01 Marzo 2016, 15.29
Valsabbia
Terza pagina

Vendola e il lago d'Idro

di Dru

La tecnica, da che l’uomo vuole qualcosa, è il senso che diamo alle cose. E se le cose hanno un senso, e in quanto glie ne diamo, quel senso guida poi tutte le azioni che, da quel senso, sono guidate


Il senso insomma è lo scopo di un’azione, la sua testa, o guida, la sua direzione.

Se guido per andare a passeggio, questo andare a passeggio, che è lo scopo, è il senso dell’azione.
Se vado a passeggio per guidare, questo guidare, che è lo scopo, è il senso dell’azione.
E così per ogni azione. Cambia il senso e cambia l’azione.

Se faccio compagnia ad una donna  per andare a teatro, questo andare a teatro, che è lo scopo, è il senso dell’azione.
Se vado a teatro per fare compagnia ad una donna, questo far compagnia ad una donna, che è lo scopo, è il senso dell’azione.
Più grande è lo scopo, o senso, e più azioni sono coinvolte da questo senso.

La tecnica è il senso che diamo alle cose: se le cose vanno e vengono (dal nulla), e in quanto le cose appunto per il pensiero occidentale (e ormai tutto) divengono, le cose sono tecnica.

Poiché la tecnica è la capacità di organizzare mezzi in vista della produzione di scopi, e le cose le consideriamo capaci di essere nostre, nel nostro dominio, infatti il cuore dell’azione, che è appunto questa capacità, trasforma ogni essere.
Ogni cosa è in nostro dominio.

Ora veniamo a Vendola e questi naturalisti del lago d’Idro che venerano la primogenitura del lago.

Vendola è ecologista e difensore della primogenitura della natura?
Allora il suo scopo è quello di difendere la natura che egli crede inalterabile o alterabile solo in se stessa e non da altro.

Vendola prende un utero in affitto?
Allora il suo scopo è quello di offendere la natura che egli crede alterabile per altro, ecco alterabile per altro è il significato di tecnica.

Essere difensori e offensori della natura significa essere contraddittori.

Ora, è chiaro che questi difensori della naturalità non sanno cosa significhi natura: natura deriva da nascor, o nascita, e la nascita, sempre per il senso che diamo alle cose, non può che avvenire grazie ad un cambiamento di stato: io nasco perché non sono sempre stato quello che sono, appunto perché divengo.

In maniera naturale? No, per altro, per la tecnica.
Per ciò che concerne il senso che diamo alle cose, come scrivo sopra, si concretizza ciò che in principio è volontà di dominio della natura, realismo, e oggi è principalmente dell’idealismo, la ragione.

Vendola semplicemente è un’ipocrita naturalista, cioè lo è solo quando vuol fermare gli altri, non lo è quando vuole potenziare se medesimo.
Un poco come succede con i nostri cari naturalisti del lago.

Compendio all’argomento trattato, in base ad una domanda specifica di un “buon” lettore:
«mi sfugge il collegamento tra senso delle cose e tecnica. Perché la tecnica sarebbe il senso delle cose?»

Siccome la tua domanda, non è affatto banale, dispongo che la risposta sia per tutti…

Se le cose divengono, cioè vengono dal nulla e nel nulla tornano, e questo ormai pensiamo del divenire di ogni essente, anche se in parte ce lo nascondiamo, lo nascondiamo per quella parte in cui nientifichiamo l’essere, cioè identifichiamo l’essere al nulla (perché questa identificazione offenderebbe il principio dei principi, il principio di non contraddizione, principio esposto nel libro IV della Metafisica di Aristotele, principio in cui ancora oggi tutta la scienza si riconosce),  allora significa che tra il nulla delle cose e le cose c’è separazione.

