18 Ottobre 2015, 10.45
A regola d'arte

Il Louvre come biblioteca d'arte

di Vittoria Pasini

Tutti conosciamo il Louvre di Parigi come uno dei musei più importanti al mondo, dimora di inestimabili opere d'arte, fra le quali “Amore e Psiche” di Antonio Canova, “La Vergine delle Rocce” e la “Gioconda” di Leonardo. Una cosa che pochi sanno...


Una cosa che in pochi sanno, ed è un particolare a mio avviso molto affascinante, è che a fine Settecento e durante la prima metà dell’Ottocento il Louvre aveva un significativo scopo didattico, oltre a quello conservativo ed espositivo.

Nel 1793 il Louvre subì infatti la trasformazione da reggia dei monarchi francesi a museo, già dotato di un'enorme quantità di opere d’arte ottenute con le confische rivoluzionarie.

Napoleone, non contento, voleva creare un “Museo universale”, teso a rappresentare l'arte di tutto il mondo grazie ad un patrimonio che, secondo il suo parere, poteva essere liberato e fruibile a tutti solo a Parigi: così, con le campagne napoleoniche, una commissione di esperti “privò” le Fiandre, la Germania ed ovviamente l'Italia dei loro più grandi capolavori, per essere poi sistemati nella “Grand Galerie” del museo.

Fu così che il Louvre divenne il centro didattico per migliaia di copisti
, estasiati dal fatto che avrebbero potuto riprodurre opere di Tiziano e Raffaello dal vivo e non più dalle stampe cartacee.

Il museo diventò una sorta di scuola per gli artisti, aperta cinque giorni su sette solo per loro (non dovevano essere infatti disturbati dai visitatori): bastava che essi facessero una firma su un registro e dichiarassero l'opera che intendevano copiare.

Amo un dipinto in cui traspare il loro fervore artistico e la bramosia di imparare, ossia la “Grand Galerie” di Hubert Robert, pittore francese che amava le scene di genere.

Nella galleria cerimoniale del Louvre, con i quadri appesi a più serie
(si intravede fra questi “La Deposizione” di Tiziano), il dipinto di Robert mostra il via vai di persone e la vita allegra degli artisti: alcuni di loro hanno i bagagli vicino al cavalletto, altri sono in piedi sui palchetti, altri addirittura disegnano seduti per terra, intenti nel riprodurre con impegno i dipinti dei grandi maestri.

Nonostante questa vicenda fu originata da  palesi “furti”,
credo sia affascinante sapere che uno dei musei più conosciuti al mondo fu il punto di partenza per giovani pittori poi diventati famosissimi e che il Louvre nasconda una seconda faccia, quella di biblioteca di storia dell'arte.


.in foto: Hubert Robert, “La Grand Galerie”, olio su tela, 1796




Commenti:
ID62071 - 18/10/2015 20:38:56 - (Ernesto) - nes

se i francesi restituissero tutte le opere rubate all'estero,,,il Louvre chiuderebbe subito.....

ID62073 - 18/10/2015 21:23:51 - (Vittoria) - Ciao nes

Nel 1815 molti pezzi vennero restituiti alle loro patrie. Credo peró che le opere d'arte in generale debbano restare nel loro contesto originario per non essere snaturate.

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