09 Luglio 2014, 08.30
Bagolino
Gli Statuti di Bagolino

Il prestigio di una comunità nel suo «biglietto da visita»

di Marisa Viviani

Quando la Comunità di Bagolino decise nel 1612 di ristampare gli Statuti del 1473 era nel pieno della sua autonomia politica e del suo sviluppo economico


Scopo di tale intervento era di adeguare gli antichi Statuti alla nuova realtà, traducendoli dal latino in un linguaggio attuale, il volgare, comprensibile non solo dagli eruditi, ma da tutta la popolazione, affinché comprendesse il significato e il valore della legge. Per questa operazione venne incaricato Carlo Buccio, coadiuvato da don Clemente Benini, Giovanni Bazzano, Giulio Robeici, Alberto Buccio e dal notaio Giovan Francesco Campadelli.
La forte comunità che era Bagolino a quel tempo, decise anche di produrre una pubblicazione di valore, che rappresentasse degnamente l'importanza e la posizione raggiunta dalla Comunità in Valsabbia e nei rapporti con Brescia e con la Serenissima Repubblica di Venezia. Per questo motivo venne incaricato il celebre architetto Giovan Battista Lantana di progettare il frontespizio degli Statuti, affinché realizzasse un vero
biglietto da visita della Comunità di Bagolino, con il quale presentarsi orgogliosamente al mondo dei suoi contemporanei.
Il bel libro che ne risultò dopo due anni, nel 1614, è stato ristampato a distanza di quattro secoli in questo anno 2014 dal Comune di Bagolino e dall'associazione
Habitar in sta terra; la pregevole pubblicazione che ne è risultata è stata illustrata con entusiasmo da Flavio Richiedei nella presentazione del 28 giugno scorso. L'importanza dell'antica stampa, e oggi della nuova anastatica che ne riproduce esattamente le caratteristiche, è qui sommariamente riassunta, a ribadire il significato storico del lavoro originario e il significato culturale di quello odierno.
La stampa secentesca fu affidata allo stampatore Vincenzo da Sabbio, l'attuale alle Grafiche Tumminello di Gavardo che l'hanno realizzata su carta seppiata che riporta le tracce del tempo del libro originale, conferendole il sapore d'antico che le è proprio; la ristampa odierna è un libro sobrio ed elegante, all'altezza della sua importanza storica.
La ristampa degli Statuti è stata realizzzata con il patrocinio dell'Ateneo di Brescia e di Salò e di Civiltà Bresciana, motivo di grande orgoglio per l'associazione Habitar in sta terra che ha curato tutte le fasi della nuova pubblicazione. Le copie degli Statuti sono disponibili presso la stessa associazione a Bagolino.

 

Scheda di illustrazione degli aspetti iconografici del libro ( dalla relazione di Flavio Richiedei )

Il frontespizio ideato da G.B. Lantana riporta un'iconografia di rito, individuata però con precisi intenti comunicativi. In alto centralmente è raffigurato il Leone di San Marco, in omaggio a Venezia, sotto il quale viene rappresentato il protettore di Bagolino, San Giorgio che uccide il drago; lateralmente a destra e a sinistra le immagini dei S.S. Faustino e Giovita, protettori di Brescia, città di riferimento politico-amministrativo locale per il paese. Gli Statuti furono approvati il 23 luglio 1614 dai deputati di Brescia con il benestare del senato veneto, a dimostrazione che l'autonomia di Bagolino era comunque soggetta al riconoscimento di più alte autorità, di Brescia e di Venezia in primis; non a caso il titolo del libro riporta ai due lati il simbolo di Brescia, il leone rampante (che dall'Ottocento con i moti risorgimentali verrà poi conosciuto come leonessa: Brescia, Leonessa d'Italia); e in basso al centro lo stemma della Comunità di Bagolino.
Interessanti le iscrizioni che appaiono nei quattro medaglioni agli angoli del frontespizio; le prime due in alto sono rituali: Tu es adiutor & protector noster. (Tu sei il nostro soccorritore e protettore) – Sub te vivimus & mori cupimus. (Sotto [la tua protezione] viviamo e desideriamo morire). Le altre due sono invece particolarmente significative in quanto esprimono una forte autostima e orgoglio della Comunità di Bagolino: Si pacem, si iura, Deum, si Iustiniana. / Discere quis e piet nūc Bagolinum adeat. (Se qualcuno [vuol] conoscere la pace, la giustizia divina, la giustizia civile, la misericordia ora venga a Bagolino).
Un altro elemento di particolare significato artistico e comunicativo è rappresentato dal simbolo della Giustizia di Venezia, ovvero Venezia stessa nelle vesti della Giustizia, per la cui realizzazione iconografica l'architetto G.B. Lantana si sarebbe ispirato all'architetto-scultore Jacopo Sansovino (sec. XVI), e precisamente alla loggetta antistante il Campanile di San Marco a Venezia, dove è visibile una raffigurazione analoga in bassorilievo. Un'eloquente sentenza sottolinea come un monito morale la presenza della Giustizia nella Comunità; l'iscrizione disposta su due righe va letta in senso verticale, e così recita:

