13 Giugno 2015, 09.45
Roè Volciano Garda Valtenesi
Meccaniche della Meraviglia

Una Via Crucis per la cappella dell'ex cotonificio

di Redazione

Nell’ambito della rassegna “Meccaniche della Meraviglia 10” sarà inaugurata domenica a Roè Volciano una nuova Via Crucis dell’artista Marco La Rosa


Domenica 14 giugno si inaugurano le tre mostre del secondo blocco di Meccaniche della Meraviglia 10. Il Giardino Botanico della Fondazione Heller a Gardone Riviera, la Cappella dell’ex Cotonificio De Angeli Frua a Roè Vociano e Palazzo Leonesia a Puegnago del Garda saranno le splendide sedi in cui installazioni site specific, appositamente realizzate, magicamente dialogheranno con le architetture dei luoghi.

Alle  11 a Gardone Riviera presso il giardino botanico Fondazione Heller sarà inaugurata l’opera “Touch the sound” Maddalena Fanconi.
L’artista vive e lavora a Brescia dove ha esposto in due principali sedi storico-culturali: la Pinacoteca Tosio Martinengo e il Museo Santa Giulia (2009).
Nel 2013 partecipa alla sua prima collettiva internazionale a Praga nel contesto dell’Edition Lidu. Nel 2014 realizza un’installazione sonora per il FAI dalla quale scaturisce un lavoro intitolato “Touch the sound” esposto nel 2015 al Museo Lechi di Montichiari. Diplomata all’Accademia di Belle Arti SantaGiulia, Fanconi ha preso parte a diversi workshop internazionali. Il suo percorso artistico si basa su ricerche di contenuto abbinate a sperimentazioni di materiali e tecniche - da quelle più tradizionali sino alle nuove tecnologie – applicandosi ecletticamente in campi eterogenei, lasciando il suo lavoro ancora aperto ad evoluzioni.

Alle 13 a Roè Vociano nella cappella dell’ex cotonificio De Angeli Frua verrà inaugurata una Via Crucis di Marco La Rosa

 “L’idea alla base di questo progetto – spiega l’autore – è la rappresentazione in chiave contemporanea della Via Crucis (percorso doloroso di Cristo che si avvia alla crocifissione sul Golgota).
Il numero e il nome delle stazioni cambiarono radicalmente in diverse occasioni nella storia della devozione, oggi il numero di quattordici (14) stazioni sembra universalmente accettato. L’ordine e il nome delle singole stazioni può variare in base alla fonte cui ci si riferisce (Via Crucis tradizionale e Via Crucis biblica), nello specifico mi sono attenuto alla rappresentazione della Via Crucis tradizionale, con 14 stationi.
Visto l’ambiente espositivo ho iniziato subito a ragionare sullo spazio e sul dialogo che esso poteva avere con il lavoro. Ho immaginato di abbinare ad ognuna delle 14 stationes una “scultura semplice” (sia nella forma che nel colore) che rappresentasse, secondo la mia interpretazione, quel preciso momento di percorso, con una forma ben precisa e netta. Ho cercato di raggiungere, dopo diversi progetti e passaggi, una sintesi assoluta di forma e contenuto…cercando un giusto compromesso tra etica ed estetica.
Forme e immagini pure di colore bianco che saranno installate in questo ampio ed unico spazio, a rappresentare una storia, un percorso, un cammino con un suo inizio e una sua fine. Una metafora della vita.
Le dimensioni delle sculture sono tutte proporzionate al mio corpo nelle varie e differenti posizioni adottate di volta in volta.
La struttura interna delle opere è in legno, successivamente ricoperto da un impasto di cemento bianco e collante ed infine dipinto di colore bianco ad olio”.

Marco La Rosa nasce a Brescia nel 1978. Dopo essersi laureato in Giurisprudenza nel 2005, si diploma in Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti Santagiulia di Brescia nel 2011. A partire dal 2009 espone in mostre personali e collettive, sperimenta la collaborazione con altri giovani artisti aprendo lo Spazio Labus a Brescia; il suo lavoro è stato seguito, ad oggi, da critici e artisti, tra i quali Mauro Panzera, Massimo Uberti, Ilaria Bignotti e Maggie Cardelus. Recentemente ha partecipato ad Arte Accessibile Milano 2011, presso la prestigiosa sede del Sole 24Ore a Milano, ottenendo positivi riscontri di critica e pubblico. Vive e lavora tra Brescia e Milano.

Alle 18 a  Mura di Puegnago del Garda presso Leonesia, Fondazione Vittorio Leonesio sarà inaugurata la mostra “Prospettive dal Vicino Oriente” di giovani artisti iraniani in Italia, a cura di Aldo Iori.

La mostra si pone come incontro e riflessione tra due culture che si osservano e si relazionano. Questo in un momento storico che spesso  vede contrapposizioni piuttosto che dialoghi, ma anche un rinnovato interesse per ciò che troppe volte è stato considerato lontano dalla centralità occidentale. Ne sono prova le vaste rassegne sull'arte contemporanea iraniana degli ultimi cinquant'anni realizzate lo scorso anno al Centre Pompidou di Parigi e quest'inverno al MAXXI di Roma.
I quattro artisti scelti, Navid Azimi Sadjadi (1982), Leila Mirzakhani (1978), Maziar Mokhtari (1980) e Neda Shafee Moghaddam (1975) sono giunti in Italia alcuni anni orsono con un bagaglio culturale e iconografico già consolidato nel proprio paese e si sono specializzati nelle arti a Roma, dove ancora risiedono.  Le loro opere rivelano la necessità di dare forma a poetiche che siano frutto di un dialogo tra storie e linguaggi differenti ma dalle lontane radici comuni e oramai ampiamente confrontabili all'interno di una cultura che ha travalicato i confini geografici.

La mostra vuole sottolineare la necessità di un differente approccio alla giovane arte extraeuropea (di un Oriente 'vicino') e di come non sia solamente la cultura occidentale a osservare ciò che avviene in terra lontana nel campo delle arti visive, ma che gli sguardi prospettici siano doppi, reciproci: è necessario focalizzare l'interesse sulla riflessione di chi, all'interno di una secolare tradizione di viaggiatori culturali e studenti, viene in Italia a perfezionare i propri studi e osserva l'arte antica e contemporanea occidentale riportandola all'interno di un proprio pensiero, in inedite soluzioni formali e con nuovi linguaggi. Le opere si collocano quindi sul sottile confine tra due culture secolari che si aprono al mondo e alla contemporaneità globale in posizione critica nei riguardi sia della propria tradizione che della diversità altrui, che deve essere intesa come arricchimento nel confronto. Posizione consapevole e libera sia da elementi meramente folclorici che da letture orientate da esotismi e, soprattutto, da condizionamenti ideologici e preconcetti.

Ad ogni inaugurazione la Strada dei vini e dei Sapori del Garda e Golden Food offriranno un gustoso assaggio di prodotti locali
 


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