13 Dicembre 2014, 10.30
Mostre

Trame di guerra

di Laura

Nel 1932, ad Einstein che chiedeva come si potesse evitare il flagello della guerra, Freud rispondeva che era solo un’illusione, anche nel tentativo di deviare l’aggressività umana in altre forme di espressioni


Se dunque alla guerra non c’è soluzione, quantomeno si può provare a ricordarla con occhi diversi, con quelli degli uomini che l’hanno vissuta, sulla propria pelle.

A cent’anni dalla Grande Guerra, Trame di guerra si presenta come una riflessione sui generis sul primo conflitto mondiale, evitando qualsiasi intento celebrativo. La guerra viene letta non tanto dal punto di vista geopolitico o militare, quanto piuttosto da quello umano e sociale, delle ricadute sulla vita degli attori del conflitto, attivi (i soldati) o passivi (la popolazione): il trascorrere del tempo al fronte, il rapporto con la morte, le relazioni con le famiglie, la percezione dell’esperienza della guerra, il rientro nella vita civile. Una guerra osservata dal basso, con uno sguardo più vicino alla sensibilità di tutti.

Una mostra per ricordare e non smettere mai di farlo. Nel centenario della Grande Guerra, Pavia sceglie di ricordare il conflitto con una mostra che attraversa passato e presente. “Trame di guerra” parla della guerra da un punto di vista umano e sociale, interessandosi e soffermandosi sui veri protagonisti del conflitto: i soldati e la popolazione, che la guerra l’hanno davvero toccata con mano. I documenti in mostra sono importanti anche per sottolineare la specificità di Pavia, che durante la Prima guerra mondiale è contemporaneamente città universitaria, città ospedaliera e centro di mobilitazione e agitazione dell’interventismo democratico, repubblicano e radicale.

A distanza di un secolo il dovere della memoria è innegabilmente vivo, e accanto all’ormai diffuso omaggio collettivo affidato ai lunghi elenchi che scandiscono lapidi e monumenti, Trame di guerra ha scelto di porre al centro dell’attenzione le storie individuali che hanno contribuito alla storia collettiva. Anche per questo motivo – scrive la curatrice Francesca Porreca – il coinvolgimento dei giovani è sembrato particolarmente necessario per ripensare alla Grande Guerra, così lontana nella memoria collettiva eppure così determinante per le giovani generazioni di allora, arruolate in massa, come avviene ancora oggi in tante parti del mondo: ragazzi che hanno intrapreso “l’avventura della guerra” da un giorno all’altro, senza sapere esattamente a cosa sarebbero andati incontro.

La mostra intende dunque aprire un canale di relazione diretto tra generazioni separate da un secolo di drammatiche vicende e mutamenti epocali, e stabilire un dialogo, a distanza di tempo, tra la generazione che partecipò alla Grande guerra e i giovani d’oggi. È un modo per riflettere su ciò che è stato e per leggere in maniera più attenta e consapevole il presente, in cui l’abitudine ai conflitti che ci circondano a livello globale rischia di farci perdere il giusto punto di vista sulle cose importanti.

Trame di guerra prende le mosse dai materiali relativi alla I Guerra Mondiale custoditi presso i Musei Civici di Pavia: si tratta di diari, lettere, cartoline, disegni, fotografie, ma anche piastrine, medaglie, fazzoletti, armi, uniformi, elmetti... documenti fino ad ora pressoché “invisibili” ma carichi di suggestione, in grado di raccontare le storie individuali senza le quali la grande Storia collettiva non avrebbe senso.

Il materiale, affascinante ed eterogeneo, è stato poi sottoposto allo sguardo creativo dei giovani artisti coinvolti nel progetto, esercitando una forte suggestione e ispirando alcuni dei lavori in mostra.

Marta Vezzoli si è concentrata in particolare sulle lettere di alcuni soldati al fronte, realizzando un’installazione in cui sembra di poter entrare materialmente nella memoria scritta dai protagonisti.

Davide Bonaldo e Francesco Sala, con la loro installazione, hanno scelto di lavorare sui numerosissimi studenti dell’Università di Pavia che sono partiti per la guerra e non hanno fatto più ritorno.

Davide Ferrari ha creato una sorta di scenografia in cui trovano posto messaggi e frammenti di diari e cartelle cliniche dei soldati: un modo per riflettere sugli effetti della guerra, sia fisici che psicologici, e sull’importanza anche terapeutica della scrittura.

La riflessione sull’impatto devastante della guerra è anche al centro del lavoro fotografico di Jacopo Milanesi, che sceglie di raffigurare in modo crudo gli effetti del combattimento sul corpo dei soldati.

Massimiliano Gatti utilizza l’immagine fotografica per affrontare il tema della memoria, legato però ad una originale riflessione sul paesaggio e sulle stratificazioni di oggetti e ricordi.

Materia e memoria sono protagoniste anche del lavoro pittorico di Matteo Antonini, dalla carica fortemente simbolica.

Il cortocircuito tra passato e presente, guerra e pace, invenzione e ricordo è ben rappresentato dalle straordinarie valigie di Rossella Roli, piccoli mondi che condensano tante storie diverse. 

Fonte: comunicato stampa

Mostre aperte


Commenti:
ID52832 - 13/12/2014 13:22:05 - (sonia.c) - l'agressività ha bisogno di sfogarsi? giusto.

magari come nei tempi antichi? abbastanza terreno e baionetta. scannatevi tra di voi ,nevrotici del ....capisc'ammè.

ID52850 - 14/12/2014 10:49:46 - (sonia.c) - Alexander S. Neill . i ragazzi felici di Summerhill.

I delitti,l'odio,le guerre si possono spiegare con l'infelicità. Questo libro cerca di spiegare da che cosa essa è originata,come può rovinare la vita umana e come si possano allevare i bambini in modo da non fare sorgere in loro questa infelicità. Questo libro è anche la storia di un luogo.Summerhill,dove si cura l'infelicità dei bambini e,cosa ben più importante,dove i bambini crescono in un ambiente felice. Grazie a chi si impegna a capire e domare le nostre "proiezioni primitive". a chi non si rassegna.a chi si impegna ad educare e prevenire.

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