11 Dicembre 2007, 00.00
Roè Volciano
Bicentenario garibaldino

L'Eroe dei due mondi di passaggio a Volciano

Nell’anno che celebra il bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi non si potevano non ricordare i due passaggi che l’eroe dei due mondi effettu con i suoi garibaldini a Volciano.

Nell’anno che celebra il bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi non si potevano non ricordare i due passaggi che l’eroe dei due mondi effettuò con i suoi garibaldini a Volciano.
La prima testimonianza l’abbiamo da Francesco Carrano nel suo “I cacciatori delle Alpi, e la campagna di Garibaldi in Lombardia nel 1859”.
Il 15 giugno i garibaldini hanno subito nelle campagne tra Rezzato e Castenedolo la loro unica sconfitta durante la seconda guerra d’indipendenza. Carrano, capo di stato maggiore della brigata, ricorda come “nelle ore di vespro del 17 tutta la brigata col Garibaldi a capo entrò in Gavardo, dove fu ricevuta con ogni maniera di esultanza e d’acclamazione, e la sera passò il Chiese sul ponte ottimamente ristabilito con tavoloni dai più esperti e animosi di quella popolazione, e marciò compatta e bene fiancheggiata ed esplorata fra le tenebre, e massime dal lato di Soprazzocco, alla volta di Salò.
A circa due miglia e mezzo da Gavardo la strada si parte in due; il braccio a levante mena a Salò, e la via a settentrione sale per Vobarno lungo il Chiese in Val Sabbia. Quasi tre quarti di miglio dal bivio suddetto sulla via per Vobarno sta il santuario di S. Pietro.
Era notte. Il generale fece occupare il bivio, mandò distaccamenti di fianco a riconoscere il sentiero che a destra dal bivio mena a Soprazzocco, e piccole pattuglie di cavalli sulla strada avanti e a spalle, ed egli andò con due battaglioni a occupare il santuario di S. Pietro.
Mandò innanzi il maggiore Bixio col suo battaglione, ordinatogli di accostarsi a Salò scendendo per il sentiero che corre giù da S. Pietro per Rucco, e occupare la città. Già si sapeva che vi erano pochi Austriaci”.
In quel tempo le frazioni di Tormini e di Roè non esistevano ancora e dall’altura dove si ergeva isolata la chiesa di San Pietro si dominava quel vasto e fertile anfiteatro naturale che, solcato da tortuose stradicciole che s’internavano in un labirinto di vigneti e di oliveti, scendeva fino al lago, segnato dalle case di Liano, da quelle di Gazzane che le facevano corona e dai borghi di Volciano, Rucco, Trobiolo e Agneto. Affacciato al loggiato della chiesa Garibaldi riusciva ad avere un’ottima visuale per sistemare i suoi uomini e poter così discendere il giorno successivo a Salò, lasciando il primo reggimento ad occupare queste e le alture circostanti che conducono alla via per Vobarno e alla Val Sabbia.
Nell’archivio storico comunale sono conservati numerosi documenti che testimoniano la permanenza della truppa garibaldina per più giorni nel territorio volcianese.

La seconda testimonianza ci è fornita da Anton Giulio Barrili, che nel suo “Con Garibaldi alle porte di Roma” racconta la campagna della terza guerra d’indipendenza. È il 1866, i volontari garibaldini vennero raccolti in dieci reggimenti e inviati nelle valli bresciane a fronteggiare eventuali discese austriache. Alcuni reggimenti vennero acquartierati nel territorio volcianese. “A noi dell’ottavo reggimento”, racconta Barrili, “era toccata una mezza fortuna, quella di esser mandati a San Pietro in Liano, bella eminenza alle spalle di Sàlò, che chiude da tramontana gli sbocchi della Val Sabbia, e vede da mezzogiorno e sopraggiudica le acque del Garda.
È lassù una bellissima chiesina, un po’ disadorna dentro, ma ornata di fuori d’un vaghissimo loggiato, di due pietre sepolcrali con bassorilievi dei primi secoli dell’era cristiana, e soprattutto di una veduta stupenda. Per giunta, c’era allora un arciprete, fior di galantuomo, con cui si stava volentieri a discorrere. Dei molti luoghi che ho veduti nelle mie corse strambe, questo solo ha lasciato in me una profonda memoria e il desiderio di rivederlo.
Dappertutto mi ha perseguitato il dolce pensiero di Genova: San Pietro in Liano, colla sua veduta del Garda, che mi raffigurava un lembo di mare, mi accarezzò per tre giorni le reminiscenze linguistiche; e mi pareva che là, in quella solitudine elevata, se ci avessi avuto chi so dir io, ci sarei vissuto contento mill’anni”.
Barrili prosegue il suo racconto ricordando “il vicino paesello di Gazzane, dove mi capitò di vedere una vecchia casa nello stile del Cinquecento, scialba e malinconica, sulla cui facciata, all’altezza del primo piano, era murata una lista di marmo, sulla quale si leggeva incisa a grossi caratteri questa dolente apostrofe della Sacra Scrittura «O vos qui transitis per hanc viam sistite et videte si est dolor sicut dolor meus »”.
La figura di Garibaldi rimase a lungo nella memoria collettiva di Volciano tanto che nel 1860 due volcianesi lo seguirono nella spedizione per la liberazione del meridione d’Italia e il 15 novembre 1891, durante la seduta del Consiglio Comunale il consigliere Achille Gobbini propone di apporre una lapide dedicata a Garibaldi all’esterno della Chiesa di S. Pietro.
Dopo ampia discussione il Presidente del Consiglio Comunale, Italo Odorici che è anche il Sindaco, propone di collocare la lapide nella frazione di Volciano sulla casa di Bonetto Bonetti, morto da poco tempo.
La proposta venne approvata con 11 voti favorevoli contro 2 per alzata e seduta, fissando di stanziare nel bilancio comunale 1892 lire 30 per l’esecuzione di detta deliberazione: ma poi non se ne fece più nulla.

Antonio Tantari


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