Impastare l'infanzia

Cosa c'è di più bello del profumo di pane appena sfornato, insieme ai sentori di zucchero a velo e vaniglia? Non è la gola, né il desiderio che ce lo fa apprezzare.
Amiamo la fragranza degli impasti fatti in casa, perché ci ricordano pensieri felici, affettuosi e teneri, anche se magari non li abbiamo mai vissuti in prima persona.

Quando sono nei paraggi, passo spesso al Forno Facchetti, anche solo per fermare tutto e ricordare il profumo inebriante dell'infanzia.
Nessun altro posto sforna torte come le loro: alla faccia del cake design e delle paste colorate di fluo; uova, farina, burro e tanto olio di gomito.
La nobile semplicità dei sapori di una volta.

Nel 1968 Domenico Facchetti apre nello stabile del Gezzoli il suo panificio.
Imparò il mestiere del al forno di Agnosine di Chiodi, fin da quando aveva 14 anni, dopo aver lavorato in forneria a Livemmo.
Un mestiere pittoresco quello del fornaio, che si alza prima di tutti, persino del mattino stesso. Cominciano ad impastare alle due del mattino, per aprire alle sei con brioches, croissant, pane di tutti i tipi, biscotti e torte.

Capita di notarli così presto, quando si parte per il mare o per la gita fuori porta, in quelle notti estive in cui ci sentiamo dei fuggitivi e carichiamo le borse in macchina.
Fu in una notte come questa che mi accorsi, alle tre del mattino, della luce fioca che usciva dalla finestra del forno. Oggi, a quell'ora, i giovani  rientrano a casa dopo qualche birra, per svagarsi dopo le ore in ufficio o in fabbrica.
Chi saranno i fornai di domani?

Il Forno Facchetti è noto, più di tutto, per la sua torta di rose.
Si tratta di un capolavoro artigianale, che quasi dispiace a mangiarla.
Giuliana, la nuora, mi racconta provenga dalla ricetta di una signora del paese, che la preparava in casa. La fece avere al forno e fu proprio con Domenico che si diffuse nelle case di tutti.

«Ne sforniamo circa dieci al giorno, in settimana, arrivando alle 60-70 durante il week end», mi racconta Giuliana. Proprio mentre parliamo, entra una signora che ne chiede una, emettendo un sospiro di delusione sincera, allo scoprire che sono già finite.

Non che a noialtre ci venga male la torta di rose, ma come non approfittare di un dolce appena fatto, profumato, che disegna riccioli di rose che paiono petali veri e hanno lo stesso sapore di quelle fatte in casa, con gli ingredienti più ricercati?
Che poi, alla fine, è ancora più buona, non solo per il suo inconfondibile sapore, ma perché ci sovviene il dolce mistero della notte al forno.

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