07 Settembre 2015, 17.00
Lettere

L'ultimo baluardo della nostra coscienza

di EnneEmme

Tutti siamo rimasti scioccati dalla foto triste, dura e allo stesso tempo dolce del piccolo Aylan, bimbo-simbolo delle tragedie dei migranti che ha rotto il muro dell'indifferenza


E’ l’immagine di una delle ormai migliaia di vittime innocenti dell’esodo dalle zone di guerra e distruzione in Medio Oriente, verso questa Europa che pare salvezza ed è soprattutto prolungamento di angoscia.
Ne hanno discusso in tv, alla radio, sui giornali; ne abbiamo discusso fra di noi, in famiglia, fra amici, a tavola. La retorica esonda, il cinismo si insinua, lo scandalo prosegue. E anche le buone ragioni, il tentativo di riportare l’opinione pubblica e la pubblica gestione degli affari internazionali a un minimo di logica.

Sono le stesse immagini scattate fortunosamente da un Sonnerkommando ad Auschwitz, nell’agosto del 1944.
Sono le stesse immagini della realtà negata dai nazisti (e da alcuni negazionisti odierni), le immagini dell'eliminazione definitiva tramite cremazione dei corpi di vittime, eliminati nelle apposite strutture e poi fatte scomparire senza lasciare tracce né ricordi, come Goebbels desiderava.
Sono i tragici destini dei prigionieri della Kolyma durante le grandi purghe staliniane descritte mirabilmente da Salamov.

Così la negazione viene resa impossibile dalla testimonianza visiva dell’atto stesso della tragedia.
Perché l'immagine, malgrado tutto, rende vero ciò che non si può immaginare e che spesso viene nascosto, o che si tende a non raccontare.

Questo è il significato del bambino siriano di Kobane morto sulla spiaggia di Bodrum.
Quella immagine è necessaria perché con la sua forza narrativa rende ancora più vero ciò che sembra non vogliamo credere.

Ma attenzione, spesso pretendiamo troppo dalle immagini.
Vogliamo che ci raccontino tutta la verità, ma esse ci raccontano solo un pezzetto, un lembo di verità. Che ne è di tutti gli altri bambini, morti prima di poter sfuggire alle stragi delle guerre in Siria,  Eritrea, Sudan,  Repubblica Centrafricana (Seleka contro Anti-balaka), Afgahnistan? O degli altri, morti annegati o soffocati come il piccolo Aylan, nel terribile attraversamento del Mediterraneo?

Spesso invece pretendiamo da loro troppo poco.
Le consideriamo solo un simulacro, estromettendole dal campo storico e non comprendendone più la sostanza.

Cosa sta succedendo davvero nei paesi trafitti da lotte interne, da conflitti tra tribù rivali, attacchi terroristici, bande armate ideologizzate?
Qual è il prezzo concreto pagato dalle popolazioni di quei paesi? Quali conseguenze lasceranno sul terreno e per quanto tempo?

Per questo forse, malgrado la retorica emotiva che quella immagine suscita, essa è e sarà necessaria.
Perché ci costringe a ragionare, a porci delle domande e a prendere atto che, dietro alle parole che cercano di descrivere il fenomeno di un esodo che coinvolge centinaia di migliaia di persone, ci sono vite, famiglie, destini, sentimenti, piccole realtà quotidiane identiche alle nostre. 

Abbiamo perso la capacità d'immaginare, d'immedesimarci nella sofferenza del prossimo, e abbiamo bisogno di "sbattere il naso" contro un'immagine.
Piuttosto triste constatare che una fotografia sia l'ultimo baluardo della nostra coscienza, la parte più potente della nostra comunicazione.

Di fatto ci costringe a immaginare cosa sarebbe di noi europei, che da settant’anni viviamo tutto sommato nel benessere, tenendoci lontani da ogni conflitto, se ci trovassimo a vivere quelle esperienze.
E cosa penseremmo se sapessimo che sull’altra sponda del Mediterraneo, verso cui cerchiamo disperatamente di trovare salvezza e rifarci una "nuova vita", ci considerassero una minaccia futura, un’orda barbarica, un peso insopportabile?
Inutile non vedere, fuggire dal problema, cercare di risolvere crisi di proporzioni enormi con soluzioni semplici e slogan beceri.



Commenti:
ID60821 - 07/09/2015 17:40:56 - (bob63) -

Mi consenta: di fatto non solo in futuro ma anche in passato siamo visti come una minaccia, non dimentichiamo slogan e bandiere bruciate anti europeiste, non e' da ieri che i cristiani vengono perseguitati in medio oriente, sono d'accordo sul fatto che non siano soluzioni semplici, ma altrettanto questa emergenza non e' nata ieri sono anni che arrivano " migranti" dato che ne abbiamo circa 6 milioni in Italia, l'emergenza e' diventata tale dal momento che cambiando rotte altri stati cechi e sordi fino a ieri si trovano minacciati e stronzi come sono vogliono decidere anche quale razza puo' accedere alla loro corte, resta comunque ancor piu' semplice stare a guardare l'orda umana che arriva senza guardare quella che resta, sempre e comunque abbandonata a se stessa, parli dell'importanza dell'immagine, ti ricordi le immagini dei profughi nel Darfour, sono meno impressionanti? questi di sicuro i 5/6.000 euro x partire non li hanno, e probabilmente chi se ne frega.

ID60823 - 07/09/2015 19:02:26 - (E.Vezzola) - Piccolo angelo!

La fede mi dice che la Tua anima, piccolo angelo, è tra le braccia del Padre ed ogni sofferenza è vinta per sempre nella gioia del Paradiso. A noi verrà chiesto conto, da Dio o dalla storia, della sofferenza dei bambini e degli innocenti. A noi verrà presentato il conto di ogni strumentalità e di ogni durezza.

ID60826 - 07/09/2015 19:44:11 - (Denis66) - ....

Vergognatevi di averla messa......

ID60827 - 07/09/2015 20:10:30 - (sonio.a) -

Ok tutte belle parole una tragedia immane...tutti che ora si strappano le vesti...tempo 15 giorni e nessuno se ne ricorder pi..come di tutti gli imprenditori e operai italiani che si sono suicidati a causa della crisi e dello stato forte coi deboli e debole coi forti...e' chiaro che questa foto fa pi odiens...

