25 Gennaio 2016, 07.06
Racconti del lunedì

Vuoi darmele?

di Ezio Gamberini

Prima che sopraggiungesse il grande freddo, arrivato dopo la metà di gennaio, con Grazia ci siamo avventurati in qualche corsetta verso le sette di sera, terminato il lavoro. Indossiamo maglie termiche, pile, spolverino, guanti, berretta e … via!


Corriamo per mezz’oretta, quaranta minuti, sufficienti per “disintossicarci” dalle scorie accumulate durante la giornata. Mamma che periodo! Quando torniamo, dopo aver aperto il cancello, percorriamo il vialetto, ci fermiamo davanti all’entrata e Grazia si china per slacciarsi le scarpe. Le appoggio dolcemente una mano sulla testa e le dico: 

“Ferma ferma, che mi tolgo le scarpe anch’io, senza chinarmi”.

“Ma, ohhh, screanzato, ti sembra il modo?”.

Naturalmente scherzavo, ma quando mi capita l’occasione, non resisto.
Come non ripensare alla scena girata da Roberto Benigni e Massimo Troisi in “Non ci resta che piangere”, quando l’uno appoggia il palmo della mano al muro tendendo il braccio e l’altro gli si piazza davanti a due centimetri, nella stessa posizione, come se nulla fosse? Ricordo di aver riso mezz’ora a fila, e quando ci ripenso, continuo a sorridere ogni volta.

Estraggo le chiavi di casa dal taschino dello spolverino, la copia di scorta che conserviamo in un armadietto in cucina, ed entriamo in casa.

“Vuoi darmele?”, mi dice Grazia, che ha già aperto lo stipite per riporle.

“Ma, santa donna, non c’è bisogno, su… Quando mai te le ho date? Ma se proprio insisti, magari, due o tre pappine…”.

“Le chiavi, pinco!”, mi risponde adirata, e mi defilo immediatamente prima che mi tiri dietro qualcosa.

Mi appoggio alla credenza, in cucina, mentre attendo che termini la doccia. Osservo la nuova disposizione, dopo che la nostra figliola Annina ci ha consigliato di far spazio sul mobile accanto al fornello, spostando l’affettatrice, per far posto agli altri elettrodomestici. Oh, adesso si che la macchina per il caffè espresso, donataci a Natale dai nostri figlioli, è collocata in modo davvero ottimale!

Il caffè… ormai da quasi sette anni non ne bevo più. L’ultimo lo “gustai” in Albania, nell’agosto del 2009, quando insieme con gli amici e alcuni figli trascorremmo dieci giorni indimenticabili per partecipare al matrimonio del collaboratore laico del nostro compaesano don Gianfranco Cadenelli, missionario nella terra delle aquile ormai da più di tredici anni.

L’amico Genti compiva gli anni e offrì la consumazione in un bar del centro di Burrel.

“Chi beve il caffè turco?”.


“Io, io, io…”. Ma sì, anch’io lo bevvi. Solo che forse ero soprappensiero, perché quando lo servirono al nostro tavolo, aggiunsi due cucchiaini di zucchero, mescolai e mandai giù tutto in un sol colpo, quando è risaputo che il caffè turco deve essere bevuto dopo aver riposato a lungo, per evitare di impastarsi la bocca con i fondi, come successe a me. Quello fu proprio l’ultimo mio caffè.

Siccome il mio consumo giornaliero era di due tazzine in cui versavo due cucchiaini di zucchero, facendo due conti, da allora, tralasciando la caffeina, ho evitato di assumere ben centocinquantamila calorie. Dovrei essere un fuscello. Evidentemente con qualcosina le ho sostituite…

Si, ora la disposizione degli elettrodomestici è davvero perfetta: macchina per l’espresso, piastra e nell’angolo l’impastatrice. Ma, c’è qualcosa che non va, che mi sfugge, e stride con l’abituale armonia…
Mhhh, l’impastatrice, l’impastatrice… “Kenwood”; ma come “Kenwood”, noi non abbiamo mai avuto un’impastatrice “Kenwood”!

Mi accosto: c’è proprio scritto “Kenwood”, ma osservando da vicino mi accorgo che il cartoncino bianco compilato con un pennarello nero, perfetta riproduzione del prestigioso marchio, opera della nostra figliola mattocchia “artistica” Annina, come scopriremo poi, ricopre alla perfezione la superficie occupata dall’originale contrassegno “Bosch”, ed è incollato con millimetrica precisione.

Ho riso dieci minuti, piegato in due, e quando l’ho fatto vedere a Grazia, le è capitata la stessa cosa.

Dopo cena ho preparato due cartoncini, li ho appoggiati sul palmo della mano, li ho mostrati a Grazia e gliene ho consegnato uno:
Tieni, quando ne avrai voglia, potrai appiccicartelo sulla fronte, e io farò altrettanto”:
“Naomi Campbell” e “George Clooney”.

Altro che “Bosch”.



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