Come per una casa, la sua facciata non è tutta la casa, e con essa non possiamo dire nulla della casa che non sia la sola facciata...
... così il relativista di facciata non sa cosa sia il vero relativismo, e per questo motivo ammette di quello le tesi, ma non realizza cosa esse siano e da cosa esse siano generate.
Lo tesi relativista dice così :"tutto è relativo"
Anche la filosofia presocratica aveva espresso la stessa tesi.
Anassagora: "tutto è in tutto"
I papi contemporanei sono minacciati da questa brachilogia relativista perché la loro cultura, che è teologica, é fondata sulla filosofia di Aristotele e di Platone, nemica giurata del sofismo relativista.
Il determinismo è una forma di questa concretizzazione e l' indeterminismo lo è di quella relativista.
Ma ad ora ho esposto solo tesi e il relativista di facciata in queste si trova a suo agio come la finestra si trova nella facciata.
Vediamo la casa, entriamo.
Qualcosa avevo già accennato nel precedente articolo, per il vero.
Per il relativista convinto non esiste principio (se non relativo) e la filosofia ha seguito questa forma relativista, infatti si è liberata della causa finale e ha ammesso, nel Phanteon del pensiero, solo una delle 4 cause aristoteliche: la causa efficiente.
Ma questa concessione è più una disposizione del pensiero alla dimensione pratica che a quella di necessità teorica. Per vivere meglio insomma, non per necessità.
Ciò che è chiaro, in casa relativista, è che tutto è nel tempo, o meglio, tutto è a tempo.
Il relativo è questo. Poi ci si dovrebbe interrogare su quel ".. è a tempo" se vuol essere un principio assoluto o se è solo relativo, ma non disturbiamo il relativista e procediamo.
È il tempo delle cose (del mondo) a trasformarle (a trasformare il mondo) in cose relative e non assolute.
C'è un tempo in cui l'elefante è un gigante, rispetto alla formica e c'è un tempo in cui l'elefante è come una formica, rispetto al Sole.
La filosofia qui (Aristotele) raccomanda il relativista di stare attento che l'elefante rispetto la formica non è l'elefante rispetto il Sole, i rispetti (le relazioni) qui sono due e quindi anche le cose (in relazione) osservate non sono lo stesso.
Ma il relativista vero ha cancellato appunto le relazioni, il loro essere, per seguir le cose davvero.
Appunto le cose vanno inseguite nel tempo, esse non sono, se non nel loro precario esistere.
Dice Aristotele nel principio dei principi, quello che nemmeno Heisemberg potrebbe rifiutare nel suo indeterminismo, pena l'oblio del suo dire:
"È impossibile che allo stesso convenga e non convenga lo stesso nel medesimo tempo e per il medesimo rispetto".
Su questo principio si erige tutta la scienza, da quella antica a quella moderna e contemporanea.
Una cosa è: che una cosa sia e non sia nel medesimo tempo e per il medesimo rispetto, è l'impossibile, che nessun pensiero può pensare.
Buffo come le cose più complesse possano essere capite alla luce di questi semplici pensieri, ma questa è un'altra cosa ancora, non indugiamo...
Che un elefante sia e non sia gigante nel medesimo istante e per la formica (rispetto), è l'impossibile.
Ma Aristotele, che è il peggior nemico del relativismo, tanto che il suo principio è anche denominato principio della determinazione, è, in realtà, ricordate la realtà dell'essere? il relativista per eccellenza, ricordate che scrissi nel primo mio intervento che il nichilismo dell'essere inizia con la filosofia grande?
Questo la chiesa non sa (o quando lo sa finge di non saperlo) e questo il laico moderno adopera senza capire cosa stia maneggiando.
Perché proprio colui che avrebbe fondato il determinismo, con il "suo" principio di determinazione, detto dai latini il principio firmissimum, sarebbe propriamente relativista?
Per quella parte del "suo" principio che dice dell'essere nel tempo.
".. nel medesimo tempo.."
Cioè?
Quando è, l'essere è.
Ma questo significa che l'essere, cioè il mondo, cioè le cose del mondo, possono anche non essere, quando non sono.
Perché che una cosa non sia è contraddizione?
A voi relativisti sostenitori al dunque del principio di non contraddizione, poiché sostenete, anche quando cercate di negarlo, che il prima è il prima e che il poi è il poi e che il prima non è il poi, a voi relativisti convinti Aristotele ha concesso l'inconcedibile, ha permesso l'impertinenza del pensiero, la contraddizione del linguaggio. Infatti nel libro quarto di Metafisica lo stesso Aristotele dice che il dire non è sempre lo stesso pensare.
Nel suo principio, nel principio della logica, Aristotele non si rende conto di cadere nello stesso concetto appena espresso.
Aristotele, colui che fonda il principio di non contraddizione, la logica su cui tutto il pensiero occidentale e oggi del mondo intero si fonda, introduce nel principio la più funesta contraddizione dell'essere e quindi produce il relativismo.
L'essere può non essere quando non è
Ma l'essere, che è quando non è, è appunto l'impensabile, l'impossibile, che solo formalmente appare incontraddittorio nel principio di non contraddizione, ma che sostanzialmente viene annichilito, cioè viene ad essere in contraddizione con se stesso.
Questa la casa relativista.
Questa casa è davvero poco frequentata e conosciuta, preferiscono i relativisti pavoneggiarsi in piazza, di fronte alla facciata di codesta magione e, in realtà, di questa conoscono ben poco.
Ora mi chiedo e vi chiedo, come possono pensare questi millantatori di filosofia capirne i contenuti standosene sempre fuori a ciarlare?
Tutto è relativo significa appunto che tutte le cose sono fin tanto che sono e poi?
E poi non sono.
Può esistere un tempo in cui il triangolo è un quadrato? No! dirà (il nichilista e) il relativista convinto
Però concede un tempo in cui le cose non sono
Ma questo è il vero impossibile.