ID60828 - 07/09/2015 21:08:56 - (Leonardo10) -

Potrà constatare Enneemme che il muro dell'indifferenza è piuttosto resistente...

ID60829 - 07/09/2015 21:28:54 - (sonia.c) - chapeau per ennemme.

e il muro della paura dei sentimenti-pietas è ancora più alto e resistente..

ID60832 - 08/09/2015 08:49:32 - (bob63) - x Leonardo 10

L'indifferenza e' sinonimo di non voglia di scegliere tra due soluzioni, fregandosene di quel che sta accadendo, il non volere un immigrazione incontrollata e' di per se una scelta di pensiero giusta o sbagliata che sia, solo il tempo ce lo dira'. Ma come dicevo nel primo post, come mai restiamo tutti indifferenti di fronte alle tragedie consumate sul posto, bambini bruciati vivi, sotterrati vivi, crocefissi, bambini che muoiono a centinaia al giorno di fame, ragazze rapite e stuprate quotidianamente e nel migliore dei casi vendute a qualche bordello, e di questo non ce ne verra' presentato il conto, come mai preferiamo restare a guardare indifferenti piuttosto che intervenire, solo estirpando il male da quelle terre si avra' la pace con le buone o con le cattive.

ID60835 - 08/09/2015 09:44:00 - (Filippo Grumi) - mai pi

Sembrerebbe emergere ora che in realt la foto sia un artefatto, ovvero che il bambino sia morto in un altro posto e poi "riposizionato" in spiaggia per rendere la foto pi "scenica".Al di la di questo fatto rimane il corpo di un piccolo innocente e, vera o falsa che sia la realt ripresa dalla fotografia, questo non cambia le cose. L'unica cosa che mi si sento di fare, almeno in questa occasione, evitare ogni commento sul tema immigrati che sembra, quanto mai fuori luogo e sperare, o pregare per chi ha il dono della fede, che queste cose non accadano mai pi.

ID60836 - 08/09/2015 10:35:50 - (bob63) - x Filippo

Ti spiace spiegare perche' ogni commento e' fuori luogo, se il luogo non e' l'Italia allora non so dove, sperare o pregare che questo non accada mai piu' e' pura utopia, e.. perdonami affidarmi alla fede e' un po' cinico, e in ogni caso i non credenti a chi si affidano?

ID60839 - 08/09/2015 12:12:32 - (Filippo Grumi) - personale

Era una riflessione mia personale e tale rimane, come "luogo" intendevo questo luogo virtuale e non certo un luogo reale, non intendo aggiungere altro. Essendo un argomento talmente delicato ogni riflessione, la tua, la mia, quella di chiunque altro, talmente personale che non dovrebbe essere commentata da altri e a questa linea di pensiero mi attengo.

ID60840 - 08/09/2015 12:19:12 - (sonia.c) - un primo passo per poter provare ad "estirpare" il male dalla terra..

sarebbe di saper RICONOSCERLO! ovunque si manifesti..partendo dal piccolo magari.prtendo dalle parole che sono frutto di pensieri ..magari..

ID60841 - 08/09/2015 13:10:36 - (bob63) - x sonia

Il male ha diverse facce, dipende solo da dove lo si guarda, e quanto alle parole ne le mie ne le tue cambieranno il corso della storia, il prostrarsi davanti agli eventi e' sintomo di poca lungimiranza e come gia' detto non amo l'azzardo.

ID60842 - 08/09/2015 13:39:24 - (axste) - axste

l indifferenza nasce dal modo incui si vive il mondo quanti di voi (magari prepensionati che si sono visti allontanare la pensione )piangerebbero una possibile morte violenta della fornero?quanti di voi si sono scandalizzati quando il sindaco di milano che si sbraccia per gli immigrati ........se ne e' infischiato dei barboni di milano morti di freddo nel inverno scorso adesso si dice che la foto e un falso e potrebbe esserlo veramente visto che il bambino e ...ben pettinato e non si vedono le tipicita delprolungato immersione in acque salate che sulla pelle lasciano profonde tracce come il colore violaceo del asfissia e sembra strano anche che abbia ancora le scarpe e i vestiti non sembrano sporchi di salsedine di falsi la storia ne e piena basterebbe ricordare la famosissima foto di robert capa del miliziano morto (falso ) vivo o morto ma perche poi non ci indigniamo anche delle foto dei bambini cristiani sgozzati dal isis che magari erano anche suoi parenti???

ID60844 - 08/09/2015 14:22:21 - (sonia.c) - il bambino è morto davvero.

è importante se è stato "ricomposto"? magari proprio per non far vedere i segni dell'asfissia..c'è in giro un padre che finge di avere la famiglia sterminata? anche le migliaia di altri bambini-persone morte in mare sono vere.ci sono persone che si indignano per tutto tranqui.mentre è anche vero che ci sia tanta gente che si indigna a intermittenza o peggio:ha empatia ad intermittenza e ad personam!gente che fa le collette per i bambini di cernobil e poi posta su fb:lanciafiamme per i bambini neri. ma per favore..

ID60846 - 08/09/2015 14:56:57 - (Beltr1972) -

io la foto la toglierei, il mio pensiero per il vsn : vergogna! prima e dopo, ieri e domani articoli per ridere ed in mezzo questa foto, mamma mia non dico altro su quel che penso, se dovessi fare pubblicit su vsn cancellerei subito il contratto

ID60847 - 08/09/2015 15:54:27 - (Yorick) - A EnneEmme

A EnneEmme vanno i miei complimenti per questo limpido articolo, che focalizza il problema in maniera seria e pacata, in toni certo diversi dal mio intervento, che aveva altre finalità: trovo complementari e non escludentisi i due punti di vista. Non so se il nostro tempo abbia perduto la capacità d'immedesimazione nell'altrui sofferenza (e, del pari, non so se una fotografia risvegli davvero le coscienze): quel che mi sembra peggio è però che esso ne abbia perduto la volontà, come certi beceri commenti testimoniano, rivelando una tanto naturale quanto esasperata tendenza all'egoismo, allo 'struggle for life'. Forse qui (e parlo con disincanto amaro) si cela la radice del fallimento delle grandi ideologie progressiste, dal socialismo al cristianesimo, ormai ridotte a nient'altro che intonaco su muri fatiscenti, al crollo dei quali ci attende una barbarie ben peggiore di quelle tanto temute da Oriente:

ID60848 - 08/09/2015 15:56:46 - (Yorick) -

quella della civiltà, che già inesorabilmente erode dal cuore, come un verme, la nostra ipertrofica società.

