I maestri di Renato Farina

Venerdì sera, presso il centro sportivo di Paitone, l’ex giornalista di “Libero” Renato Farina ha presentato il suo nuovo libro, intitolato “Maestri, incontri e dialoghi sul senso della vita”. L’organizzazione dell’incontro si deve alla Comunità Montana, al Comune di Paitone e alla Pro Loco del Chiese.
Il volume presentato è una raccolta di quattordici interviste che l’autore, nel corso della sua ventennale carriera, ha sottoposto a personaggi che lo stesso considera suoi grandi maestri: da Prezzolini a Ratzinger, da Giovanni Paolo II a Oriana Fallaci, dal Card. Scola a Madre Teresa

L’introduzione alla serata è stata dedicata a quello che Farina definisce “il Vajont”, ovvero l’evento drammatico che, nella vita di ognuno, prima o poi può capitare, costringendo a fermarsi a riflettere e ad appigliarsi a quelle persone nelle quali si vede l’amore. Il Vajont di Farina, in particolare, è stato il noto processo milanese, nell'ambito dell'inchiesta sul rapimento dell'imam di Milano Abu Omar, che ha visto il vice-direttore di “Libero” imputato per favoreggiamento (imputazione riconosciuta dal soggetto e patteggiata). Il pensiero di Farina è il seguente: quando un individuo perde tutto non può fare alto che affidarsi all’amore, che si manifesta in “punti fermi”. I suoi sono stati la famiglia, la religione e, appunto, i sopracitati maestri di vita.
Le personalità prescelte da Farina hanno in comune un forte senso religioso, che non è una specialità propria dei religiosi, ma un vero e proprio stile di approccio alle grandi questioni cui la ragione non è in grado di rispondere; per questo l’autore ritrova sé stesso in uomini di Chiesa, ma anche in persone laiche, o persino atee come la Fallaci.

È proprio alla grande giornalista toscana che l’autore dedica un approfondimento. Questo perché, prima ancora di essere una giornalista, la Fallaci era una scrittrice avente il dono innato di vedere oltre la realtà quotidiana e un’autrice in grado di fotografare in modo forte ed efficace le evoluzioni della propria specie. Oriana mise in guardia il mondo occidentale da due pericoli reali: un nuovo totalitarismo, rappresentato dall’aggressività del mondo arabo, e un nichilismo che non dà alcuna importanza all’uomo e ai suoi diritti fondamentali (pericolo rappresentato dalla Cina e dalla bioetica).
Fu proprio una riflessione della giornalista a colpire l’autore di “Maestri”: “mentre il cristianesimo nacque dal sacrificio di una persona, l’Islamismo nacque da una persona che fece sacrificare gli altri”. Sarebbe contenuta in questa frase il motovo per il quale i fedeli musulmani non riescono ad accettare che un loro fratello possa convertirsi ad un’altra religione.
La paura più forte per la Fallaci (e dunque anche per Farina) rimane quella di una possibile deriva nichilista: non c’è nulla di peggiore del “non credere in niente”, ovvero, a ciò che l’autore definisce semplicemente “il nulla”.

Farina ha detto di non aver nessuna pretesa di creare un’opera “alta” e per questo difficilmente comprensibile. Tuttavia la sua presentazione, almeno nella prima parte, è stata piuttosto “filosofeggiante”.
Poi l’autore è tornato coi “piedi per terra”, cimentandosi però in semplificazioni e luoghi comuni da scontro di civiltà: “…i nostri giovani non si alzano alle 10 della domenica per andare a messa, ma se ne accorgeranno quando la voce del muezzin li sveglierà alle 6" tanto per fare un esempio. L’impressione è quella che l’autore più che intervistare i suoi maestri abbia preferito assecondarli.
Durante il dibattito conclusivo una signora gli ha chiesto: “Signor Farina, lei ha tanti maestri. Non si sente un po’ maestro anche lei?”. Rivelatrice la risposta: “Che strana domanda, non me l’ha mai posta nessuno”.
Chissà perché.

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