agire.

Uccidere come atto di liberazione è insito nella tecnica, nella procedura, come eterogenesi dei fini: senza morte del fine altrui come fine nostro non c'è tecnica, non c'è procedura.

La tecnica vuole la morte se vuole la sua vita.

Se nell'azienda, come nei campi di concentramento, il fine fosse l'uomo e non il profitto, o l'efficienza, l'azienda, come il campo di concentramento, muterebbe di significato e diverrebbe un luogo con scopo diverso dal profitto, o dalla fruibilità del campo, diverrebbe un asilo una scuola o altro.

Ora, l'uomo come mezzo al fine della tecnica non è semplice disumanizzazione, se il significato dell'uomo è appunto tecnico.

Lo strumento allo scopo, per la tecnica è lo scopo e gli scopi, per essa sono e diventano mezzi.

Infatti la tecnica è organizzazione delle forze atte al raggiungimento di scopi, e quindi che predica la tecnica è il mezzo, la cura dei mezzi è quindi a fondamento della tecnica.

Una cura che però si fonda sulla morte.

Nota:
Se il significato dell'uomo è tecnico, se l'uomo è azione, allora per agire l'uomo deve uccidere.
Uccide l'uomo che cura, uccide l'uomo che pensa, uccide l'uomo che ama.

Uccide perché decide.

Quando un uomo cura, intende uccidere la malattia, decide che l'intervento, il suo, sia atto di liberazione per quell'uomo malato, libero da quel malato.

Quando un uomo pensa, intende uccidere il pensiero, decide che l'intervento, il suo, sia atto di liberazione per quel pensiero pensato, libero da quel pensato.

Quando un uomo ama, intende uccidere l'amato, decide che l'intervento, il suo, sia atto di liberazione per quell'amato, libero dal suo passato.

Il fondamento dell'atto è la libertà, la libertà ha bisogno del nulla, l'atto presume che una cosa sia nulla e quindi che la si può davvero pensare annullabile.

Solo se il malato lo si crede nulla lo si può guarire, solo se un uomo lo si crede nulla lo si può adoperare e poi gettare o amare.

Dru


Commenti:
ID66812 - 18/06/2016 09:07:14 - (Dru) -

Si Marco, io penso.

ID66813 - 18/06/2016 09:08:54 - (Dru) -

E tu?

ID66814 - 18/06/2016 09:14:35 - (Dru) -

Hai tempo per pensare a quello che fai? Se non lo hai ha vinto la tecnica e tu non sei più un uomo.

ID66816 - 18/06/2016 14:57:11 - (Leretico) - Io penso

Ma il paradiso della tecnica non è forse il massimo dell'angoscia? Perché? Perché l'uomo si accorge che le procedure che ha inventato per dominare il mondo e insieme dominare gli altri uomini non lo libera dalla paura della morte. Quando l'uomo diventa mezzo tutta l'atrocità e il terrore trovano spazio. Ma se io penso allora a tutto questo è possibile rispondere in un altro modo. Decidere è la condizione in cui l'uomo è gettato. Ma ogni decisione ha un prezzo che si deve pagare se si vuol vivere.

ID66821 - 18/06/2016 18:31:19 - (Dru) -

Se l'angoscia é il massimo dell'uomo tecnico, in quanto la felicità della tecnica manca dell'assicurazione della verità, allora il massimo della felicità è il massimo dell'angoscia di perderla. Quando l'uomo diventa mezzo raggiunge la sua dimensione naturale, l'uomo è tecnicus.

ID66822 - 18/06/2016 19:34:59 - (Dru) - La dimensione naturale dell'uomo

È riuscire a flettere l'inflessibile, il sacrum che diventa fascinans

ID66823 - 18/06/2016 20:23:11 - (Giacomino) - Si chiama

disumanizzazione ed è contro l'uomo.

ID66828 - 18/06/2016 22:12:00 - (Dru) - Ecco

Dire che curare l'uomo a che sia efficiente consista nel contrario dell'uomo non considera il lato migliore della tecnica. In quanto lato migliore la tecnica è vivere, cioè riuscire un poco la volta di flettere l'inflessibile.

ID66829 - 18/06/2016 22:25:51 - (Dru) - Adesso qualche cretino che conosco fin troppo bene sarebbe fatalista

E direbbe. Questo è l'uomo. No, questo non è l'uomo, questo è l'uomo tecnico, cioè l'uomo che crede, ha fede in sé, cioè non è se stesso proprio in quanto ci crede.

ID66830 - 18/06/2016 22:33:14 - (Dru) - Non c'è un flessibile in quanto non c'è un sacrum

Ma a questo rimedieremo con un altro articolo, perché le idee hanno bisogno di tempo.