ID60850 - 08/09/2015 16:39:13 - (Dru) - La coscienza, cosa è ? imparate dal pensiero radicale.

la coscienza è la presenza. Se io ho presente che il mondo è uno schifo e quindi insopportabile, se il mondo è angoscia per me come io cosciente, allora cercho di uscire dal mondo: il suicidio o la volontà di potenza sono le due strade. O mi libero dal mondo (distruzione/costruzione) o sono libero di trasformarlo (costruzione/distruzione). Ma cosa mi fa pensare ad un mio potere in tal senso? Dalla stessa cosa, la costruzione e la distruzione hanno la stessa anima.Il pensiero che così pensa presume che il mondo sia modificabile, trasformabile e divenibile altro da sé. Ora, senza questa comprensione, senza la comprensione della malattia che il pensiero occidentale, e ormai dell'intero pianeta, nasconde a sé stesso in quanto convinzione di come stiano le cose, di tutte le cose, la soluzione della violenza è inautentica soluzione, perché essa, per cibarsi, si alimenta dello stesso veleno.

ID60851 - 08/09/2015 16:42:12 - (Dru) - Il suicidio

è una forma di potenza.

ID60852 - 08/09/2015 16:43:27 - (Dru) - Il voler definire come vera morte l'immagine del bambino

sta sullo stesso piano della volontà di negarlo. Questo contendersi delle due volontà sono il risultato del pensiero nichilista.

ID60853 - 08/09/2015 16:45:48 - (Dru) - Nella vita del bambino, in qualsiasi vita del bambino

La sua morte è la verità.

ID60854 - 08/09/2015 16:47:04 - (Dru) - Esser liberi di (volontà di potenza)

significa esser liberi di "far morire"

ID60855 - 08/09/2015 16:58:40 - (Dru) - Esser liberi di pensare il bambino

come venuto e come andato nel nulla è l'origine del veleno del pensiero, è l'essenza del nichilismo,mla sua soluzione è la necessità dell'"esser bambino", che nulla e nessuno può trasformare in libertà.

ID60856 - 08/09/2015 17:15:20 - (Dru) - Se io, sempre come coscienza..,

ho presente al contrario che il mondo è il paradiso, dove io vivo felice, allora per render permanente la presenza, perché sarò altrettanto angosciato di poterla perdere, (l'angoscia non è solo del perdente, ma è in egual misura anche del vincente) mi riterrò libero di trasformarlo in misura di ciò che mi rende felice. L'angoscia è dovuta alla persuasione che noi "siamo nulla", ma questo "essere" nella proposizione in apici "siamo nulla", questo "essere" che è infinitamente diverso dal "nulla", è in questa persuasione, per altro nascosta al nichilismo, ciò a cui teniamo e tendiamo, in sintesi vogliamo e desideriamo, senza quindi sapere che lo siamo.

ID60857 - 08/09/2015 17:28:36 - (Dru) - L'ultimo baluardo

della nostra coscienza è il destino della necessità... Ma per sapere questo non basta esser nichilisti.

ID60858 - 08/09/2015 17:43:01 - (Dru) - Il "mio" pensiero

non è rivolto a qualcuno in particolare, ma qui ci sono menti brillanti, l'auspicio è rivolto ai quanti hanno la forza del pensiero, che si mettano davvero a riflettere.

ID60859 - 08/09/2015 18:58:26 - (Dru) - Ora, una critica (spero costruttiva) a Yorick

se è vero che le ideologie sono il velo di maya, di un senso non veritativo della verità, se è vero che l'incrostazione delle stesse si accumula sulle macerie di una storia del pensiero occidentale, questo presente, che purtroppo o per fortuna è vero, non dice nulla dell'origine del fallimento, ma ne mostra solo i resti, il risultato. È vero, lei ha anche ammesso che questa origine è una mancanza di volontà di stare nella posizione dell'altro, e chi lavora per gli oppressi tiene in grande considerazione questa posizione, pensiamo all'amore fraterno o Agape, così direbbe il nostro papa in dialogo con il laico liberale Scalfari. Ma sarà proprio così, o invece è un eccesso di volontà che conduce il mondo per mano? Il mondo, le cose, tutto, per i pensiero occidentale, sono tecnica, cioè sono disponibili. Essere disponibile, delle cose, significa poterle separare dal loro essere per farle diventare

ID60860 - 08/09/2015 19:01:57 - (Dru) -

altro, significa uccidere quel qualcosa, perché solo uccidendo qualcosa allora quel qualcosa può così diventare l'altro da sé. L'insensibilità alle immagini è il prodotto di questa dinamica. Si è insensibili alla morte perché prima di tutto si é morti, come viventi. Si vuole essere viventi per sempre, perché innanzitutto si vuole allontanare la morte. È la tecnica che può inverare tutto ciò.

ID60861 - 08/09/2015 19:15:33 - (molli) -

a quelli che gridano allo scandalo per la publicazione della foto : hanno fatto bene a metterla , se vuoi far capire un messaggio non puoi tener nascoste le prove più scoccanti ma mostrarle per far capire quello che succede.

ID60863 - 08/09/2015 19:45:38 - (Dru) - Fare bene ..

significa disporre le cose nell'intorno affinché le stesse risultino assonanti a ciò che si vuole, l'obiettivo o scopo quindi delle cose così disposte, e le cose così disposte diventano le cose così manipolate per uno specifico scopo. Si fa bene quando quello che si fa è congruente con quello che si è pensato di fare, si fa male quando quello che si fa non conviene a quello che si è pensato di fare: tra l'aver fatto e l'aver pensato e disposto, cioè tra l'ente prodotto e l'idea si instaura una relazione. Ecco che "succedere" o accadere, cioè "cadere da" della cosa che è lo scopo, pur contenendo una dimensione nichilista, ci appare già come il contenuto di quell'idea anticipatrice che è previsione, questo è il contenuto che dona un senso che ci rassicura, un senso rassicurante che non è proprio dell'oggetto caduto, ma della previsione.