 Allora, tra il nulla delle cose e il nulla c’è separazione in quanto se ci fosse solo distinzione, significherebbe che tra il nulla (di esse) ed esse ci sarebbe qualcosa di identico, ma se qualcosa, tra il nulla e l’essere, fosse identico (identico significa appunto identico a sé e altro dell’altro), quel qualcosa non sarebbe il nulla delle cose.

Il nulla, delle cose, è l’infinitamente altro da esse, in quanto esse sono “ciò-che-sono” e non sono il loro altro, questa l’identità, come originaria, del pensiero greco, e da questo  oggi l’umanità intera pensa, questo è l’esser-se-stesso”.

L’essere, ogni “essere è se stesso” in quanto identità originaria, in quanto “l’essere” è identico a “se stesso”.

 Ma la separazione di ogni essere diveniente, la sua astrazione (questo è della filosofia analitica che si rifà a Freghe nella modernità del pensiero, predominante, contro quella continentale, che si rifà allo Hegel)  allontana indefinitamente l’essere da se stesso, lo separa a tal punto che non è identico a sé, ma lo identifichiamo “noi” (ecco la capacità, ecco la tecnica).

Questo il senso delle cose tutte
Solo se c’è separazione tra il nulla delle cose, da cui vengono, e le cose, venute, allora le cose sono separate e separabili, quindi in nostro dominio.

Dominio sulle cose significa disponibilità delle stesse ad essere e non essere (quindi manipolabili).
Se le cose fossero simpliciter, non sarebbero modificabili, non sarebbero quindi manipolabili, dominabili.

Allora, se la tecnica è la capacità o forza che cambia, cioè trasforma qualcosa in qualcosa d’altro, lo è sul fondamento di come pensiamo le cose, cioè le cose sono tecniche, modificabili…



Commenti:
ID64526 - 01/03/2016 18:22:14 - (Dru) - scusate la fretta nello scrivere quest'articolo, ché sono più che altro appunti per amici, che ho buttato giù in 20 minuti

"In maniera naturale? No, per altro, per la tecnica." questa mia frase, se non circostanziata, è insufficiente a spiegarsi. In maniera naturale significa, in modo che sia la natura a divenire e trasformarsi e che l'essere sia l'esser della natura. Quando esclamo il No, intendo dire che se in principio l'uomo pensava ad una natura (essere) immutabile o mutabile solo in sé e per sé, lo pensava sul fondamento del divenire altro delle cose tutte, le cose tutte sono appunto l'essere, la natura. il fondamento quindi del pensiero resta identico, ciò che muta, nella storia del pensiero occidentale, e quindi del pensiero tutto, è chi può mutarle le cose. Prima era Dio e la natura concedeva all'uomo pochissime eccezioni, oggi anche Vendola fa Dio, tranne che invocarlo poi per la naturalità e la primordialità o primogenitura...

ID64527 - 01/03/2016 18:31:16 - (Dru) - in principio l'uomo

è portato a non sentirsi abbastanza tecnico, cioè artefice del mondo che muta intorno a lui, anche perché non ha quella forza che vede appunto nella natura... ma che sia in principio o che sia oggi, l'uomo è tecnico non perché ha i mezzi, come il senso comune blatererebbe senza capire nulla della tecnica e dei mezzi, ma perché pensa che le cose siano disponibili ad esser cambiate, cioè modificate, trasformate, create,.. da cosa e in cosa, ma dal e nel nulla appunto. Solo se le cose fossero l'esser se stesse, e quindi immodificabili, allora sarebbero veramente altro del nulla di esse... altro del nulla di esse significa appunto esser se stesse. nulla di esse significa appunto l'altro di esse.

ID64528 - 01/03/2016 18:33:14 - (Dru) -

spero di aver espresso con ontologica beatitudine quanto insignificante sia il comportamento di quanti vogliono non volere, volendo solo per se stessi....

