La modestia

Vi è sempre il rischio di non praticare la modestia o di praticarla per secondi fini, atteggiamenti che imprigionano l’uomo in una dimensione esistenziale di insignificanza nella quale le situazioni della vita vengono comprese solo in un orizzonte di breve respiro.
In realtà la modestia aiuta l’uomo ad aprirsi in modo corretto alla realtà che lo circonda e a stabilire una giusta interpretazione dei fatti che lo riguardano e che ne possono designare, ad esempio, il suo successo o l’insuccesso.

Oggi vi è una richiesta da più parti di modestia, di fronte a una società che spesso esalta il narcisismo e incentiva alla sregolatezza anziché all’ordine interiore e all’armonia.
Oggi si ha la percezione che i confini interpersonali siano spesso inautentici perché formalizzati in modi esteriori e rigidi di agire e di comportarsi nei confronti degli altri.

Viene a mancare spesso un’azione rivolta all’altro che sia scevra di altezzosità ed esibizionismo, e che faccia della misura e dell’equilibrio la propria regola, questo in moltissime sfere che riguardano il modo di esprimersi e di comunicare, di osservare e di abbigliarsi così come di muoversi.

Sarebbe però un errore pensare che la modestia vada ad incidere solo sull’esteriorità delle azioni, infatti essa è possibile e autentica solo quando è espressione di un’interiorità matura e responsabile.

La modestia offre quindi risposte sia a esigenze interiori dell’uomo sia a richieste esteriori derivanti dalla società in cui si vive che deve essere aiutata a compiere una trasformazione culturale oltre le logiche di massificazione e di omologazione che spesso la caratterizzano.
La rigenerazione dell’uomo nella nostra società passa anche dalla riscoperta della sua capacità di essere virtuoso nelle piccole cose del mondo.

Il tornare a pensare questa virtù ci ricorda che una vita davvero significativa e appagante non può essere improntata solo sull’apparire, ma deve basarsi anche sulla consapevolezza dei propri limiti e sul disinteresse.