27 Novembre 2015, 09.24
Pertica Bassa Pertica Alta
Briciole di Cultura

Un futuro per le Pertiche

di Alfredo Bonomi

Dopo le pagine dedicate nel 2004 alle Pertiche con il titolo "L'aria serena delle Pertiche", ora la prestigiosa rivista "Atlante bresciano" è ritornata a prendere in considerazione questo territorio con un numero bellissimo


La dizione "Contadini delle Pertiche" credo voglia sintetizzare la "civiltà portante" di questa parte significativa della Valle Sabbia.
I testi di Giuseppe Biati, Michela Capra, Elisabetta Bramini, Antonio Donelli, Mauro Abati e Ruggero Bontempi, oltre ad essere accattivanti ed invitanti, conducono serie analisi che compongono un mosaico storico-artistico, umano, economico e paesaggistico ricco di sollecitazioni.
Si può ben dire che mostrano una "carta d'identità" delle Pertiche in divenire perché senza dimenticare connotati tradizionali e portanti, introducono elementi che introducono a "disegnare" un percorso futuro.

Un dato è certo: ci troviamo di fronte ad uno dei territorio più preservati in ambito provinciale, non ancora deturpato in modo evasivo dagli edifici del cosiddetto "progresso".
Questo è un elemento sul quale occorre riflettere per coglierne tutta la portata e per intuirne pienamente il valore.

Negli ultimi decenni gli amministratori dei due comuni delle Pertiche si sono trovati a convivere con un continuo ed inesorabile spopolamento. Oggi la popolazione delle Pertiche è la metà di quella che era presente negli anni '50 del secolo scorso. Valutati nell'ottica dei numeri, delle case rimaste con le finestre chiuse, dell'invecchiamento della popolazione, dei criteri usuali nelle società basate solamente sulla produzione industriale, i borghi dei due Comuni sembrano destinati a sicuro declino.
Certamente il loro futuro non è ancora rassicurante, ma qualche cosa sta mutando perché l'economia generale sta mutando in maniera inaspettata.

Il "bene territorio", quell'insieme di bellezza naturali, di paesaggi che incerti periodi dell'anno commuovono, tanto sono belli, di giacimenti storici ed artistici di grande qualità, di tradizioni folkloristiche, di parlate rimaste quasi intatte, di mestieri antichi non del tutto abbandonati, di affascinanti espressioni di arte di intagli lignei moderni, sta emergendo nell'economia odierna come una risorsa difficile da monetizzare, ma che nel caso delle Pertiche vale molto.

Questo è un elemento che sino a pochi anni fa non veniva considerato; oggi invece si impone e diventa fondamentale in un'ottica più vasta. È infatti assodato che il valore economico complessivo è composto da molti fattori ed oggi il "bene territorio" vi concorre in maniera evidente.

Così il territorio perticarolo non vale solo per se stesso, per coloro che ancora lo abitano, ma per una più vasta comunità, vale a dire quella valligiana e bresciana che trova qui un valore aggiunto che non possono più offrire i territori compromessi da urbanizzazioni troppo invasive e da condizioni di difficile vivibilità causate dalla complessità di uno sviluppo a senso unico.

Molti attenti osservatori di andamenti economici
sono concordi nel sostenere che un'economia basata solo sulla tipologia della grande industria è destinata a lasciare il campo ad una visione più articolata, dove il "bene territorio", con iniziative produttive diffuse, leggere e creative, acquisterà una indubbia valenza economica.

Le produzioni agricole di "nicchia", che stanno sorgendo nelle Pertiche nel rispetto di un'antica saggezza rafforzata da nuove metodologie, sembrano andare proprio in questo senso, come pure la "Bottega di scultura lignea" è le iniziative di accoglienza e di ristorazione.
Allora c'è un nuovo futuro per le Pertiche?
A questo interrogativo non è facile rispondere anche perché la complessità delle problematiche dell'odierna società non permette facili affermazioni.

Un dato è però certo: la realtà fisica delle Pertiche, immortalata nelle opere dei pittori che hanno colto la poesia della terra di Valle Sabbia, come Garosio e Togni, quella umana e storica, impongono una nuova considerazione del territorio.
Questo bene entra in maniera prepotente in ogni considerazione economica che voglia essere seria nel mettere l'uomo al centro di ogni strategia.
Questa è la grande novità che le Pertiche, nella loro grande bellezza, consegnano al presente perché si possa, con forza e fantasia, "disegnare" il futuro.

C'è poi un'altra riflessione che può sembrare un po' azzardata ma che ha una indubbia forza evocativa.
Le Pertiche sono state sin dal medioevo la culla di una "civiltà spirituale" con un "universo" di chiese e di cappelle che sono ancora oggi il segno evidente di un percorso di fede, dove l'arte è stata chiamata ad esprimere meglio le esigenze dello spirito (probabilmente nessuna zona della Provincia di Brescia ha un così alto concentrato di edifici religiosi in rapporto all'estensione del territorio che li occupa).
Questa traiettoria non si è più interrotta.

L'"oasi spirituale" di Barbaine è il centro di un flusso di persone desiderose di riflessione e di concentrazione intorno alle questioni essenziali della vita che ha un raggio provinciale.
Questo è un segno dei tempi di non poco conto.

In sintesi, seppur tra molte difficoltà e con il calo della popolazione che non si è ancora assestata per morivi diversi, come la "marginalità geografica", lontana dalle "centralità" della Valle e della Provincia e la pratica che purtroppo ha preso troppo piede nella politica italiana di valutare solo con la resa dei "numeri" la necessità di mantenere i servizi primari per le persone residenti in montagna, si può affermare che le Pertiche hanno ancora un futuro.

I loro territorio è ben vivo e oggi presenta un "valore aggiunto" non indifferente per i residenti e per molti che possono godere di una natura dove la bellezza del paesaggio e la storia sono in armoniosa sintesi.
Dai picchi della Corna Blacca, al passo del Termine, attraverso quel "lembo di paradiso" che è la cima Passello, c'è una realtà che stimola riflessioni, interrogativi, progettualità e speranze.

Alfredo Bonomi - Novembre 2015

.in foto: Barbaine, di Gianantonio Pe




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