07 Febbraio 2016, 04.00
Vobarno
Frana

Strada chiusa a Carpeneda

di val.

I massi caduti in quantità dal "Sengol" hanno suggerito la chiusura della ex Provinciale e di via della Ferriera. Un macigno è anche entrato in Valsir
Aggiornamento ore 11


Caduta massi a Carpeneda di Vobarno ieri sera.
Massi di dimensioni enormi: una decina almeno, alcuni sono finiti nella serriola che scorre accanto alla strada, uno è grande come un’utilitaria, altri si sono disintegrati.

Pura fortuna che nessuno si sia fatto male: il vigile bresciano che si è visto sorvolare l’auto da un sasso di mezzo metro cubo, che con una traiettoria diversa avrebbe potuto attraversare lui e l’auto da parte a parte; gli operai all’interno della Valsir, nella quale, dopo aver oltrepassato d’un balzo strada e serriola, è entrato un macigno di due metri cubi almeno.

La scarica di monoliti, ancora una volta dal monte Cingolo come ogni tanto accade, è arrivata intorno alle 20 di ieri sera e questa volta si è presentata con un fronte piuttosto vasto.
I massi, infatti, hanno raggiunto la strada sia nei pressi del ponte di attraversamento che dalla Sp IV porta in via Ferriera, sia trecento metri più giù, in direzione del centro di Vobarno, dove hanno squarciato il fianco della fabbrica.

Giusto in mezzo c’è il bar La Roccia, dove in quel momento c’erano una cinquantina di persone intente ad organizzare il sabato sera.
Sul posto, per cercare di capire come affrontare la situazione, sono intervenuti i Vigili del fuoco da Salò, gli agenti della Locale di Vobarno, gli uomini della Protezione civile e i carabinieri.

Presenti anche gli amministratori vobarnesi:
il sindaco Beppe Lancini, il suo vice Paolo Pavoni e l’assessore Formisano.
Il locale pubblico è stato sgomberato e poi chiuso, la gente allontanata, la vecchia provinciale, via della Ferriera e la strada per Teglie interdette al traffico.

Con il buio era impossibile capire la gravità della situazione,
soprattutto se c’erano altri massi pronti a precipitare.
Ogni valutazione del caso è stata rimandata alla giornata di oggi, quando sul posto convoglieranno i tecnici e le squadre di rocciatori, per capire la portata dell’intervento necessario per ripristinare le condizioni di sicurezza.

Sicurezza relativa e “a tempo”, ovviamente.

Le pendici pericolanti del “Sengol”, infatti, data con la loro impervia vastità, non consentono a riguardo molto ottimismo e non consentono soluzioni definitive.

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Aggiornamento ore 11

Questa mattina il rocciatore di una ditta trentina è salito lungo la parete del Cingolo per capire cosa fosse successo.
A quanto pare la frana è stata provocata da un paio di grossi massi che si sono staccati molto in alto sulla parete rocciosa.

Hanno divelto una prima rete paramassi, incapace di contenere il loro peso, poi si sono separati dove l'orografia descrive una sorta di "schiena d'asino": uno, il più piccolo, è sceso in diagonale finendo dentro alla Valsir; l'altro, di gran lunga più pesante, è sceso dritto dividendosi in più parti precipitati poi fra il bar La Roccia e il sovrappasso di via della Ferriera, interessando la ex Provinciale IV e la strada per Teglie, che rimangono chiuse.

I massi caduti intanto, una dozzina, sono stati tolti dalla strada e raggruppati nel piazzale di fronte all'azienda.
E' in corso in municipio un tavolo tecnico per capire il da farsi.





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