ID64529 - 01/03/2016 18:36:34 - (Dru) - in principio

quindi l'uomo venera DIo, e solo poi venera l'uomo... ma ci sono gli ipocriti che venerano DIo e gli uomini... DIo quando si tratta del lago e L'uomo quando serve ai propri scopi e non a quello di altri... purtroppo se c'è DIo, allora l'uomo può fare ben poco, mentre se è l'uomo a "potere", è DIo a morire...

ID64530 - 02/03/2016 03:17:20 - (Dru) - Perché il dominio è possibile sul fondamento della separazione

Il dominio sulle cose è possibile se l'essere delle cose è separato dalle cose stesse, si che quello e queste non sono necessariamente legate. Se lo fossero, le cose sarebbero simpliciter e non sarebbero disposte a non essere.

ID64531 - 02/03/2016 03:28:54 - (Dru) - È chiaro (a me) che la separazione é volontà non verità

Perché se le cose lo fossero, fossero separate dal loro essere, non sarebbero. Che le cose non siano significa che prima di essere non sono, cioé sono nulla. Significa l'impossibile non essere dell'essente, di ció che é.

ID64532 - 02/03/2016 03:46:45 - (Dru) - E se qualcuno o qualcosa

Ritenesse che tra l'essere delle cose, che è l'essere qualcosa, e le cose ci fosse un matrimonio piú o meno stabile (accidentale), avrebbe da spiegare cosa è la cosa, qualsiasi cosa, prima di sposarsi con il suo essere. Si che se non fosse, sarebbe che niente.

ID64533 - 02/03/2016 04:12:24 - (Dru) - È chiaro

DUNQUE, che é la volontà a far da padrone sull'essere cosí concepito, cioé libero di non essere. È chiaro (ancora a me, che ció appare) che questo non è possibile, possibile é credere nella follia, possibile é credere che sia possibile. Possibile è il folle (egli appare come affermato), non la sua follia (essa appare come negata). Possibile significa che puó essere, cioé che non appare immediatamente contraddittorio.

ID64534 - 02/03/2016 04:43:51 - (Dru) - Ora

Se Vendola e chi per lui credono che l'esser_cosa (ad esempio l' esser lago o l' esser famiglia o altro essere)sia una relazione naturale (necessaria), questo crede l'ecologista che vede nell'opera dell'uomo la volontà prevaricante (la violenza) (quel)la relazione, poi non mi puó credere che non lo sia quando è lui, od essi, a violentarla con uterine o lacustri faccende affaccendato... o l'uno o l'altro, l'uno e l'altro é dello stesso i contraddittori...

ID64535 - 02/03/2016 04:50:15 - (Dru) - Certo

Ci vuol il profondo, come per soggetto, a che si veda ció che dico,altrimenti si resta a galla, come per tutti è opinione, che senza il fondo guardato è e non è per lo stesso.

ID64536 - 02/03/2016 11:00:50 - (Dolcestilnovo) -

Dru ci arriva con la sua logica ferrea a dire che i naturalisti nostrani sono in contraddizione. Io guardo ai fatti e quelli mi dicono che il loro ambientalismo e' quello da tre palle un soldo. Integralisti adamantini per quanto riguarda il lago, lorenziani (nel senso della famosa berretta) fino al midollo per quanto riguarda altre faccende tipo il pgt. Pecunia non olet?

ID64560 - 03/03/2016 07:36:48 - (Dru) - la separazione dell'altro da s o il mortale

la separazione dell'altro da s necessaria, internamente alla logica occidentale, per quel tanto che serve all'altro per essere, fintanto che non altro dell'altro, fintanto che : in quanto se l'altro dell'essere fosse l'essere, non ci sarebbe altro dell'essere.

ID64561 - 03/03/2016 07:38:58 - (Dru) - la separazione dell'altro da sé o il mortale

la separazione dell'altro da sé è necessaria, internamente alla logica occidentale, per quel tanto che serve all'altro per essere, fintanto che non è altro dell'altro, fintanto che è: in quanto se l'altro dell'essere fosse l'essere, non ci sarebbe altro dell'essere.

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