ID60864 - 08/09/2015 19:46:39 - (Dru) - ;-)

In definitiva, altro dal pensare che la "prova" significhi capire ciò che nella prova accade, è pur certo che una costante ripetizione ci mette al riparo e ci fa dire ".. Per far capire quello che succede".

ID60865 - 08/09/2015 22:16:37 - (Denis66) - .......

Straquoto Beltram......VERGOGNA. ....

ID60868 - 08/09/2015 23:56:39 - (Leretico) - Quel bimbo é morto?

la cosa, la potenza, esser liberi di far morire. Ma quel bimbo è morto? Se lo è non ci sono più pensieri che tengano. Se la domanda invece è legata al livello di cattivo gusto a cui si arriva per fare audience, posso dire che esso è direttamente proporzionale all'indifferenza creata dai media stessi attraverso il rumore/spazzatura con cui ci assediano ogni giorno. Concordo sul fatto che non solo girano persone senz'anima ma che non hanno mai avuto la volontà dell'empatia perché l'empatia si impara per exempla. E dove sono gli exempla oggi? A Dru rispondo che il piano che propone Yorick è di tipo morale. Quello severiniano non c'entra nulla con la morale è non dovrebbe essere mischiato sempre e comunque. Affermare che salvare e uccidere hanno la stessa radice non resuscita quel bambino né allevia il dolore di quel padre che l'ha visto morire per colpa sua. Qui si parla di piano morale su cui tutti tentiamo di

ID60869 - 09/09/2015 00:12:20 - (Leretico) - continua

sopravvivere. Confondere sempre i due piani fa intendere che esita una morale alternativa targata Severino, che ammicca sempre allo scandalo perché si opporrebbe alla morale tradizionale in crisi in questo scorcio di nuovo millennio. Questo gioco a mischiare le carte e a strumentalizzare ciò che non può essere morale, perché infondo è su altro incommensurabile piano (pensiero di Severino) è esercizio fin troppo facile ma fuori luogo. Severino afferma la medesimezza della radice della volontà e della libertà. Accomuna chi vuole il bene con chi vuole il male perché hanno lo stesso errore nel modo di pensare e agire. Ma questo non significa che chi piange per quel bambino non stia soffrendo e che quel bambino non tornerà ai propri genitori con il sorriso innocente che tutti i bimbi hanno sul viso. Questo è il tema non la potenza né la volontà di potenza, né la cosa, né l'idea del

ID60870 - 09/09/2015 00:29:42 - (Leretico) - Continua

la tecnica. Non è che parlando di cosa allora la si può infilare ovunque perché infondo tutte le cose sono cose e il tutto è un insieme di cose tanto che parlando di cosa, come fai tu, si è sempre comunque a tema. Eh no! Ma per smontare alla radice il tuo discorso basta semplicemente chiedere: perché proporre sempre il discorso severiniano come l'antimorale contro la morale? Come l'antilibertà contro la libertà? Come la violenza contro la non-violenza? Severino non è questo. Indugiare sempre nella parte destruens del suo pensiero è una strumentalizzazione che egli non merita.

ID60871 - 09/09/2015 00:35:45 - (Dru) - Chi confonde i due piani pretestuosamente ora

sei tu, che non comprendi che i due piani non possono confondersi. Poi non posso aiutarti oltre, perché chi vuole il bene che significa? Il bene per qualcuno, evidentemente, è il male per te. Ma bisognerebbe comprendere prima cosa significhi bene. Sopra l'ho descritto magistralmente e filosoficamente, ma si vede che non vuoi ascoltarne il significato. Per te bene significa principalmente quello che "tu" come "io individuale" disponi essere bene. Ma è proprio questa la radice di ogni male. Riflettici. E poi, non ti fa onore cercare di smontare gli argomenti anche tu come fa Dario che quando deve buttarla in cagnara non sa far di meglio che chiamarmi filosofo, il mio "pensiero" non va violentato a questa maniera, non te lo permetto. Cerca di smontare obiettivamente argomentando se ci riesci, altrimenti pazienza, non è necessario alzare i toni della discussione per aver ragione, anzi è superfluo. Ricorda che in altra sede ho specificato cosa sia la

ID60872 - 09/09/2015 00:39:21 - (Dru) -

chiarezza in ambito speculativo. Sei un amico e non voglio infierire ma stanotte debbo proprio farlo per il tuo bene. In ambito speculativo quello che scrivi nelle ultime righe del tuo discorso chiariscono dove stia la tua di confusione, o meglio preparazione, sei fermo alla parte destruens e quindi respingo al mittente le accuse. D'altra parte qualche passo lo hai fatto nella "mia" direzione, e anche se ora cercherai di negarlo non potrai negarlo a quei passi che hai fatto. Buona notte.

ID60874 - 09/09/2015 09:39:01 - (Dru) - Per Leretico, da La Gloria... I due piani.

L'Io dell'individuo può "illudersi" di "capire" l'Io del destino. Ma egli è l'io della terra che si è isolata dal destino e all'interno della quale il destino non può apparire. Appunto per questo, quando l'io della terra isolata si illude di "capire" il destino la sua volontà di alterare la terra non può diventare un passato...omissis.. "Chi" decide e agisce (cioè si illude di essere padrone delle proprie azioni e della loro potenza sulle cose) non è il destino della verità. "Chi" conosce il destino è il destino stesso. Nel mio Facebook (Alessandro Vaglia) ho pubblicato il paragrafo intero.

ID60875 - 09/09/2015 10:06:03 - (Leretico) - Forse non mi spiego

il discorso filosofico che tu vuoi fare mi è chiarissimo, ma la mia critica è sulla strumentalizzazione che ne fai. Confondere i piani significa usare il discorso severiniano, che non è mai sul piano morale, per fare un discorso contro la morale. E perché? Perché se tu sai, come pur sai, che i piani sono separati indugi in questo mischiar sempre le carte? Io non confondo i due piani, so che l'uomo non può esimersi dal volere e quindi nell'agire, credendo di potere fare qualcosa, manifesta sempre una moralità. Sapendo che tale volontà è sia del bene che del male, posso forse esimermi dal volere? È qui che si gioca la mia critica che a te rivolgo, ovviamente filosoficamente. Lascia perdere Dario o altri argomenti inutili come la cagnara. Violentare il tuo pensiero mi è nuova ma non è certo nelle mie intenzioni. Né alzare i toni, figuriamoci. Preferirei mi rispondesi nel merito però.

