06 Marzo 2016, 16.01
Scelto per voi

Mah, dipende

Concita De Gregorio su Vendola, da "I diritti dell’amore e quelli dei bambini". La Repubblica, 1 marzo 2016


DIPENDE. Vorrei vivere in un mondo dove fosse ancora possibile rispondere così a chi ti chiede — continuamente qualcuno ti chiede — cosa pensi della medicina naturale della riforma del Senato dell’accesso ai tracciati telefonici di un morto, delle donne che portano in grembo un bambino che sarà poi figlio di altri.
Dipende, vorrei poter rispondere e invece non si può perché non c’è tempo, non c’è voglia di capire e di ascoltare, di distinguere: puoi solo votare adesso, mettere un mi piace, un pollice verso, scrivere un wow — oppure tacere. Finché un Salvini non dice «disgustoso egoismo» del fatto che Nichi Vendola e il suo compagno Ed Testa hanno avuto un figlio.

E ALLORA cosa pensate dell’opinione di Salvini, su quale spalto sedete, in quale tifoseria vi iscrivete. Avanti, votate.
No, non voto, vorrei poter dire. E poi non essere obbligata a tacere, il silenzio unico riparo superstite dal circo osceno delle opinioni sempre nette, sempre urlate, sempre senza dubbio e quasi sempre ignoranti delle ragioni ultime delle cose — ma domandare e ascoltare, piuttosto.
Perché dipende.

La complessità e la delicatezza delle scelte che riguardano la vita merita ascolto, prima di tutto, e uno sforzo grande di comprensione.
Ciascuno di noi si è trovato almeno una volta a dover decidere se mettere al mondo o no un figlio, se mettere fine o no alla vita di un malato terminale, se rivelare o no un segreto, un tradimento, una passione.
Ciascuno fa i conti con la legge certo, ma prima e soprattutto con la sua coscienza. Allora vorrei — lo vorrei per me, poi per gli altri — che ci fosse la capacità di provare a capire, conoscere, mettersi nei panni. Il giudizio, se proprio è necessario, dopo. Che poi non sempre è necessario. Il tribunale permanente delle coscienze altrui potrebbe ogni tanto anche prendersi un turno di riposo e considerare magari, nel silenzio del foro interiore, la propria.

«Ognuno dal proprio cuor l’altro misura», ha detto Nichi Vendola di fronte al rigurgito del web. Ha ragione. Vi piace? Mettete un like.
Se proprio è indispensabile dare un’opinione prima di esaminare i fatti dirò che sono sempre felice della felicità altrui. Per una ragione egoista e non altruista, aggiungo: perché mi rallegra, mi contagia.
Sono dunque davvero e semplicemente felice di sapere che due persone che si amano abbiano il figlio che desideravano. Sono contenta di sapere che sia nato Tobia, e che la sua famiglia viva ore di meraviglia.

I fatti poi, finalmente: l’ex governatore della Puglia ha avuto un figlio in California da una donna che lo ha generato nel rispetto della legge. Il padre biologico del bambino è il suo compagno, Ed Testa.
«La donna che lo ha portato in grembo e la sua famiglia sono parte della nostra vita», ha detto Vendola.
In America, Paese che continuamente e a buon diritto portiamo ad esempio di libertà e democrazia, esistono delle regole in base alle quali una coppia dello stesso sesso può non solo sposarsi ma avere un figlio.
Se sono due uomini, naturalmente da una donna. La quale deve avere alcune caratteristiche che riassumo brutalmente, me ne scuso, così: deve essere benestante e volontaria. Non in condizioni di necessità, non costretta. Una libera scelta. Lo schiavismo, la tratta delle donne, la sopraffazione, lo sfruttamento non hanno casa in questa storia.

Siete dunque favorevoli o contrari all’utero in affitto, come lo abbiamo chiamato con orrenda formula? Dipende.
Se la donna è prigioniera, indigente, schiava, costretta dalle condizioni di vita o dal sopruso di altri a vendere il tempo della sua gravidanza e poi suo figlio: sicuramente contrari. Se è una sua libera scelta, regolata dalla legge del Paese in cui vive, seguita e controllata da cento e cento occhi che vigilano su di lei sulla sua decisione chi sono io, chi siamo noi per giudicare?

Sull’adozione del figlio dell’altro ho letto e ascoltato parole sensatissime, competenti, chiare.

Dal magistrato Melita Cavallo, per esempio, una vita spesa al servizio delle adozioni e dei bambini. Da Stefano Rodotà, giurista e uomo integro. Ma il bene del bambino?, sento però chiedere.
È giusto che un bambino nato dal ventre di una donna debba essere separato dalla madre, non allattato da lei, portato a vivere in un altro Paese per assecondare il desiderio di una coppia che vuole un figlio? Istintivamente no, viene da dire.
È qualcosa che ci mette a disagio, che crea malessere.

