01 Maggio 2016, 09.23
Roè Volciano Valsabbia
Itinerari sostenibili

«Ospitalià diffusa», perchè non a Roè?

di Jessica Freddi

Una proposta intigrante, quella di Ermanno Benedetti e Micol Dusi: trasformare stanze ed appartamenti inutilizzati, presenti in gran numero nei nostri paesi, per renderli parte di grande ricettività turistica. Ad impatto zero. L'esempio di Cecina


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Giovedì 28 aprile, presso la Sala consiliare del Comune di Roè Volciano, si è conclusa la serie dei cinque incontri “Itinerari sostenibili”.

Nell’ultima serata, dedicata ad un nuovo tipo di turismo a impatto zero, l’architetto Ermanno Benedetti e la dottoressa in Turismo Micol Dusi hanno presentato a numerosi interessati il loro studio e la loro prossima sfida dell’ospitalità diffusa.

Un concetto ancora abbastanza sconosciuto, anche se completamente made in Italy, che permetterebbe di rilanciare moltissimi dei nostri paesini che si stanno spopolando ma che potrebbero offrire molto a livello turistico, soprattutto ai giorni nostri, in cui sempre più gente in vacanza è alla ricerca di esperienze particolari che si distanziano dall’offerta degli alberghi “classici”.

E allora immaginiamo un borgo, collocato in un ambiente naturale, con edifici omogenei: qual è la soluzione per attirare il turismo? Costruire alla periferia del borgo un enorme hotel o residence o cercare finalmente soluzioni alternative che sfruttino e valorizzino quello che c’è già senza deturpare ulteriormente i nostri paesaggi, già cementificati all’ennesima potenza?

L’obiettivo è proprio quello di dare ai nostri paesi una ripresa di significato, senza modificarne le costruzioni o l’ambiente circostante.
Invece che lasciare al caso l’utilizzo a livello turistico dei nostri paesi o, peggio, costruire, si può ricorrere al concetto di “ospitalità diffusa”: un albergo integrato nel borgo, che sfrutti gli immobili già esistenti, in cui ogni proprietario possa mettere a disposizione il suo appartamento sfitto o la sua stanza inutilizzata, con una gestione comune, di solito una cooperativa tra gli stessi proprietari, che si occupi di accogliere i clienti e gestire gli spazi comuni.

Per fare ciò si parte da due concetti.

Innanzitutto, quello di rigenerazione urbana: l’urbanistica non può più solo occuparsi delle costruzioni concrete ma deve anche impiegarsi per adeguare ciò che c’è giù alle nuove dinamiche socioeconomiche, soprattutto nel campo del turismo, che cambia con nuove mode e esigenze.

E, in secondo luogo, quello di turismo esperienziale: la domanda di turismo si evolve continuamente, legata alla trasformazione sociale, alla maggior valorizzazione del tempo libero, dell’ambiente, delle vocazioni individuali; si deve quindi passare da un’economia del prodotto, in cui semplicemente si vende la stanza di un albergo, a un’economia dell’esperienza, in cui va seguita la frammentazione della domanda turistica per dare ad ognuno una vacanza da ricordare.

L’ospitalità diffusa può riunire questi due elementi: offrire esperienze su misura, legate al territorio dei piccoli borghi e paesini che possono offrire molto, sopratutto per il turista che cerca qualcosa di diverso.
Finalmente un progetto di riscoperta dell’identità locale dei nostri paesi, che non ne stravolga la realtà e il territorio.
Inoltre, l’idea di ospitalità diffusa e albergo diffuso è tutta italiana, nata in Friuli come idea per recuperare i paesi dal terremoto degli anni ’80 e ricreare attività economica.

Il primo albergo diffuso nacque in Sardegna negli anni ’90 e, anche se ad oggi non è ancora un tipo di attività conosciuta, in Italia già vari paesini si sono attrezzati per ospitare i turisti in questo modo innovativo.
Anche da noi, l’architetto Benedetti e la dott.ssa Micol stanno cercando di creare le premesse per il primo albergo diffuso sul Lago di Garda: a Cecina, piccolo borgo frazione del comune di Toscolano Maderno, si stanno già contattando i diversi proprietari degli immobili inutilizzati e il Comune è già all’opera per stabilire i finanziamenti e l’organizzazione dei lavori.

Gli addetti ai lavori avranno comunque dei parametri da seguire, dettati dalla legge regionale n. 27 del 2015: la gestione da parte della cooperativa, la localizzazione delle camere, la distanza obbligatoria tra le stanze o appartamenti e i luoghi comuni, e così via.
L’entusiasmo del comune gardesano è stato ribadito anche dall’assessore all’Urbanistica di Toscolano Maderno, Fabio Gaeterelli, che ha risposto a qualche domanda dopo l’incontro: sono stati infatti moltissimi i riscontri positivi dei proprietari di Cecina.

E anche a Roè se lo stavano già quasi immaginando: quell’appartamento, la stanza nella via accanto, quella nel vicolo sotto.
Un’idea sostenibile, a impatto zero, perché i nostri paesi vengano finalmente visti e abitati per quello che sono.





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