ID60876 - 09/09/2015 10:24:59 - (Dru) - La strumentalizzazione

va giustificata e anche il lato destruens, non solo posta come tesi.Ti aiuto, forse che quando scrivo che .."Il mondo, le cose, tutto, per i pensiero occidentale, sono tecnica, cioè sono disponibili. Essere disponibile, delle cose, significa poterle separare dal loro essere per farle diventare altro, significa uccidere quel qualcosa, perché solo uccidendo qualcosa allora quel qualcosa può così diventare l'altro da sé" il tuo pensiero mi colloca in chi vuole uccidere? O ne fa la gloria? Come è che dici? "Eh no! Ma per smontare alla radice il tuo discorso basta semplicemente chiedere: perché proporre sempre il discorso severiniano come l'antimorale contro la morale? Come l'antilibertà contro la libertà? Come la violenza contro la non-violenza?", ma è proprio in questo contesto che tu non rifletti sul destino. Credo che dipenda da un tuo limite emozionale sulla parola "morte".

ID60877 - 09/09/2015 10:43:59 - (Dru) - Un aiuto

Wittgenstein nel Tractatus logico-philosophicus: "per tracciare un limite al pensiero, noi dovremmo poter pensare ambo i lati di questo limite (dovremmo, dunque, poter pensare quel che pensare non si può)". Pag.23. Ecco, Wittgenstein qui resta nell'ambito nichilista perché separa il nulla dal suo essere pensato come nulla, "producendo" un azione nichilista, quel "dovremmo poter pensare" che vuole annichilire il pensabile nell'impensabile, per altro mostrandone tutta la propria impotenza, separa indefinitamente i momenti del nulla significato restituendo come nuovo il dilemma del nulla. In definitiva non possiamo perché pensiamo di essere noi attivi su quel limite che si rende disponibile. Il limite che si rende disponibile non è il vero limite, è il nulla del limite.

ID60878 - 09/09/2015 10:55:04 - (Dru) - Perché il limite che si rende disponibile è il nulla?

perché se è disposto, il limite, ad esser separato dal suo essere, e il suo essere è la struttura originaria del limite, significa che del limite non stiamo osservando tutto, in quanto limite separato dal suo esser limite, ma una sua parte, parte che vuole diventare il tutto del tutto del limite, limite che vuole diventare esser limite, che quindi non è quel limite originario, producendo un regressus ad indefinitum. Se ora tu riesci a trovare dove Severino o chiunque altro dice questo di Wittgenstein e del limite nel tractatus, giuro che io non scriverò più una riga su questo foglio,mquesta si che è la strumentalizzazione di un pensiero, e io me ne servo, in questo certo che mi sento potente. Questo ambito speculativo è necessario per fare il salto e non rimanere invischiati nel sentimentalismo provocato e abusato per una volontà di potere.

ID60879 - 09/09/2015 11:40:53 - (Dru) - alcuni tuoi errori concettuali

"Sapendo che tale volontà è sia del bene che del male, posso forse esimermi dal volere?". No, il bene e il male sono forme di volontà e quindi il bene e il male sono della volontà e non il contrario. Resti fermo agli elementi epistemici, ma quegli elementi sono superati proprio dall'elemento storico. Non esiste una volontà del bene in quanto non esiste il bene tout court nel fluire delle regole storiche. Esiste una volontà di far del bene, esiste come vera violenza.

ID60880 - 09/09/2015 11:56:04 - (Dru) - Esiste come vera violenza

perché per agire la volontà deve pensare le cose separate dal loro essere, che se quelle fossero unite, l'infinita forza dell'essere non consentirebbe al dominio del pensiero nichilista la loro separazione, il loro squartamento, la loro morte appunto. La loro morte, la vera morte, è la disponibilità dell'essere al dominio nichilista.

ID60881 - 09/09/2015 11:59:26 - (Dru) - Questa immagine sopra

ne è l'emblema.

ID60882 - 09/09/2015 12:09:49 - (Dru) - Mi chiedi di entrar nel merito

per altro non avvedendoti che è proprio il merito che ti sfugge...

ID60883 - 09/09/2015 14:03:25 - (Dru) - Vedo però che qualcosa ti morde

dimmi.

ID60885 - 09/09/2015 16:02:22 - (Leretico) - Ma allora?

Io scrivo:"Sapendo che tale volontà è sia del bene che del male, posso forse esimermi dal volere?". Tu rispondi: "No, il bene e il male sono forme di volontà e quindi il bene e il male sono della volontà e non il contrario". Ma ti rendi conto che con la tua risposta non solo confermi quello che io affermo ma non rispondi alla questione pricipe che io pongo? Dire che la volontà è sia del bene che del male significa appunto che il bene e il male sono forme di volontà quindi non lo nego. La cosa che io critico è il tentativo di trascinare il discorso di Severino sul piano morale per utilizzarlo come spada contro i nemici che "credono" di poter agire nel mondo. L'errore non è nel ribattere filosoficamente alla volontà in sé ma di porsi sul piano della volontà contrapponendosi a chi parla di bene e male con la parola di Severino, per affemare che tutti ugualmente sbagliano nel parlare di bene e di male

ID60887 - 09/09/2015 16:11:21 - (Leretico) - continua

Per dire che non sanno come stanno le cose, e così cadendo in egual modo nell'errore che si voleva emendare. Ripeto allora la domanda: posso come essere umano non volere? Non sarebbe il mio non volere in egual modo un volere? E chiedo ancora: il bambino nella foto è morto? Perché se intendi dire che non è morto allora non possiamo continuare perché il piano della discussione dell'articolo rimane la morte di un bambino innocente su una spiaggia, mentre il piano del tuo discorso è decisamente un altro.

ID60888 - 09/09/2015 16:26:22 - (Dru) - No Leretico

Se è il bene ad essere della volontà allora è diverso dall'esser la volontà ad essere del bene. Nel primo caso il bene è la forma di volontà mentre nel secondo caso è la volontà ad esser forma del bene.

ID60889 - 09/09/2015 16:28:50 - (Dru) - Poi

Il resto sono tutte tue congetture che con il cosiddetto "mio" discorso non hanno nulla a che fare... ma senti anche questo passaggio che ti può aiutare...

