16 Aprile 2015, 14.23
Valsabbia Vestone
Banche

Tutto partì con «Libertà, Eguaglianza, Umanità»

di Giancarlo Marchesi

È notizia di questi giorni che la Banca cooperativa Valsabbina è stata premiata nell’ambito del riconoscimento assegnato da Unioncamere alle "imprese storiche" bresciane. Un riconoscimento meritatissimo, vediamo il perchè


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La banca popolare vestonese è tra le 12 imprese bresciane premiate presso la sede della Camera di Commercio di Brescia per aver ottenuto, nel 2014, l'iscrizione al "Registro nazionale delle imprese storiche", istituito nel 2011 da Unioncamere Nazionale, in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia.

L’idea di dar vita all’istituto di credito nacque all’interno della Società di mutuo soccorso «Libertà-Eguaglianza-Umanità» di Vestone, i cui dirigenti erano vicini alle posizioni politiche di Zanardelli.

Nell’autunno del 1897 Mario Pagnoni sollecitò la presidenza della Società di mutuo soccorso a prendere in considerazione la proposta di creare un istituto di credito, riorganizzando in maniera organica il servizio di prestiti già istituito all’interno dell’ente mutualistico.

I dirigenti della Società «Libertà-Eguaglianza-Umanità» fecero propria l’iniziativa e si adoperarono, attraverso la costituzione di un apposito comitato, per giungere alla concreta realizzazione della proposta.
Dopo una serie di riunioni svoltesi nei primi mesi del 1898, il comitato elaborò un progetto di statuto e lo sottopose all’attenzione dell’onorevole Bortolo Benedini, esponente politico zanardelliano, già segretario della Camera di commercio di Brescia e consigliere di numerose istituzioni creditizie locali.

Nella primavera del 1898 (8 maggio) il comitato convocò l’assemblea costitutiva della Cassa Cooperativa di Credito Valsabbina, alla quale parteciparono numerosi esponenti del ceto dirigente valsabbino.
Tenuto conto dell’esito positivo della riunione e del numero rilevante di adesioni raccolte, il 5 giugno 1898, con atto del notaio Amilcare Zampiceni, fu fondata a Vestone la Cassa Cooperativa di Credito Valsabbina.

La Banca cooperativa vestonese dovette molto fin dalla sua nascita all’iniziativa di Giuseppe Bonetti, Santo Moneta, Angelo Restelli e Mario Pagnoni.
Il loro contributo fu fondamentale non solo per la vicinanza all’ambiente politico zanardelliano della provincia, ma anche per la capacità di raccogliere attorno al progetto un discreto numero di sostenitori.

I soci fondatori della Cassa
erano possidenti, professionisti, commercianti e notabili vicini al movimento solidaristico e filantropico che si riconosceva nella locale Società di mutuo soccorso e non vi è dubbio che tali presenze procurarono un significativo vantaggio in termini di immagine alla nuova banca.

Tuttavia l’adesione di molti degli esponenti di spicco dell’ambiente economico e sociale valsabbino, oltre a assicurare all’istituto creditizio un tangibile ritorno promozionale, garantiva un canale privilegiato per l’accesso al credito, sia per i rapporti che gli amministratori della Cassa riuscirono ad instaurare con alcune delle maggiori realtà bancarie provinciali, sia per la forte connotazione politica dell’istituto.

Non si può altrimenti spiegare solo con l’affidabilità della nuova realtà bancaria
la vantaggiosa apertura di credito in conto corrente concessa dal Credito Agrario Bresciano all’ istituto valsabbino nella primavera del 1899.
D’altro canto, se il forte legame con il tessuto economico valligiano assicurava da un lato una indubbia agilità di gestione e una spiccata autonomia operativa, dall’altro, le difficoltà congiunturali di un ambiente così circoscritto come la Valle Sabbia potevano compromettere lo sviluppo della banca, se la dirigenza della Cassa Cooperativa di Credito Valsabbino non fosse stata in grado di intrecciare proficui rapporti di collaborazione con un istituto di credito superiore.

La distribuzione geografica dei soci fondatori della banca evidenzia il forte attaccamento con il proprio ambiente socio-economico: la totalità dei sottoscrittori risiedeva in provincia di Brescia e quasi la metà viveva a Vestone.

La massiccia partecipazione dei possidenti, professionisti e artigiani vestonesi
alla costituzione del nuovo istituto bancario non deve certo stupire, poiché nel corso della seconda metà dell’Ottocento Vestone era andato assumendo un ruolo di primo piano nell’economia della valle, divenendo il punto di riferimento della élite valligiana, dato che era sede di importanti uffici amministrativi e giudiziari tra i quali vanno ricordati l’Ufficio del registro, quello delle imposte e l’Ispettorato forestale.

Proprio per queste sue spiccate caratteristiche di centro amministrativo e commerciale, Vestone non era assimilabile né alle altre realtà territoriali dell’omonimo mandamento, che potevano contare solo sulle poche risorse ottenibili dall’agricoltura montana e dall’artigianato, né alle realtà di fondovalle (Vobarno, Roé Vociano, Villanuova), che ospitavano grandi complessi industriali.





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