Se ne parla in città

Nel 2011 col referendum, confermato da 26 milioni di italiani, si ottenevano due risultati molto importanti: con il primo quesito si impediva la privatizzazione dell’acqua pubblica, nonché la sua trasformazione da bene comune a semplice merce di scambio, mentre con il secondo, si eliminava dalla tariffa la quota remunerativa del capitale investito (che assicurava al gestore profitti garantiti senza vincoli di investimento). Il risultato referendario in questi anni è stato costantemente disatteso e si è andati verso la direzione opposta nonostante la strenua resistenza di molti cittadini e di molti comuni.

A partire dallo “Sblocca Italia” fino all’ultima “Legge di stabilità”, le nuove regole spingono verso una definitiva privatizzazione della gestione del servizio idrico. Tutti i gestori saranno costretti a confluire in un unico grande gestore provinciale che si trasformerà di fatto in un'azienda privata.

Un modello che, generalmente, dove applicato, si è rilevato perdente in particolare per le tasche dei cittadini. Il gestore privato, per sua natura stessa (vedi Codice Civile) ha finalità di produrre utili nella misura più alta possibile.

In Toscana, dove da anni sono consolidate queste tipologie di gestione, le tariffe sono più del doppio rispetto a quanto riscontriamo in Lombardia. Per arrivare la caso limite “Acqualatina Spa” che ha applicato alle tariffe in aumento del 1000%.

Il 21 gennaio i sindaci della nostra provincia si riuniranno in assemblea dei sindaci e saranno chiamati ad approvare lo statuto della nuova società.
Fondamentale sottolineare che i sindaci votano in nome e per conto dei propri cittadini, cioè, i voti vengono conteggiati per numero di abitanti dei comuni, per cui più un comune è grosso, più conta il “Sì” del sindaco.

Tutto questo processo si è realizzato senza il consenso dei cittadini che non sono stati adeguatamente informati tramite pubbliche assemblee e che peraltro si erano espressi come sopra citato con il voto referendario.

Il 21 gennaio, presso l’oratorio di Santa Maria in Silva a Brescia, alle 20:30 si parlerà ancora di questo argomento su cui è necessario confrontarsi più spesso e in modo più attento, tra cittadini, all’interno delle comunità e dei Consigli Comunali poiché la nostra stessa esistenza dipende da questa risorsa fondamentale.

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Aggiornamento ore 10 del 23/01/16

Ci scrive Acqualatina S.p.A. precisando quanto segue.

«Nell’articolo in oggetto, viene menzionata Acqualatina S.p.A. con affermazioni che ledono l’immagine aziendale. Per tale motivo si ritiene necessario rettificare le dichiarazioni riportate, ovvero che le tariffe siano aumentate del 1000% dopo la presa in gestione del servizio idrico nell’Ato4 – Lazio Meridionale da parte, appunto, di Acqualatina.

Occorre specificare, infatti, che, nell’Ato4 – Lazio Meridionale, non vi è mai stato un simile aumento. Le tariffe applicate da Acqualatina, infatti, sono sempre state (e sono tuttora) nella media nazionale, così come confermato da diverse indagini condotte da soggetti terzi, negli anni.

È necessario, poi, ricordare che le tariffe vengono predisposte e proposte dagli Enti d’Ambito all’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico (AEEGSI), che dovrà poi approvarle. I gestori come Acqualatina hanno solo l‘obbligo di applicarle, ed è così in tutta Italia, poiché sancito dall’art.6 della delibera n. 643/2013 emessa dalla stessa AEEGSI, competente, anche per il servizio idrico, a livello nazionale.

Peraltro, da quando è divenuta competente in materia, la suddetta Autorità ha assunto anche l’onere di emanare il cosiddetto Metodo Tariffario, ovvero le linee guida a cui tutti gli Enti d’Ambito devono attenersi in fase di predisposizione della tariffa.

Con quanto scritto, si spera di aver fatto chiarezza e fornito una corretta informazione ai lettori».

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