04 Giugno 2014, 09.00
Roè Volciano
Briciole di Cultura

Vincenzo Tonni Bazza e i marmi dell'Altare della Patria

di Alfredo Bonomi

Molti sono a conoscenza che buona parte del marmo usato per la costruzione dell’«Altare della Patria» in Roma (il monumento al re Vittorio Emanuele II) proviene dalle cave bresciane della zona di Botticino a Mazzano...


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Non tutti però sanno che l’artefice primo di tale uso è stato l’ing. Vincenzo Tonni Bazza, nato a Gazzane di Volciano nel 1878, una personalità di notevole talento economico e di robuste qualità culturali.
La sua vicenda umana è singolare e merita di essere succintamente richiamata.

Figlio di Pietro Antonio e di Diodata Federici della Degagna, di antica e distinta famiglia che nelle sue diramazioni a Preseglie ed a Gazzane si è imposta tra le prime della Valle a partire dalla fine del 1600, per tutto il 1800, a dodici anni rimane orfano di padre.
Seguono notevoli ristrettezze economiche; nonostante queste con l’aiuto di persone generose e di Enti, basandosi su una spiccata intelligenza, riesce, come borsista al collegio Ghisleri, a laurearsi in Ingegneria all’Università di Pavia.

La sua vita, benché breve (muore il 18 aprile 1920) è di una strabiliante intensità.
Insegnante a Roma presso la “Regia Scuola Media di Studi applicati al Commercio”, pubblica per l’anno scolastico 1905-1906 il libro “Spunto delle lezioni di matematica finanziaria date dall’ing. Vincenzo Tonni Bazza”.
Impegnato con intenso lavoro come imprenditore di uno studio di intermediazione commerciale con sede a Roma, diventa il riferimento, meglio l’intermediario, per la fornitura del marmo bresciano nella sua veste di rappresentante di alcune grandi imprese del settore, come la Gaffuri-Massardi.

Cosi il marmo bresciano giunge a Roma per il monumento a Vittorio Emanuele II, per il Palazzo di Giustizia, per la sinagoga e per parecchi altri palazzi meno noti.
Assecondato nel suo agire dal potente uomo politico di Brescia, Giuseppe Zanardelli, profondo conoscitore del “potere centrale”, diventa una “pedina economica” di prima qualità.

Attivissimo, raggiunge una solida posizione sul piano economico, come dimostrano i molti suoi averi, tra i quali la Villa delle Mighe a Gazzane, ed i corposi lasciti del suo testamento, ma non tralascia gli interessi culturali.
Preziosi risultano i suoi studi su Benedetto Castelli, su Nicola Tartaglia e su questioni tecniche relative a linee ferroviarie e sull’acquedotto pugliese.

Nel testamento, steso nel marzo 1920, ricorda con sostanziose eredità di denari la Commissaria Fantoni di Salò, la Scuola Moretto di Brescia, l’Istituto Razzetti per l’infanzia abbandonata di Brescia, il collegio Ghisleri di Pavia ed altre realtà.
Vincenzo Tonni Bazza è stato certamente un personaggio di grande spessore (ne aveva peraltro piena coscienza) ed aveva documentato in un grande archivio personale il suo percorso professionale.
Come spesso accade il prezioso materiale è andato in parte disperso.

Quello che rimane (ed è molto)
è diviso in ubicazioni diverse.
Meticoloso e preciso conservava copie delle lettere scritte, raccolte a migliaia, in libri rilegati. Queste lettere, donate parecchi anni fa dal Dott. Ugo Calzoni alla Fondazione Civiltà Bresciana ed in parte trascritte con contributo della Banca Valsabbina, sono una miniera inesauribile (purtroppo la grafia è di difficilissima lettura) a disposizione dei ricercatori e degli studiosi.
Contengono le “ragnatele” e gli intrecci tra i politici e gli imprenditori del tempo e sono uno “specchio fedele” della società dei primi decenni del 1900.





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