ID60890 - 09/09/2015 16:33:12 - (Dru) - Prima e tra parentesi

Vedi che sei sentimentalmente obnubilato? Il piano del discorso che qui si fa non è il tuo di piano e le tue sensazioni, "la morte di un bambino innocente sulla spiaggia", ma più prossimamente "l'ultimo baluardo della nostra coscienza", e io a quello ho puntato in diversi post, ma tu resti fermo nel tuo convincimento...

ID60891 - 09/09/2015 16:44:23 - (Leretico) - forse non mi spiego ancora...

"Sapendo che tale volontà è sia del bene che del male" significa esattamente (interpretazione autentica perché l'ho scritto io): la volontà assume la forma del bene e del male in ugual misura. "Volontà forma del bene" te lo sei inventato al momento oppure hai inteso veramente male, può capitare.

ID60893 - 09/09/2015 16:55:44 - (Leretico) - Il tema

"Piuttosto triste constatare che una fotografia sia l'ultimo baluardo della nostra coscienza, la parte più potente della nostra comunicazione". Questa frase dice che è triste che un bambino morto sulla spiaggia (tema principale) sia l'ultimo baluardo della nostra coscienza. Cioè esprime rammarico morale che si debba ricorre ad un bambino morto per smuovere le coscienze. Qui sta il punto: un bambino morto innocente, ciò di cui si parla, è strumento per smuovere coscienze obnubilate (non la mia evidentemente). Allora intervieni tu scrivendo che "Esser liberi di pensare il bambino come venuto e come andato nel nulla è l'origine del veleno del pensiero", cioè in pratica affermi che il male non sta in un innocente morto ma nel pensarlo morto. Poi concludi che il vero baluardo della coscienza è il destino della necessità. Ora, l'articolo non voleva assolutamente affermare che il bambino morto vuole porsi come verità

ID60894 - 09/09/2015 16:57:12 - (Dru) - L'interpretazione non è la regola

nel genitivo la volontà del bene esprime una proprietà del bene, ma guarda che sta proprio qui il tuo errore, ne produrre anche inconsciamente elementi epistemici e valoriali fissi, immutabili, il bene e il male, ecc... Anche se ora ti sarai accorto dell'errore, poi subito ne farai altri...

ID60895 - 09/09/2015 16:59:08 - (Leretico) - continua

incontrovertibile, ma che le coscienze obnubilate, quelle sì, dei nostri tempi, per essere spinte al bene devono essere violentate da immagini di questa crudezza e ciò è molto triste. Questa conclusione è un'opinione rispettabilissima ma ripeto non mi sembra volesse porre questioni di verità. Se così è, come è, l'intervento sul destino della necessità non c'entrava proprio nulla.

ID60896 - 09/09/2015 17:00:57 - (Dru) - Ripeto

non sei adatto alla speculazione e alla ragione, se intendiamo asciugarci le lacrime che sgorgano copiose, lasciamo perdere la ragione e spingiamo piuttosto sulle lacrime e i singulti, ma per questo un buon collirio fa meglio di qualsiasi speculazione.

ID60897 - 09/09/2015 17:06:46 - (Dru) -

Guarda che se non vuoi discutere quali motivi spingono la società delle immagini e vuoi solo crogiolarti sul sentimento della disperazione e del compianto, fai pure, ma allora perché allo stesso tempo vuoi discutere con me? Un buon rosario 10 avemarie e 10 padre nostri, se non vuoi adoperare il collirio, e questi contorsionismi sono belli che superati.

ID60898 - 09/09/2015 17:08:39 - (Dru) - Prima mi dici che vuoi che io risponda

poi se rispondo dici che non è questo il tema, scusa ma lascialo un poco anche a me il tema dato che me ne intendo di temi, e infine mi accusi di fare della speculazione quando ci sarebbe solo da piangere... Insomma, tutto questo un poco, a me che son razionalista, mi turba assai... ;-)

ID60899 - 09/09/2015 17:09:57 - (Dru) -

Un poco.. assai è contraddizione... La fretta.

ID60900 - 09/09/2015 17:15:53 - (Dru) - Comunque

i riassunti del "mio" pensiero sono ottimi nei tuoi post. Sono felice di comprendere che hai capito e che si tratta solo di ribellione ingenua la tua falsa obiezione,

ID60901 - 09/09/2015 17:31:38 - (Leretico) - Torno alla mia critica

Non è che parlando di cosa allora la si può infilare ovunque perché infondo tutte le cose sono cose e il tutto è un insieme di cose tanto che parlando di cosa, come fai tu, si è sempre comunque a tema. Poi io non sarò adatto alla speculazione, forse hai ragione, ma so certo leggere. Inoltre il genitivo che uso io significa (visto che puntualizzi) "all'interno", "nel suo fondamento". Nella mia frase infatti "fondamento" è sottinteso. "Sapendo che tale volontà è (fondamento) sia del bene che del male". Spero che sia chiaro ora.

ID60902 - 09/09/2015 17:46:47 - (Dru) - Insomma

di cosa (così con "cosa" siamo 6 a 6) vuoi parlare che sono disposto a cambiare? mai però a piangere. Mi sembra che intenzionalmente riduci i miei interventi a pensieri che si potrebbe fare a meno di fare. Non son d'accordo. Mi sembri quella signora del pubblico che ad un intervento con il filosofo lo rimbrottò per il suo linguaggio tecnico e, a detta sua, arzigogolato. Il filosofo rispose che se avesse potuto parlare con un linguaggio casalingo, si sarebbe certo risparmiato tanta fatica, ma avrebbe stravolto il significato delle "cose" dette. (Così siamo 7 a 6)

ID60903 - 09/09/2015 17:48:30 - (Dru) - A proposito

anche il solo articolo ne riporta 3 di "cosa".

ID60904 - 09/09/2015 17:53:00 - (Leretico) - I motivi

I motivi profondi dell'agire umano e della società delle immagini mi interessano, ma preferirei tu mi rispondessi alle deomande che ho fatto. Il bambino è morto?

ID60905 - 09/09/2015 17:54:03 - (Dru) -

No, non è morto.

ID60906 - 09/09/2015 18:05:36 - (Dru) - Però detto così

risulta facile esporsi alla critica.. " ha insinuato che il bambino non è morto".Bisogna esser preparati a certe risposte.

