Darfo festeggia, Salò recrimina

Un rigore del capitano decide il derby: Darfo festeggia, Salò recrimina. A fine gara infatti il tecnico Roberto Crotti e il difensore (ex capitando dei neroverdi) Giovanni Martinazzoli, hanno contestato il direttore di gara per il penalty concesso. Clima da derby, per smentire chi dice che sono partite come tutte le altre, sia nel dopogara che sul campo: non è stata una partita di emozioni, reti e palle gol, ma un match vibrante, tatticamente bloccato, giocato a scacchi dai due tecnici che si conoscono e si rispettano e per questo hanno puntato sulle migliori carte a disposizione cercando di non concedere spazi agli avversari.

UNA BELLA PARTITA, tutto sommato. Con poche conclusioni e zero parate, ma una bella partita, per palati fini. Così è stato il derby di un Darfo privo di almeno 5 titolari importanti (anche Guazzo, febbricitante, ha dato forfait all’ultimo facendo spazio all’ex Nuvolera Scalvini, all’esordio) e di un Salò che, pur in formazione tipo, è andato a sbattere contro il muro camuno. Per quanto riguarda i neroverdi un match molto simile a quello con il Como: avversario che parte avanti, difesa a 5 eretta per spezzare il gioco avversario, squadra che cresce col passare del tempo e trova coraggio. I blu del Garda hanno risposto con un 4-4-2 interessante e propositivo, ma si sono persi strada facendo.

In avvio Pedrocca tenta al 3’ con una punizione ribattuta e Longo all’8’ con un tiro fuori dalla distanza. La prima palla gol è del Salò: al 17’ Pedrocca a porta vuota calibra sul palo lontano, Longo spazza via alla disperata. Tenutosi in equilibrio il Darfo prende coraggio e trova nei calci piazzati la sua arma migliore. Al 29’ è Scalvini a girare di testa fuori l’invito di Gherardi da palla inattiva, al 43’ azione in fotocopia: la finalizzazione è di Poma, fuori di poco. Darfo quindi prende metri, ma concede (una sola volta in 90’) il contropiede: Quarenghi (è il 30’) calcia fuori. L’episodio chiave, isolato rispetto al resto del match, è al 45’: Gherardi lancia Prandini, che brucia sulla partenza Martinazzoli, il difensore si appoggia al fantasista che va giù in area. Se fosse una carezza o una pugnalata alle spalle è difficile da dire (e la percezione è opposta in base al protagonista che la esprime), di certo dalla tribuna si vede il contatto e l’arbitro fischia. Dagli undici metri Gherardi mette nell’angolino, Menegon intuisce ma non ci arriva.

L’ERRORE FATTO con il Como viene evitato dal Darfo nella ripresa. La squadra non si ritrae e costringe Crotti a provare l’impossibile per scardinare il muro: Pedrocca a destra per avere più spinta con Longhi, Spartera accanto a Petrone che tuttavia si limita a non colpire il pallone su un tentativo di rovesciata al 23’, Quarenghi a destra, subito tallonato dal dirottamento a sinistra di Fornoni. Non si passa, nel finale ci sono due contatti in area su Petrone che il direttore di gara non sanziona. Dalla parte opposta Guazzo si prende una punizione al 31’ e dal piazzato gira fuori di testa all’angolino e Martinazzoli non viene ri-ammonito in seguito a due trattenute (su Guazzo e Bassi). Il finale è di apprensione solo perchè fresco è il ricordo della beffa col Como. Ma il fortino regge ed il Darfo bissa il successo dell’anno scorso a modo suo: con il cuore e le barricate, che non saranno esteticamente il meglio che c’è ma sono di certo uno dei modi più eccitanti per vincere un derby.

di Giovanni Armanini da Bresciaoggi

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