ID66832 - 19/06/2016 00:57:38 - (Leretico) - l'uomo che ragiona

L'uomo creduto, voluto, è tecnico. Ma l'uomo è molto di più. Che l'uomo sia mezzo è una bestemmia inguardabile. Solo chi pensa di sfruttare la convinzione che l'uomo sia solo tecnico diventa uno sterminatore genocida. Non c'è differenza tra un assassino e un uomo quando si è convinti che la dignità umana sia nulla. Si vede nel mondo chi bestemmia, chi uccide e chi fa giochi di parole. Il lato migliore della tecnica è quando è lontana dall'ideologia che la fa diventare strumento di distruzione. Perché non essere chiari su questo punto? Perché annegare sempre questa chiarezza nel gorgo delle affettazioni dell'ontologia deteriore. Diciamo invece chiaramente ciò che conta. L'uomo è molto di più di quanto i vari pseudo dominatori del mondo lo vogliono far essere. Basti questo, ma non basterà purtroppo.

ID66833 - 19/06/2016 09:43:43 - (Dru) - La dignità umana

Caro Leretico vediamo. Se io uccido posso essere ucciso? Se io decido posso essere deciso (passivo)? Ora andiamo nell'ontologia: decidere è uccidere. Si può decidere per l'uomo e contro la tecnica, ma questa decisione è tecnica, quindi non esci dalla morte, dall'uccidere, dalla volontà di potenza. Non uccidere significa uccidere, significa presumere la morte.

ID66834 - 19/06/2016 09:48:18 - (Dru) - La dignità umana

Caro Leretico vediamo. Se io uccido posso essere ucciso? Se io decido posso essere deciso (passivo)? Ora andiamo nell'ontologia: decidere è uccidere. Si può decidere per l'uomo e contro la tecnica, ma questa decisione è tecnica, quindi non esci dalla morte, dall'uccidere, dalla volontà di potenza. Non uccidere significa uccidere, significa presumere la morte.la dignità umana è un valore, l'amore è un valore, la morte è un valore. Si tratta di comprendere se questi valori, come ogni valore, sono, quindi sono fuori dal tempo, o divengono, quindi sono nel tempo. Ma sia chi crede ai valori fuori dal tempo, chi li mette nel tempo, sia gli amici di Dio sia i nemici presumono qualcosa che li fa uguali, il tempo.

ID66835 - 19/06/2016 09:53:17 - (Dru) - Sono quindi più deboli

gli amici di Dio in questo contesto, nel contesto del tempo, gli amici dei valori eterni.

ID66836 - 19/06/2016 10:00:51 - (Dru) -

I valori eterni sono valori a tempo.

ID66837 - 19/06/2016 10:26:22 - (Dru) - Però una domanda te la faccio..

Cosa intendi per Ontologia deteriorata o deteriore?

ID66838 - 19/06/2016 10:28:31 - (Dru) - Perché

Anche questo tuo giudizio si inscrive nel tempo.. Vedi che potenza il tempo? Vedi che fragilità hanno i valori nel tempo?

ID66840 - 19/06/2016 18:51:23 - (Dru) - Beh.. Vediamo di approfondire anche se con parole semplici -Nascere- di Emanuele Severino

In generale, le consuetudini sociali sorrette soprattutto da codici mitico religiosi e costruite sulla base della convinzione profonda che esse favoriscano in modo ottimale la soppravivenza del gruppo sociale da esse guidato) si sono sempre presentate come "natura", cioè come l'Ordinamento che i singoli membri della società non possono violare senza distruggersi. I costumi sociali sono la regola suprema (ndr. La dignità umana attuale). Violarli è andare contro natura. La libertà di pensiero (la libertà del pensiero di mettere in questione e di saggiare il valore delle consuetudini sociali) è sempre stata considerata come qualcosa di sacrilego appunto perché in essa si è visto qualcosa di innaturale.

ID66841 - 19/06/2016 18:59:08 - (Dru) - Ndr. Qui il punto

Ci si deve però chiedere perché i codici mitico-religiosi (ndr. la dignità umana) debbano essere "naturali".

ID66842 - 19/06/2016 19:01:46 - (Dru) -

Indubbiamente, essi intendono presentarsi (ndr. La dignità umana intende presentarsi) come la fonte stessa della naturalità e dell'Ordine a cui l'uomo deve adeguarsi.

ID66843 - 19/06/2016 19:02:46 - (Dru) - Ndr. Qui il punto del punto o fondamento

Ma che fondamento ha questa loro pretesa?