ID60907 - 09/09/2015 18:16:57 - (Leretico) - Ecco la sfida

Tutti i tuoi scritti dicono proprio che il bambino non è morto. E la sfida è far comprendere proprio questo. Il contrasto tra il pianto di quel padre che si trova anni luce lontano da chi afferma che suo figlio non è morto. Quella terra che adesso contiene quel misero corpcino non è terra su cui piangere. Questo bisogna spiegare. Ma per farlo bisogna sganciarsi dall'esempio morale, dall'esempio della violenza. Non credo sia necessario quindi usare i bambini morti per fare questo, anzi è di cattivo gusto. E infine ti accorgerai che l'uomo non può non volere e quindi non può non scegliere anche in presenza del destino della necessità.

ID60908 - 09/09/2015 18:24:11 - (Dru) - Cosa mi indichi

che tu ci sei arrivato? Allora è inutile che mi fai fare tutta questa fatica, fai come faccio e cerco di fare sempre io, sii chiaro e dimmi cosa intendi. Altrimenti è solo retorica. Io ci sono arrivato, percorri la strada che lo vedrai anche tu, ecc.. ecc.. Insomma, niente più di un santone. Caro Leretico, un conto è volere sapendo cosa sia la volontà e un conto è non saperlo, la scelta assume tutto un altro significato.

ID60909 - 09/09/2015 18:26:07 - (Dru) - Un conto è sapere che si muore

un altro è sapere che non si muore.

ID60910 - 09/09/2015 18:36:44 - (Dru) - Quella terra che adesso contiene quel misero corpicino

non ė affatto diversa da quella terra in quanto saputa come quella terra che adesso contiene quel misero corpicino. Tutte le angosce e tutti i dolori non cambiano in gioia, questo è il nichilismo, per il semplice fatto di sapere. Quello che vuoi spiegare tu si che è nuovamente volontà di potenza.

ID60917 - 10/09/2015 07:37:53 - (Dru) - Per l'amico Leretico un approfondimento

pag. 75 de La Gloria : Le domande "che cosa devo fare?", "che cosa si deve fare?" si riferiscono agli essenti che nell'isolamento della terra (ndr. Isolamento della terra significa isolamento dell'essente o ente dall'essere se stesso, contraddizione) si sentono capaci (ndr. La capacità è la potenza dell'ente, o forza, di diventare o far diventare altro da sé se stesso o altro) e sono intesi come capaci di fare (ndr. Fare significa essere in grado di causare, principio di causalità sull'ente che diventa niente o diventa comunque altro da sé) ciò (ndr. Il fatto appunto o risultato del fare dovuto all'azione del proponente su ciò che si propone di fare) che credono di dover fare e che decidono di fare: l'io dell'individuo (ndr. L'io della terra isolata), i gruppi più o meno complessi di individui.

ID60918 - 10/09/2015 07:58:03 - (Dru) -

Pag.75 e 76: quelle domande presuppongono che, dopo aver saputo che cosa deve fare, l'io dell'individuo sia libero di farlo o non farlo (ndr. Qui, seguendo la logica appena sopra spiegata di cosa crede di poter fare l'io dell'individuo, cioè crede di poter creare egli gli enti o di produrli, crede nella contraddizione, crede nell'impossibile, cioè crede di esser lui a scegliere in libertà, in errore, ma se non è lui a fare gli enti e gli essenti, in quanto è errore pensare che gli enti si "possano fare" allora ciò che accade accade necessariamente e non liberamente). Ma la decisione, il fare, la libertà sono contenuti dell'errore (ndr. Sono contraddizione). Sono contenuti dell'errore, nel senso che al di fuori della fede (ndr. Contraddizione) che li crede esistenti sono un niente , ed esistente è solo l'errare che li crede esistenti.

ID60919 - 10/09/2015 08:04:43 - (Dru) -

(Ndr. Qui l'autore complessifica necessariamente il ragionamento che però è così semplice: la fede è una forma come tutte le forme del concreto essere, l'essere concreto è l'identità della relazione di tutte le differenze o l'esser sé dell'essente e il suo non esser l'altro da sé; ovvio che il contenuto di ciò, dell'ente, che pretende di essere e insieme non essere è il contraddirsi, cioè è l'inesistente se l'esistente non può essere l'altro da sé)

ID60920 - 10/09/2015 08:06:48 - (Dru) - Questo, modestamente..,

potrebbe esser l'ultimo baluardo della nostra coscienza, perché l'ultimo è insieme il primo.

ID60921 - 10/09/2015 08:11:54 - (Dru) -

A proposito, la libertà (come scelta) qui è espressa nella frase .." Dopo aver saputo che cosa deve fare ( ndr. Ecco, questo sapere può essere benissimo la parte sopraddetta quando critico Leretico e gli dico che non modifica di nulla la sapienza il corso dell'accadimento, mentre l'io dell'individuo, pensato in potenza, crede di poterlo fare), l'io dell'individuo (ndr. Fede, contraddizione) sia libero di farlo o non farlo....

ID60923 - 10/09/2015 08:20:17 - (Dru) - Pensare di poter cambiare l'accadimento di ciò, cioè degli enti...

significa pensare che l'essere che sarebbe potuto essere (ad esempio la sinistra quando ho deciso di andare a destra)non sia ((fede nella)morte nella mia decisione di ciò che ho lasciato nel non essere per ciò che ho preso dal suo non essere perché sia) e il non essere, che sarebbe potuto restare non essere, sia (cioè sia prodotto da me, dall'io individuale) cioè significa pensare contraddittoriamente.

ID60925 - 10/09/2015 08:30:26 - (Dru) - Perché contraddittoriamente?

Perché la produzione e la distruzione di quegli enti in potenza implica che l'essere sia nulla, cioè implica la contraddizione. Questi i motivi speculativi del mio scritto e delle mie considerazioni di questi giorni. Certo, possiamo stare qui a piangere, a pregare e a stracciarci le vesti, ma se non guardiamo ai meccanismi del nostro pensiero, ogni preghiera, ogni strazio e ogni lacrima sarà un pretesto per non pensare e soprattutto per non risolvere le contraddizioni che stanno alla base del nostro pensiero errante.

