Sappiamo che l'ambita statuetta è andata ad Ennio Morricone per la miglior colonna sonora, che ne ha potuta stringere fra le mani una Leonardo Di Caprio e che fra le attrici ha trionfato Brie Larson. Meno sappiamo del lavoro di studio e preparazione che ci sta dietro
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Eppure, al di là degli scintillii, dei gioielli e dei vestiti griffati, la serata nasconde un mondo di grande lavoro e studio, con una storicità affascinante, un po' squattrinata, creativa, al servizio dell'arte.
La prima cerimonia degli Oscar si tenne il 24 maggio del 1929, all'epoca in cui Hollywood era un'associazione di categoria, all'epoca in cui, addirittura, era previsto il premio per la "Miglior didascalia".
Ieri sono stati premiati i film usciti nell'anno solare precedente alla cerimonia, con la consegna della mitica statuetta: alto circa 35 cm, il cimelio è placcato in oro 24 carati e si stimi valga 400 dollari (il suo valore segue l'andamento del prezzo dell'oro; in passato ha toccato addirittura i 1.000 $).
Niente di così irraggiungibile insomma, ma non per un'America in ginocchio per la guerra: durante il secondo conflitto mondiale infatti le statuette consegnate erano di gesso.
Il suo nome ufficiale sarebbe "Academy Award of Merit", ma in tutto il mondo è conosciuto come Oscar perché si narra che, appena Margaret Herrick lo vide, direttore esecutivo dell'Academy, disse che somigliava a suo zio Oscar.
Il regno del cinema si è sempre dimostrato solidale e in ascolto di ciò che avveniva nel mondo.
La cerimonia degli Oscar infatti è stata rimandata ben tre volte: nel 1938 a causa delle inondazioni a Los Angeles; nel 1968 per l'omicidio di Martin Luther King Jr. e nel 1981 in risposta all'attentato al Presidente Ronald Reagan.
Non mancano le questioni civili e i compromessi di una società ancora divisa: nel 1939 Hattie McDaniel fu la prima attrice afro-americana a vincere un Oscar per il film "Via col vento" e durante la cerimonia, fu costretta a sedersi in un luogo separato dalla platea.
Insomma, il gala più trendy del mondo fa sorridere per le sue mille sfaccettature: da una parte il progressismo artistico, l'attivismo sociale e l'avanguardia, dall'altra, il conservatorismo degli abiti lunghi, le collane di Cartier e le acconciature anni Trenta.
Qualsiasi connotazione vogliamo dare all'evento, in ogni caso, si tratta di una serata in cui si preannunciano i temi di tutto l'anno a seguire, perché non importa se ne parlano bene o male, l'importante è che ne parlino.
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