13 Novembre 2015, 13.45
A regola d'arte

Post-Impressionismo a Verona

di Vittoria Pasini

Se non avete di meglio da fare in questi week end dalle anormali temperature primaverili e siete disposti a spendere qualche soldo in cultura, potreste fare un giretto nel suggestivo centro storico di Verona


Nella città scaligera, all’interno del Palazzo della Gran Guardia, in Piazza Bra, è in corso la mostra “Seurat, Van Gogh, Mondrian-Il Post Impressionismo in Europa”.

Io l’ho visitata la scorsa settimana
e devo dire che mi ha impressionata notevolmente.
Molte sono le note positive: innanzitutto davanti ai quadri non c’era la ressa di persone, quindi li si poteva ammirare in tranquillità; le opere sono una settantina circa, ben selezionate ed illuminate nella giusta maniera; il percorso della mostra è logico e perfettamente fruibile anche per un non esperto d’arte. Insomma, merita davvero.

Le opere arrivano dalla Collezione-Museo Kröller Müller (Otterlo, Paesi Bassi), costituita negli anni ’30 dal desiderio della signora Helene (e dai soldi del marito industriale!) di creare una casa museo: ospita oggi uno dei giardini di sculture più grandi d’ Europa ed è quella con il maggior numero di opere nel mondo di Van Gogh, per intenderci.

Il Comune di Verona, attraverso alcuni pezzi importanti del patrimonio olandese, ha voluto ricreare un percorso attraverso il Post-Impressionismo, il quale non è un vero e proprio movimento e nemmeno definisce uno stile pittorico, ma è più che altro un’etichetta che indica tutte le esperienze artistiche nate dopo l’Impressionismo, dal 1886 al 1905 circa, anno di nascita delle Avanguardie.

La mostra si apre così con alcune fantastiche vedute marittime di Georges Seurat e Paul Signac, pittori conosciuti per aver adottato il Pointillisme, tecnica che rifiutava la mescolanza dei colori sulla tavolozza in favore di quella ottica: venivano cioè accostati tra loro puntini di colore puro, in modo che l’occhio dell’osservatore, da una certa distanza, non potesse più distinguere i punti ma li percepisse come un’unica macchia (se i punti sono giallo e blu, per esempio, il nostro occhio vede una macchia verde).

Anche Van Gogh ereditò a suo modo questa geniale tecnica, allungando i punti in vigorose pennellate cariche di colore, come nei capolavori presenti in mostra Paesaggio con fasci di grano e luna che sorge e Il seminatore.

Continuando sulla questione del colore, il percorso si chiude con le opere astratte di Piet Mondrian dei primi anni Venti del Novecento, le famose composizioni nella quali marcate linee nere, orizzontali e verticali, formano delle perfette forme geometriche, con il solo utilizzo dei colori primari, unico modo, secondo il pittore, di rappresentare con precisione la realtà e le forme essenziali presenti in natura.

In caso voi non riusciate ad andare a Verona, vi lascio un pezzettino della mostra, ossia l'opera puntinista che mi ha colpito di più per l'uso dei colori e l'effetto vivace che nasce dal loro accostamento: Il Porto di Marsiglia di Paul Signac (1898).



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