Però dipende.

Da un’infinità di variabili: chi sono quelle persone, che relazione avranno tra loro, se manterranno o meno il legame con le origini. Di che natura sarà quel legame. Dipende da quanto amore ci sarà, in definitiva.
Viviamo in un Paese dove i tribunali dei minori tolgono i figli alle madri per darli in affido in numero triplo rispetto ad altri Paesi europei. Un racket dell’affido, hanno mostrato alcune inchieste. Conviene toglierli, qualcuno si arricchisce.

È dunque sempre il bene del bambino, quello che orienta le decisioni? È sempre vero che per un bambino stare con sua madre è meglio che stare con una coppia di genitori che lo accoglie e lo ama diversamente da come il suo destino avrebbe deciso? Dipende. Caso per caso, bisogna andare a vedere. Avere testa e cuore. Tobia Antonio è un bambino strappato a sua madre? Tecnicamente, giuridicamente no. È un bambino nato in un cerchio di amore di cui la madre farà parte? Una vita ricca e complessa e difficile come quella di tutti, la sua vita? È possibile. Probabilmente sì.

In altre circostanze — moltissime altre — questo su Tobia non sarebbe un dibattito pubblico. Le coppie eterosessuali vanno a fare l’eterologa all’estero, le donne sole li concepiscono dove possono. Decine di bambini nascono così ogni mese da quelli che hanno soldi per farlo, questa sì è la vera discriminazione.
Solo chi ha denaro può farlo, in Italia. In altri Paesi le donne e gli uomini soli — star, attrici, cantanti celebri — adottano e concepiscono in un batter di ciglia, poi occupano le copertine dei rotocalchi. Altri mentono: è il figlio naturale di mio marito, la madre lo ha abbandonato. Ci sono casi celebri, tutto lo sanno ma nessuno lo dice.

La nascita del figlio di Nichi Vendola è un fatto pubblico
perché lui è un uomo pubblico. Il suo gesto e quello di Ed, all’indomani dell’approvazione della legge sulle unioni civili orfana dell’adozione del figlio dell’altro (stepchild adoption, lo abbiamo detto in inglese) è un gesto anche politico. È un modo per incarnare una battaglia. Per dire: eccomi, io sono qui.
Quello che penso sia giusto è questo, faccio della mia vita un manifesto. È perciò legittimo il dibattito. Certo per chi lo patisce faticoso, ma legittimo. Se e quando l’Italia arriverà a scrivere una legge che prende atto della realtà è qualcosa che non sappiamo. Difficile, in questo clima, adesso. Ciascuno continuerà a fare come crede, e come può.
Secondo coscienza.

E se sia giusto o sbagliato non possiamo davvero dirlo al posto di altri, è già molto difficile decidere per sé.
Certo non possiamo farlo al posto di Tobia, che è senz’altro benvenuto al mondo. Potremmo chiederglielo quando sarà grande, se avremo la pazienza di aspettare.

Pensa che sorpresa se fra vent’anni, con un sorriso, rispondesse: mah, dipende.



Commenti:
ID64702 - 06/03/2016 16:44:13 - (Dru) - Capire, conoscere, mettersi nei panni dell'altro non siignifica porsi in dubbio, anzi..

Non toglie e non aggiunge nulla alla decisione. Questo Concita non chiarisce, perché non capisce, di quello che scrive, le ragioni ultime delle cose. La decisione, in ambito occidentale, e quindi in ogni ambito, è volontà che vuole ciò che desidera nel volere. Nel momento in cui si decide, per la decisione non dipende più nulla e tutto gli è chiaro. Quindi anche concita, per cui oggi si affianca la predicazione del dipende, prima o poi converrà di scegliere, e infatti nello scrivere del dipende ha scelto, con lo stesso metro con cui ha scelto colui per cui piace Salvini, per fede.

ID64703 - 06/03/2016 16:50:17 - (Dru) - Il dipende

conduce al condizionale, e prefigura mondi possibili, non significa appunto altro. Suppore che vi siano mondi possibli significa prefigurare la possibilità di scelta. Ma la realtà è davvero condizionata? La realtà dipende? Se la realtà dipendesse, vorrebbe dire che sarebbe condizionata da altro, si che la realtà non sarebbe la realtà, almeno non tutta e quando affiorasse quell'altro, ciò che credavamo essere realtà non era la realtà.

