Festa della mamma: miti e credenze sulla gravidanza

Ogni nazione ha il proprio aneddoto da cui nasce la commemorazione, anche se le origini riguardano il mito greco e Rea, sposa di Crono, il quale, per la paura di essere spodestato, ingoiava i figli.
Sarà Rea a salvare Zeus, facendo mangiare al marito una pietra avvolta in un fagottino.

Affonda dunque le radici nella culla della civiltà occidentale, ma si festeggia anche in Africa e in Asia. In Italia, dove cade nella seconda metà di maggio, nacque a Bordighiera nel 1956 per iniziativa dell'allora sindaco e si diffuse più tardi in tutto il Paese, a partire dall'Umbria, dove venne accolta con calore dal parrocco Tordibetto di Assisi.

Parliamo invece delle tradizioni più popolari legate alla mamma, non tanto celebrate nel giorno della sua festa, bensì, coltivate tutto l'anno e comunemente associate al momento della gravidanza, fondamentale per ogni madre.

La donna incinta era considerata quasi sacra e veniva rispettata da tutti, mentre invece la sterilità in alcune donne era vista come un'infamia.
Era consiglio comune non concepire il bambino in un giorno ventoso o a ridosso delle festività religiose come la Pasqua o il Natale, altrimenti il neonato sarebbe stato superbo.
Al momento dell'annuncio, quando ancora si viveva in casa con la famiglia allargata, si diceva di annunciarlo davanti a tutti, altrimenti il bambino sarebbe stato muto.

Nell'alimentazione, si diceva alle donne di mangiare per due e di bere l'olio di ricino per evitare la stipsi.
Era credenza comune inoltre che se si avvertiva bruciore allo stomaco, era per i capelli del neonato.

Infine, per indovinare il sesso del neonato, si diceva di lanciare in aria l'osso sternale biforcato di un volatile: se fosse caduto convesso, il neonato era maschio, concavo invece per la femmina.