Ad essere dismessa è stata solo la ferrovia?

Avete mai notato la presenza di bassi pilastri in cemento a distanza regolare lungo tutta la pista?
Sono le ultime tracce di quello che fu il collegamento via treno da Rezzato a Vobarno attivo dal 1897 fino al 1967.
Le ultime spoglie di quello che fu il trasporto su rotaia di persone e merci fino alla scelta di optare per la gomma.

Sono numerose in tutta Italia le tratte ferroviarie dismesse fortunatamente recuperate ed utilizzate tutti i giorni per godersi una camminata o una pedalata lontano dal traffico.
Lungo tutto il percorso sono anche visibili le vecchie stazioni ferroviarie come quella appena restaurata ed adibita a sede dei volontari dell’ambulanza A.N.C. di Roè Volciano, quella in zona mercato a Gavardo oppure a Prevalle.

Immagino come poteva essere di sollievo per i nostri nonni disporre di un mezzo simile per recarsi in città in un epoca in cui i trasporti non erano propriamente rapidi.
Nei 70 anni di esercizio la ferrovia Rezzato-Vobarno ha visto succedersi molti proprietari nel tentativo di metterla nelle condizioni di camminare con le proprie gambe.

Il boom economico e la disponibilità improvvisa di capitali nelle mani delle famiglie, che hanno cominciato a permettersi tutte quante mezzi di trasporto personali, ne ha sancito il prematuro declino passando per uno stato di abbandono, fino ad arrivare alle condizioni attuali grazie al passaggio del demanio ferroviario ai Comuni e alla loro riqualificazione.

Sono molte le ferrovie dismesse in Italia, binari su cui è corsa la storia industriale di questo paese.
Quante persone si sono conosciute lungo quella rata, quante famiglie si sono create grazie a quello sbuffo di fumo della locomotiva?

La ferrovia avrebbe ancora un senso ai giorni nostri?
È difficile dirlo. La possibilità di un mezzo di trasporto alternativo all’autovettura parta da Vobarno e arrivi a Brescia è vista come un miraggio oggigiorno, basti pensare ai progetti di ampliamento della metropolitana di Brescia fino a Rezzato che non decollano mai viste le ristrettezze economiche.

I nostri nonni probabilmente ci videro giusto nell’immaginare e nel costruire una ferrovia in queste zone.
La mattina in coda sulla tangenziale in direzione Brescia immaginiamo come sarebbe bello trascorrere una mezzora seduti sul sedile di un treno a conversare con i nostri vicini di posto in tranquillità invece di stressarci ancor prima di giungere al lavoro.

La morale? Si stava meglio quando si stava peggio.

.in foto: incrocio di strade ferrate ai Tormini
.10 giungo 2014,il contributo di Nerino Mora