ID66844 - 19/06/2016 19:06:40 - (Dru) - Qui l'istanza Leretica o de Leretico, qui la volontà

La religione e la fede non possono rispondere. Possono solo dire che le cose stanno così e che non si deve indagare oltre.

ID66845 - 19/06/2016 19:10:41 - (Dru) -

Ma, in questo modo, prevaricazione (hybris) non è soltanto la violazione del codice mitico-religioso (ndr. della dignita umana): hybris è inanzitutto questo codice stesso ndr. questa dignità umana). Il nostro è il tempo in cui l'uomo va avvertendo sempre più nettamente la violenza e la prepotenza dei codici.

ID66846 - 19/06/2016 19:17:34 - (Dru) - Segui bene Leretico

Soltanto se esiste una "natura" delle cose e dell'uomo (comunque la si voglia concepire, ndr. come dignità umana appunto, ma in ogni caso concepita come l'inviolabile) può esistere una hybris, una prevaricazione che sia la violazione dell'inviolabile. In tal modo l'innocenza è l'adeguazione alla natura, la colpa ne è la violazione.

ID66847 - 19/06/2016 19:21:38 - (Dru) -

Attraverso un percorso profondo (ndr. qui severino intende accennare proprio all'ontologia che è la profondità di questo superficiale discorso), che ancora fatica a decifrare il proprio significato autentico (ndr. Il proprio essere), la cultura moderna è giunta alla negazione di ogni "natura" che si proponga di arginare la trasformazione delle cose e del senso del mondo.

ID66848 - 19/06/2016 19:25:59 - (Dru) - Ndr. Altra tesi che devi sentire per capire il mondo moderno

Non esistono leggi "naturali" (ndr. Non esiste dignità umana come ordinamento); esistono solo leggi "positive", cioè leggi che sono state costruite dall'uomo e che dall'uomo possono essere revocate. Violarle non è violare l'inviolabile.

ID66849 - 19/06/2016 19:29:06 - (Dru) - Ndr. Questo passaggio mi ricorda un'intuizione giovanile sulla forza, anche se era troppo ndeterminata

Si può tener ferma la legge e punire la violazione; ma si può anche abrogare la legge e sostituirla con ciò che si presentava come violazione e che invece diventa esso stesso la legge. È la forza a stabilire quale dei due esiti debba realizzarsi

ID66850 - 19/06/2016 19:33:48 - (Dru) - Ndr. Quest'atteggiamento è la coerentizzazione del significato ontologico

Anche se ancora non ce ne rendiamo conto, questo rovesciamento della tradizione cambia fino alle radici il modo di vivere e di pensare dell'uomo: va imponendosi l'atteggiamento per il quale ogni legge, prima o poi, dopo essere stata costruita è destinata a franare; ogni cosa è un che di costruito e di franante; nulla è fermo, fisso, stabile.

ID66851 - 19/06/2016 19:38:33 - (Dru) - Postilla sempre del maestro

È questa l'ultima parola? No siamo solo sulla soglia del problema. Si può gettare uno sguardo verso il suo centro. Faust vende la propria anima al diavolo per avere potenza. Ripete il peccato di Adamo, che vuole avere la potenza di Dio. Secondo questo modo di pensare l'esistenza, la tentazione è la proposta immonda di diventare Dio, di impadronirsi della sua potenza.

ID66852 - 19/06/2016 19:42:25 - (Dru) - Qui sta il fosbury del maestro.

Eppure è un altra la vera tentazione; è un'altra la vera proposta immonda a cui l'uomo ha sempre ceduto anche quando è stato un santo. La vera tentazione dell'uomo consiste nel lasciarsi convincere di essere polvere, destinato alla polvere, al nulla, alla morte, e dunque di potersi salvare solo aumentando la propria potenza o alleandosi a Dio, oppure diventando Dio.

ID66853 - 19/06/2016 19:54:53 - (Dru) - Qui Leretico è Superamento dell'ontologia, ma non c'è alcun vero deterioramento sull'immagine sbiadita di cosa significhi ontologia, sarebbe come volere uccidere un uomo infilando aghi e spilli nella sua fotografia, mito al dunque..

Ma al di fuori della follia della volontà di potenza appare che l'uomo non è semplicemente al di là dell'"uomo", come pensa Nietzsche, ma è già da sempre al di là e al di sopra di Dio e di ogni altra forma della potenza. Ogni volontà di potenza è impotente. Eppure l'uomo cede alla tentazione di credersi un mortale e dunque alla tentazione della potenza che lo aiuta contro la morte.

ID66868 - 20/06/2016 18:19:02 - (Dolcestilnovo) -

Sono molto d'accordo, ma anche angosciato.Quale e' il rimedio?

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