ID64704 - 06/03/2016 16:54:06 - (Dru) - La decisione

È appunto un modo di mettere al riparo la coscienza da questi "furti" della realtà. È il modo che abbiamo di volere, cioè di concepirne per quel tanto che crediamo di potere. È chiaro quindi che se Concita ha scritto quello che ha scritto è perché ha scelto e quindi in questo suo scegliere non dipende più nulla e ha chiaro cosa ha scelto, come e tale e quale il leghista.

ID64705 - 06/03/2016 17:29:39 - (Dru) - Infine per comprendere quanto volglia la decisione

Se la donna è schiava, indigente, costretta,...dipende, anche se è in un paese libero dipende, o non dipende più. Chi sei tu Concita per togliere la catena infinita di dipende da cui dipendi e dipende il tuo giudizio, quando dici che una donna in un paese libero può quello che non può in un paese schiavo? Dipende.. O non dipende più?

ID64707 - 06/03/2016 18:00:04 - (Dru) - Ecco che con questo motivo,..

..che è il procedere per assurdum, mostro che a dipendere dal dipende non si può giudicare, e allora a che scopo scrivere? Scrivere significa giudicare, in quanto giudicare significa dar valore a ciò che le parole scritte dicono di ciò che scrivono, ma se non si può giudicare a che scopo scrivere?

ID64708 - 06/03/2016 18:08:54 - (Dru) - Se, chi scrivesse..,

..al capolinea di ciò che ha scritto, dichiarasse, tutto quello prima di questa virgola è falso, o semplicemente che tutto dipende, credete forse che avrebbe scritto qualcosa? Gli dareste credito? Dareste valore alle parole che ha scritto? E parole scritte significa ensare che quelle siano nel solco della verità. O non oensereste che piuttosto non avesse che scritto il nulla? Ha valore quello che ha scritto prima della virgola o quello dopo? O dipende?

ID64709 - 06/03/2016 18:15:33 - (Dru) - Certo

Scrivere non significa aver detto la verità, ma significa credere di averla detta, e questo non dipende...

ID64729 - 07/03/2016 16:03:55 - (bobdylan) -

Il tuo ragionamento Dru è perfetto Concita invece ha detto tutto e niente.

ID64731 - 07/03/2016 19:56:52 - (Leretico) - Vorrei sottolineare

L'autrice scrive "Se la donna è prigioniera, indigente, schiava, costretta dalle condizioni di vita o dal sopruso di altri a vendere il tempo della sua gravidanza e poi suo figlio: sicuramente contrari. Se è una sua libera scelta, regolata dalla legge del Paese in cui vive, seguita e controllata da cento e cento occhi che vigilano su di lei sulla sua decisione chi sono io, chi siamo noi per giudicare?". Sottolineerei il "Se è una libera scelta" per dire che così come è possibile donare il midollo osseo per salvare una vita altrettanto per libera scelta si potrebbe donare la vita al figlio di un altro. Ma la questione cambia se non è più donazione frutto di libera scelta ma compravendita. Che sia indigente o ricca la donna che mette a disposizione l'utero non conta nulla in questo caso. Perché dovrebbe essere più adatta una donna ricca rispetto ad una povera per affittare l'utero?

ID64732 - 07/03/2016 20:05:03 - (Leretico) - continua

Forse sarebbe preferibile che 50.000 dollari e più andassero ad una donna povera piuttosto che a una ricca. È qui il punto che Concita De Gregorio sembra ignorare. Nel momento in cui c'è d'azione di denaro allora non è più donazione e cade oggettivamente il senso, l'unico, che potrebbe far pendere l'ago della bilancia verso una vita in più che nascerebbe. Rimarrebbe comunque un serio problema il giustificare ad un figlio, una volta adulto, che gli si è negata la madre naturale per volontà e velleità di un altro adulto che teneva più al proprio personalissimo desiderio che al suo bene. Ma si sa certuni si nascondono troppo facilmente dietro un facile "dipende".

ID64738 - 08/03/2016 13:40:56 - (Capitano) - un pezzo "giornalistico" cosí nauseabondo

poteva essere pubblicato solo su La Repubblica. Un misto di ipocrisia, pressapochismo e distorsione della realtá e dei fatti. A metá tra una opinione personale, avallata da parole dette a metá, e una piece teatrale melodrammatica. Si capisce che Concita fa tutto questo per lanciare una cima al compagno Nichi! Dopo che con questa storia dell'utero in affitto, colui che fu definito brillantemente "il nulla vestito di greco" alias Nicola Vendola, ha praticamente "pisciato" su tutti quei valori della sinistra proletaria di cui si era nominato depositario. Puah

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