Profughi a Roncone, ok dal Consiglio pastorale

«Da ieri in paese e nel circondario la gente è non solo preoccupata, ma anche rassegnata. L’imminente introduzione del Progetto “Roncone Nostrum“ rappresenta per la cittadinanza non una sconfitta, ma molto di più» dice Catia Maria Amistadi, consigliere comunale di minoranza.

Come già da giorni si sapeva (la riunione di ieri l’altro lo ha confermato) i profughi a Roncone arriveranno molto presto.
Per ora saranno una decina, alloggeranno tra le Contrade Gaiola e Tagnè, dentro al caseggiato dalle ante azzurre finora rigorosamente chiuse, appartenente alla Fondazione Sordomuti di Trento, il cui contratto d’affitto è stato definito e già sottoscritto con la Provincia da almeno una settimana.

Sarà lì, nella Casa don Santo Amistadi, che i profughi, con l’obbligo di firma quotidiana e per un arco di tempo di diciotto mesi, cercheranno di imparare a vivere e convivere in suolo italiano.
Ancora non si sa se si autogestiranno o se invece - pur non lavorando - toccherà alle solite cooperative fornire pasti, sostentamento e magari anche l’insegnamento della lingua.

Donna Catia Amistadi, un tempo docente e poi anche vice sindaco di Bortolo Bazzoli, ma ora consigliera comunale di minoranza, torna ad insistere quando senza mezzi termini definisce «nomenklatura e azionariato Pd della Tione bene» quelli che siedono nelle prime tre file a ridosso del soppalco.

E aggiunge: «Già che ci siete portatevene alcuni anche nel paese capoluogo di valle». La gente l’ha ripagata con un prolungato applauso.
Poi sarà di nuovo lei ad incalzare più volte la signora Borgonovo quando torna a dire che quella scelta calata dall’alto andava gestita diversamente.

La Borgonovo ha risposto così: «Una parte della vostra comunità ha fatto e voluto questo».
«L’operazione accoglienza - chiosa di nuovo la Amistadi - poteva anche essere assecondata, ma l’operazione andava preventivamente presentata e non aggirata come è stato furbamente fatto».

La Borgonovo Re si becca pure dei fischi, anche per come sta gestendo la questione sfoltimento ospedale di Tione .
L’assessora risulta scortata dal suo dirigente Silvio Fedrigotti originario di Tiarno di Sotto.
Sarà lui a fornire a sommi capi modi, convivenza e costi del Progetto “Roncone Nostrum”.

La docente e donna di chiesa Laura Pedrini, fra coloro che hanno condotto l’operazione, si mostra soddisfatta e non solo ha dato il suo scontato benestare, ma con una buona dose di orgoglio ha fatto intendere che a gestire il tutto non è stata l’amministrazione comunale, ma piuttosto il Consiglio pastorale in toto, di cui lei fa parte: «Noi abbiamo deciso così e così sarà».

In sala c’era pure don Celestino Ritz, che ha preso la parola solo quando il più dei presenti, essendo quasi mezzanotte, hanno già varcato la soglia di casa e magari hanno già preso sonno: «Il prete ha il diritto di intervenire, ma il suo “credito“ nei nostri confronti risulta essere in caduta libera, lo scriva pure» hanno affermato alcune donne mentre se ne stavano andando.

Molti gli interventi “moderati” da Gianni Bazzoli, in un auditorium stracolmo di gente. Tra il pubblico anche i consiglieri provinciali Rodolfo Borga e Mario Tonina, con quest’ultimo che solitamente interviene e stavolta non lo fa.
A pronunciarsi è invece l’ex sindaco di Mezzolombardo, che qualche difficoltà ai promotori di “Roncone Nostrum” la crea, quando parla ed insiste su «legalità e comprensibili paure».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche una straniera dell’Est con casa a Roncone, quando dice e ripete di «temere per i suoi due figli».
Ci sono anche i concittadini Guido Oliana, padre comboniano, nonché Agostino Bazzoli, medico di frontiera, invitati a parlare per primi: purtroppo dalla terza fila in giù le loro esperienze non sembrano interessare più di tanto.
Il missionario trova anche il modo per attaccare Matteo Salvini.

Poi è la volta di Celeste Bazzoli, consigliere di Destra, e dell’albergatore Nilo Bonenti, i cui affondi sono sin troppo emotivi, ma condivisi dai più dei presenti.

A stemperare clima ed umori è Bernardo Amistadi, già presidente degli Amici del Pedale e nipote del compianto don Santo (a cui è riconducibile il convitto per provenienti oltremare): l’idraulico, a differenza di altri, non ha ne timori ne preclusioni circa i nuovi che stanno per arrivare.

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