01 Marzo 2015, 06.45
Pertica Bassa Valsabbia
Briciole di Cultura

Lite col Comune per uno stipendio adeguato

di Alfredo Bonomi

L’amministrazione austriaca del Regno del Lombardo-Veneto, dopo il crollo napoleonico del 1815, ha l’indubbio merito di aver favorito l’istruzione attraverso la capillare istituzione di scuole statali e comunali


L’insegnamento, sostenuto dalle antiche confraternite in modo un po’ caritativo, si configurò come un dovere preciso da parte dello Stato e dei Comuni.
Lo sforzo dell’Austria nel campo dell’istruzione dopo il 1815 fu massiccio e coinvolse energicamente i Comuni.

Anche in Valle Sabbia di conseguenza mutò radicalmente l’impegno delle comunità locali nei confronti della scuola.
L’azione del governo produsse i risultati più incisivi nell’ambito dell’istruzione elementare.
Il Decreto sull’istruzione elementare del Lombardo-Veneto, che introduceva il modello di scuola elementare austriaco, venne approvato nel 1818.

Il sistema prevedeva una suddivisione di massima nell’insegnamento elementare tra scuole maggiori (di 3 o 4 classi) e scuole minori; le prime, regie, situate nelle città sedi di governo e nei capoluoghi di provincia, dipendenti anche dal punto di vista finanziario direttamente dal Governo, le altre comunali, dislocate in tutti gli altri Comuni, per lo più rurali, dipendenti da questi e da essi finanziate.

Non fu facile convincere le autorità locali ad accettare l’onere ed a dare efficace impulso agli intendimenti governativi.
La situazione andò però modificandosi in tempi abbastanza brevi.
Nel 1832, quindi 14 anni dopo l’emanazione della legge di riforma, solo 98 Comuni dei 2234 Comuni lombardi erano privi di scuole maschili, ma per l’istruzione elementare femminile risultavano inadempienti il 66,9% dei Comuni.

L’impegno dell’Austria fu massiccio: nel 1841, nel capitolo dell’istruzione pubblica, il Lombardo-Veneto assorbiva oltre 1/3 dell’insieme delle spese imperiali relative, con un esborso di 2.987.000 fiorini su un totale generale di 8.083.000.

L’impatto sui Comuni della Valle Sabbia della nuova legislazione sull’istruzione fu notevole.
Nonostante alcune vistose resistenze, di fatto, ogni Comune della Valle prima del 1845 aveva aperto sia scuole maschili sia scuole femminili.

Un discorso a parte merita la qualità dell’insegnamento offerto perché il reclutamento degli insegnanti era sempre condizionato dalla consistenza degli stipendi, quasi sempre troppo bassi e spesse volte strappati alle autorità locali dopo lunghe ed estenuanti contrattazioni.
Il commissario distrettuale di Vestone, ricordò spesso ai Comuni a lui sottoposti l’obbligo di retribuire gli insegnanti con stipendi decorosi.
Non era raro il caso che per non aumentare gli emolumenti gli amministratori accampassero giudizi negativi sulla qualità dell’insegnamento.

La nomina dei parroci a Direttori delle scuole elementari e dei vicari foranei ad ispettori scolastici, negli intendimenti delle autorità governative, non aveva solo lo scopo di mantenere rapporti di stretta collaborazione con la Chiesa, ma anche quello di mettere autorevoli calmieri ad eventuali intemperanze comunali.

Un caso risulta emblematico per comprendere bene questa strategia ed è la vicenda del bravo maestro Fioravante Ghidinelli di Avenone e delle sue disavventure nei  rapporti con gli amministratori del piccolo Comune.
Val la pena di ripercorrere velocemente lo svolgersi dei fatti perché è un esempio del modo di comportarsi delle autorità comunali di fronte agli obblighi di aprire regolari scuole e di retribuire i maestri, a più di 30 anni dall’entrata in vigore della legge.

Seguiamo le tappe più significative.

Il 4 aprile del 1855, in seguito alla richiesta di aumento di stipendio da parte del maestro, il Direttore della scuola, cioè il parroco di Avenone, sostiene in una nota che «…il maestro attuale Fioravante Ghidinelli è provvisto di sufficienti mezzi indipendentemente dal salario annesso all’impiego di maestro…».

Il maestro però insiste nella sua richiesta.
I maggiorenti del Comune, per non concedere l’aumento si lamentano della sua condotta e mettono in dubbio la sua professionalità con diverse lettere, alcune assai pesanti.
A questo punto inizia una fitta rete di missive tra il Deputato del Comune che parla a nome del “Convocato di Avenone”, il parroco locale, il Direttore delle scuole, l’arciprete di Idro, Don Spinelli, ispettore scolastico, ed il Commissario distrettuale di Vestone.
Il maestro Ghidinelli non si perde d’animo.

In data 17 marzo 1857 domanda «aumento di soldo sino alle 300 lire».
La Deputazione comunale nega l’aumento ed il 13 aprile del 1857 scrive all’I.R. Commissario di Vestone lamentandosi della condotta del maestro.

Come risposta alla mossa l’insegnante inoltra nuova richiesta il 20 novembre 1857.
Il “Convocato di Avenone”, pressato dalle autorità superiori, adotta una delibera interlocutoria il 5 maggio 1858.
Il Commissario di Vestone, chiamato in causa ed impressionato dalle resistenze delle autorità comunali, invia il 3 luglio del 1858 alla Delegazione di Brescia la delibera del Comune di Avenone.

Entra allora in scena l’ispettore scolastico Don Spinelli che conduce una visita ispettiva alla scuola di Avenone il 22 agosto 1858 per raccogliere elementi obbiettivi.
Trova gli scolari preparatissimi.

Pochi giorni prima, e precisamente il 20 agosto,
i Deputati del Comune di Avenone, consapevoli che una visita ispettiva avrebbe dato ragione al maestro, avevano adottato una deliberazione nella quale riconoscevano le capacità dell’insegnante, il merito per avere aumentato il salario, ma nel contempo sostenevano di non possedere i mezzi per attuarlo.

L’Ispettore scolastico comunica il 17 settembre 1858 al Commissario distrettuale l’esito ampiamente positivo della visita ispettiva.
Il 6 dicembre, sempre del 1858, visti i risultati positivi dell’ispezione l’I.R ispettore scolastico provinciale scrive alla Delegazione provinciale chiedendo che sia concesso al maestro l’aumento di stipendio.

Il 6 dicembre 1859 infine la Regia Intendenza Generale della Provincia scrive al Commissario distrettuale di Vestone specificando che la nuova legge sull’insegnamento pubblico prevede anche la regolamentazione dello stipendio in casi simili a quello del maestro Ghidinelli.

La vicenda si chiudeva così per “dettato legislativo”, ma è sintomatica per dimostrare le difficoltà incontrate nei piccoli Comuni nell’applicazione del programma di diffusione delle scuole volute dal Governo.

Alfredo Bonomi



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