ID60926 - 10/09/2015 08:44:52 - (Dru) - Questi, nel pensiero moderno.., la morale

nei i motivi della dissoluzione di ogni relazione.. " che la relazione può esistere come non esistere significa che si suppone che sia fondamentalmente libera dall'essere (ad esempio della vita dall'uomo)".Non esistono più ostacoli (etici, morali, di legge) alla produzione/distruzione. Questa la nuova morale nel pensiero moderno, la capacità di organizzare mezzi(enti) in vista della produzione di scopi (altri enti), l'immagine del bambino serve per produrre e serve per distruggere. In chi la adopera per muovere le coscienze, in chi vuole fermare il traffico della povertà, in tutti quegli esseri, insomma, che si credono liberi di fare.

ID60927 - 10/09/2015 08:46:24 - (Dru) - Questa la vera violenza..

ma per sapere che questa è la vera violenza, bisogna appunto conoscere il criterio che la "produce" (leggere, leggere e rileggere sopra per questo)

ID60930 - 10/09/2015 10:00:32 - (Dru) - La vera violenza

È pensare che il contenuto di una contraddizione possa davvero realizzarsi, cioè che il nulla sia.

ID60946 - 10/09/2015 15:36:28 - (Leretico) - Risposta

Ciò che alleghi a supporto di quanto dici conferma la mia posizione, non la smentisce. E' evidente che non riesco a farti cogliere quanto voglio specificare e che invece già trovi nelle parole de "La gloria" senza fare il passaggio giusto. Io non pongo la domanda "cosa devo fare?" perché nella domanda è già la risposta. Io faccio la domanda, può l'uomo che abita la terra isolata non volere? Chiaramente la risposta è no. Non può non volere. Questo è magnificamente spiegato nelle pagine di Severino che tu citi. Solo il destino comprende la verità del destino. E l'uomo mortale volendo, e poiché non può non volere, fa arrivare alal conclusione che "è proprio perché l'io dell'individuo - e ogni io diverso da quello del destino - ha fede di poter fare o non fare, e all'interno di questa fede decide e agisce, è proprio perché la non verità di questa fede esiste che il

ID60947 - 10/09/2015 15:48:12 - (Leretico) - continua

passato e il futuro e la totalità stessa dell'essente e la Gioia, sono ciò che sono - giacché la più irrilevante delle cose, come il più profondo degli errori, è ciò senza di cui la totalità dell'essente non potrebbe essere". Insomma il piano del volere (o del non volere) esiste ed è proprio perchè esiste, perché esiste questa fede, che il destino è ciò che è. Allora "l'uomo non può non volere" significa che la sua illusione di produrre un risultato è ciò che costituisce comunque (si badi non soltanto) il destino. E non può sottrarsi a questa necessità. Ecco perché affermo che il piano di questa necessità è staccato dal piano della volontà ossia che il secondo non può influire sul primo in termini di volontà anche se il primo comprende il secondo per necessità. E dunque l'uomo mortale può continuare

ID60948 - 10/09/2015 15:48:37 - (Leretico) - continua

a scegliere anche se è consapevole dell'errore, anzi non può non scegliere, non può non essere morale (o immorale). Personalmente scelgo la vita.

ID60949 - 10/09/2015 16:15:20 - (Dru) - Ma l'uomo che abita la terra isolata abita anche il Destino

questa è contesa. Certo per l'uomo che abita la terra isolata il destino è l'inconscio che non si mostra finché la vita della terra isolata non tramonti, ma questo fatto non cancella lo sfondo, lo nasconde. Ora la cosa è un tantino più complessa di come la riduci. La scelta è alienazione della verità e in quanto tale è l'impossibile che dalla terra isolata (dalla coscienza dell'io individuale) è reso possibile, ma in quanto verità(coscienza dell'io del destino) è l'irraggiungibile, è il nulla, certo che il nulla come contraddizione esiste (Ho visto solo ora che hai aggiunto altro e anche la parte de La Gloria che compendia il mio). Non capisco a questo punto dove non farei il passaggio giusto, perché mi interessa risolvere le mie contraddizioni, basta però che lo siano. La soluzione di una contraddizione è il suo apparire, quando appare essa è risolta, la mia non mi appare,

ID60950 - 10/09/2015 16:22:34 - (Dru) -

aiutami per piacere..., io però ho notato le tue in poche righe. Non è forse che è il tuo ad essere un assetto variabile? Il destino non è qualcosa che si può possedere o che si può scambiare o fare e distruggere, però si può pensare, in quanto il pensiero è parte del destino. Attenzione, non può sottrarsi l'uomo mortale a questa necessità, ma può il destino mostrare la vera volontà, come necessità di ciò che accade per come accade, certo è necessario che il mortale tramonti perché questo, nel linguaggio non più del mortale, sia presente.

ID60964 - 10/09/2015 19:19:22 - (Leretico) - La tua contraddizione

La tua contraddizione è usare il piano staccato della necessità spacciandolo per piano di una volontà che si contrappone ad un'altra volontà.

ID60970 - 10/09/2015 19:52:37 - (Dru) - O

la tua. Mai avuto coscientemente l'intenzione... ma si vede che hai quest'impressione, d'altronde ancora l'anno scorso, quando mi chiedevi, come in qualche riga sopra, si gestire il destino, perché altrimenti, a parer tuo tutto sarebbe stato inutile, ti feci l'esempio delle due navi e dell'abbordaggio. L'anno scorso mi spingesti all'arrembaggio? Da parte di caravelle Destino a caravella Terra Isolata, e io ti esortai alla pazienza e alla comprensione... perché oggi vedi il capitano di quella caravella produrre la tua stessa contraddizione? Non è forse che la tua lenta e progressiva comprensione necessità di vittime?

ID60971 - 10/09/2015 19:56:43 - (Dru) - Fatto con cell. corretto...

60970 - 10/09/2015 19:52:37 (Dru) O la tua. Mai avuto coscientemente l'intenzione... ma si vede che hai quest'impressione, d'altronde ancora l'anno scorso, quando mi chiedevi, come in qualche riga sopra, di gestire il destino, perché altrimenti, a parer tuo tutto sarebbe stato inutile, ti feci l'esempio delle due navi e dell'abbordaggio. L'anno scorso mi spingesti all'arrembaggio. Da parte di caravella Destino a caravella Terra Isolata, e io ti esortai alla pazienza e alla comprensione... perché oggi vedi il capitano di quella caravella produrre la tua stessa contraddizione? Non è forse che la tua lenta e progressiva comprensione necessità di vittime?

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