ODIT  AMAT   PUNIT   CONSERVAT HONORAT

NEOTIA PACĒ CRIMINA      IURA         ►   PROBOS

 (Odia le iniquità – Ama la pace – Punisci i crimini – Custodisci il diritto - Onora gli onesti)

Un vero programma sociale ed esistenziale a cui ispirarsi per ogni singolo cittadino e per ogni istituzione della piccola, grande Comunità tra i monti. Massima di notevole rilievo, presente in vari palazzi istituzionali di città come Pistoia e Cremona, e come Brescia dove era iscritta nel Palazzo della Loggia (Broletto per altri autori), ma ora non più visibile.
Se per l'iconografia della Giustizia il Lantana si ispirò al Sansovino, per l'illustrazione della prima lettera della prima parte degli Statuti il Lantana si sarebbe ispirato ad una natività di Jacopo Bassano (sec. XVI). Per la prima lettera della seconda parte, il riferimento al dipinto “Ercole e l'Idra” di Antonio del Pollaiolo è estremamente sottile e significativo; l'uccisione dell'Idra da parte di Ercole rappresenta la sconfitta del male, e non a caso il Lantana ne colloca la simbologia nella parte dedicata alla giustizia civile. Insomma, una presentazione di alto profilo di questi Statuti, affidati ad un esimio architetto bresciano che a sua volta si ispira a grandi artisti, rendendo omaggio a loro e alla Comunità committente di Bagolino.
Tutte le immagini che illustrano il libro degli Statuti di Bagolino sono xilografie; in una lettera del 1614 l'incaricato dei contatti di Bagolino con la città scrive che dovrà recarsi dal maistro intaiador per far merchato del intaiarle, riferite alle matrici lignee su disegno del Lantana, che saranno usate per la stampa.
Anche la realizzazione tipografica del libro è densa di particolarità che denotano competenza, gusto e stile da parte di quel Vincenzo da Sabbio che ne curò la stampa. Segnature (numerazione dei capitoli e delle parti), richiami (riporto alla fine della pagina della parola con cui inizia la pagina successiva), tecnopagnia (disposizione a punta di triangolo del testo nella parte finale della pagina, tecnica tipografica che presupponeva molta abilità); e una finezza di distinzione nell'uso decorativo dei tre asterischi (pag.11) che richiamano il celebre capolavoro dell'arte tipografica Hypnerotomachia Poliphili del veneziano Aldo Manuzio il Vecchio (1499). Una bella dimostrazione di capacità tecniche e di raffinatezza, che fanno del libro degli Statuti di Bagolino il più efficace biglietto da visita che la Comunità del 1614 potesse desiderare ed esprimere.

In fotografia: Il frontespizio del libro degli Statuti - La Giustizia di Venezia - La prima parte degli Statuti con l'illustrazione della prima lettera - Esempio di tecnopagnia

 



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