Consumatori minorenni bombardati da TV e Web

D’altronde la nostra soglia di attenzione, osservazione e riflessione non è mai stata così bassa quanto oggi: come cittadini nei confronti della politica, come genitori nei confronti dei figli, come consumatori nei confronti del mercato.

Corriamo, non abbiamo tempo; è un’impresa titanica gestire il lavoro, i figli e il rapporto di coppia: figurarsi il resto.
Compagni fidati delle nostre giornate i media e internet, con ciò che ne consegue: marketing e pubblicità. Un bombardamento continuo. A farne le spese sono soprattutto gli adulti, ma anche i bambini.

D’altronde la macchina del marketing è caratterizzata da investimenti altissimi e da una massiccia attività di ricerca, specialmente nel campo delle emozioni.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: i minori sono diventati consumatori sempre più importanti. Perché oltre a non aver ancora sviluppato un proprio giudizio critico, possono facilmente influenzare gli acquisti dei genitori.

Questo risultato scaturisce da un’azione pubblicitaria capillare, per certi versi estenuante.
Non è solo la promozione di determinati prodotti, ma anche di mode e comportamenti sociali. E se, come la scienza ha già ampiamente dimostrato, i bambini già in tenera età riescono a riconoscere loghi, nominare marchi e ricordare spot: il gioco è fatto.

Certo non mancano dovute precauzioni adottate dallo Stato che, pur non disponendo di una propria legge specifica, fa riferimento a normative comunitarie atte a tutelare i minori: l’esclusione dalla programmazione tv di pubblicità non consone ai bambini durante alcune fasce orarie protette è in vigore da anni.

Tuttavia la pubblicità rivolta indirettamente ai minori è in forte aumento: generi alimentari ricchi di grassi e zuccheri, bevande alcoliche e non, promozioni di compagnie telefoniche e altro ancora.

A ciò si somma il web, dove si registrano milioni di baby navigatori. Qui pubblicità e siti internet non adeguati ai minori dilagano. I siti raccoglierebbero i dati sui minori per poi rivenderli a terzi.
Pochi i controlli volti a limitare la raccolta di questi dati personali, che permettono ad aziende specializzate in studi di marketing e multinazionali di poter alimentare ricerche sui gusti e le abitudini di piccoli-consumatori. E se alcuni prevedono anche la possibilità di fornire numeri di telefono, caricare foto e video, il danno è fatto. Tanto più se la maggioranza delle app non forniscono semplici modalità per cancellare le informazioni divulgate.

Occorre precisare inoltre che sono molti i difensori di tali politiche: quanti sostengono che l’abuso di dati personali sia un prezzo da pagare e di cui non ci si debba troppo preoccupare!

Invece sarebbe bene che multinazionali e faciloni si ricredessero, perché il commercio d’informazioni sensibili sulle vite degli altri, riguarda soprattutto le fasce d’età più vulnerabili come i minori. I consumatori di oggi, e ancor più quelli di domani.