29 Gennaio 2015, 13.16
Provincia
Centro studi Aib

Produzione industriale, quarto trimestre piatto

di Redazione

Nuovo stallo della produzione industriale al quarto trimestre, ma la crescita media annua nel 2014 è stata del 2,1%


Nel quarto trimestre del 2014 – secondo il Centro studi di AIB - l’attività produttiva delle imprese manifatturiere bresciane ha registrato una dinamica complessivamente piatta, che segue la flessione evidenziata nel periodo precedente. L’evoluzione dell’industria provinciale appare coerente con il quadro macroeconomico a livello nazionale, in cui gli indicatori congiunturali stentano a fornire chiare indicazioni di una svolta dell’attuale fase ciclica.

Nel dettaglio, la produzione industriale in provincia di Brescia ha sperimentato una flessione congiunturale dello 0,1%, mentre il tasso tendenziale (ossia la variazione dell’indice nei confronti dello stesso periodo dell’anno precedente) è risultato positivo (+0,5%). Complessivamente, il 2014 si chiude con un incremento medio della produzione del 2,1%: la componente ereditata dal 2013 è pari allo 0,4%, mentre quella propria si attesta all’1,7%. A seguito delle suddette dinamiche, la variazione trasmessa al 2015 è pari a -1,2%: ciò sta a indicare che l’anno in corso parte “zavorrato” da un’eredità negativa, frutto della progressiva perdita di slancio della manifattura bresciana nel corso dell’anno da poco concluso. La distanza dal picco di attività pre-crisi (primo trimestre 2008) è ancora molto elevata e si attesta intorno al 29%.

Le aspettative per i prossimi mesi sono moderatamente positive e propendono per un generalizzato recupero del settore manifatturiero provinciale: la debolezza dei corsi delle materie prime industriali alleggerirà il conto economico delle imprese, liberando risorse da destinare agli investimenti, che saranno inoltre favoriti da condizioni monetarie quanto mai generose. Infatti, il cosiddetto quantitative easing recentemente varato dalla BCE immetterà sul mercato reale un’ingente dose di liquidità che incoraggerà la riattivazione del circuito creditizio per imprese e famiglie. In tale contesto, il deprezzamento della moneta unica fornirà un eccezionale impulso alla competitività delle imprese esportatrici, con vantaggi sistemici per l’intera economia. Non mancano tuttavia alcune incognite che potrebbero incidere negativamente sullo scenario sopra descritto, come l’eventuale riacutizzarsi di tensioni sui mercati finanziari internazionali, connesso con l’evoluzione dei rapporti Grecia-troika e della crisi russa, nonché l’indebolimento delle economie emergenti, in particolare di quelle maggiormente esposte alle fluttuazioni delle materie prime.

La disaggregazione della variazione della produzione per classi dimensionali mostra incrementi per le imprese micro (0-9 addetti) (+0,9%), piccole (10-49 addetti) (+0,3%) e medio piccole (50-99 addetti) (+1,1%); gli operatori medio grandi (100-199 addetti) non hanno registrato alcuna variazione, mentre l’attività industriale è fortemente diminuita per le aziende grandi (200-499 addetti) (-1,4%) e maggiori (oltre 500 addetti) (-4,7%).

Con riferimento alla segmentazione della dinamica congiunturale per settori, l’attività produttiva è aumentata nei comparti: agroalimentare e caseario (+3,2%), carta e stampa (+3,3%), chimico, gomma e plastica (+1,0%), tessile (+1,1%); è rimasta pressoché invariata nei settori: abbigliamento (-0,3%), calzaturiero (0,0%), legno e mobili in legno (0,0%), metallurgico e siderurgico (+0,2%), meccanica tradizionale e mezzi di trasporto (+0,1%). È invece diminuita nel maglie e calze (-2,0%), materiali da costruzione ed estrattive (-2,7%), meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche (-2,9%).

Il tasso di utilizzo della capacità produttiva, attestatosi al 68 per cento, si è mantenuto sostanzialmente invariato nei confronti sia della rivelazione precedente (67%), sia rispetto a quanto riscontrato nel quarto trimestre del 2013 (67%).

Le vendite sul mercato italiano sono aumentate per il 35% delle imprese, diminuite per il 28% e rimaste invariate per il 37%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono incrementate per il 24% degli operatori, scese per il 13% e rimaste stabili per il 64%; quelle verso i Paesi extra UE sono cresciute per il 35%, calate per il 9% e rimaste invariate per il 59% del campione.

I consumi energetici sono cresciuti per il 24% degli operatori, con una variazione media dello 0,3%. Le giacenze di prodotti finiti sono ritenute adeguate alle necessità aziendali dall’88% delle imprese; le scorte di materie prime sono giudicate normali dal 97% del campione.

I costi di acquisto delle materie prime sono aumentati per il 17% delle imprese, con un incremento medio dell’1,2%. I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al rialzo dal 4% degli operatori, per un aumento medio dello 0,2%.

Il costo del lavoro è cresciuto per il 9% delle aziende, è rimasto invariato per l’89% ed è diminuito per il 2%. Gli investimenti effettuati nel trimestre sono aumentati per il 9% delle imprese, diminuiti per il 13% e rimasti invariati per il 78%.

Le previsioni a breve termine, pur rimanendo caratterizzate da un significativo grado di incertezza, delineano uno scenario moderatamente più roseo per l’industria bresciana, grazie al rafforzamento nei prossimi mesi del processo di crescita dell’attività economica: la produzione è infatti prevista in aumento da 27 imprese su 100, stabile dal 60% e in flessione dal rimanente 13%. Segnali particolarmente confortanti per il manifatturiero provinciale provengono dai comparti: calzaturiero, maglie e calze, metallurgico e siderurgico, meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche; dinamiche positive ma meno intense sono attese dagli operatori del chimico, gomma e plastica, legno e mobili in legno, meccanica tradizionale e mezzi di trasporto. Per contro, le prospettive sono negative per abbigliamento, agroalimentare e caseario, carta e stampa, materiali da costruzione ed estrattive, tessile.

Gli ordini provenienti dal mercato domestico sono in aumento per il 15% degli operatori, stabili per il 65% e in calo per il 20%; quelli dai Paesi UE sono attesi in crescita dal 22% del campione, invariati dal 66% e in flessione dal 12%; quelli provenienti dai mercati extracomunitari risultano in aumento per il 25% delle imprese, stabili per il 66% e in diminuzione per il 9%. La manodopera è attesa in aumento dal 20% degli intervistati, invariata dal 72% e in diminuzione dall’8%.




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