27 Ottobre 2007, 00.00
Idro
Nuove opere di regolazione del lago

Chiarimenti regionali

Con una lettera al Giornale di Brescia, il direttore generale Raffaele Tiscar ci offre maggiori elementi per comprendere il progetto preliminare della nuova traversa del lago.

Con una lettera al Giornale di Brescia, il direttore generale Raffaele Tiscar ci offre maggiori elementi per comprendere il progetto preliminare della nuova traversa del lago.
Ne prendiamo atto volentieri... tirando un sospiro di sollievo. Però ci va di fare una precisazione: l'impressione, da profani, è che anche con i numeri "igm" il deflusso minimo vitale del lago possa essere regolato al di sotto della quota "naturale" di 367 metri s.l.m.
Un altro abbaglio?

Colgo l’occasione dell’articolo di Ubaldo Vallini riguardante il lago d’Idro, pubblicato sul suo giornale di giovedì 25 ottobre 2007, per effettuare alcune precisazioni in merito alle affermazioni in esso contenute ed in particolare in relazione ad una ventilata escursione di 6 metri del lago d’Idro grazie alle nuove opere di regolazione in corso di progettazione da parte della Regione Lombardia.
In merito alla necessità di realizzare opere sostitutive delle opere attuali, al di là di ogni considerazione di tipo «politico» a cui non aspetta a me, dato il ruolo ricoperto di funzionario pubblico, entrare nel merito ed al cui livello pertanto rimando ogni valutazione di tale ordine e grado, mi permetto di fornire alcuni elementi che spero siano chiarificatori almeno a Lei e, spero anche a qualcuno dei suoi lettori.
Le attuali opere di regolazione del lago (costituite dalla traversa e dalla galleria di scarico di fondo) volenti o nolenti sono «ope legis» opere assoggettate alle disposizioni della Legge 584/1994 in materia di sicurezza degli sbarramenti di ritenuta (come peraltro le opere di regolazione di tutti gli altri laghi naturali regolati) e sono sottoposte alla vigilanza del Registro Italiano Dighe (ente in via di soppressione ma le cui medesime funzioni saranno esercitate direttamente dal Ministero delle infrastrutture). La precaria situazione delle attuali opere, a torto o a ragione, realizzate negli anni Venti con le tecniche e le conoscenze di allora, in particolare per gli aspetti geologici e geotecnici, unitamente alla presenza della frana situata in sinistra idraulica del fiume Chiese in località «Ruine» di Idro (il nome non è assolutamente un caso...) ha portato l’organismo preposto alla sicurezza dei territori interessati dalle opere di sbarramento (il Rid appunto) ad esprimere parere negativo sull’agibilità dell’opera attuale.

Il corpo di frana sito in sinistra, da sempre esistente e da sempre in movimento (basti ricordare che l’attuale traversa ha dovuto subire poco dopo la realizzazione lavori di consolidamento che hanno visto la luce di sinistra accorciarsi di 2 metri rispetto alla luce di destra a causa delle spinte del versante) è già da alcuni anni sottoposto a monitoraggio geologico e geotecnico da parte di Regione Lombardia, tramite Arpa Lombardia; tale monitoraggio ha confermato movimenti lenti, ma continui, specifici della tipologia di dissesto.
Il Rid, alla luce delle suesposte considerazioni e temendo una possibile evoluzione parossistica della frana, che in condizioni di forti sollecitazioni idrologiche possa movimentarsi e ostruire parzialmente o totalmente l’alveo del fiume Chiese creando un invaso con conseguenze immaginabili sia per le popolazioni rivierasche del lago, sia per le popolazioni rivierasche a valle del fiume Chiese, ha ribadito la necessità di provvedere alla sostituzione delle opere di regolazione.
In particolare ha ribadito la necessità di realizzare una nuova galleria sostitutiva dell’attuale (che tra l’altro scarica le acque proprio al piede della frana sita nella sponda opposta) ed ha testualmente indicato «... che si debba provvedere senza ritardi alla realizzazione di un nuovo scarico di fondo che interessi formazioni stabili e che abbia inoltre maggiore capacità di deflusso» con un differente tracciato in modo da scaricare le acque lontano dal piede della frana.

La realizzazione di nuove opere «sostitutive» delle attuali (e quindi non si dovrebbe parlare di terza galleria ma semmai di galleria sostitutiva dell’attuale visto che la «vecchia» verrebbe dismessa e chiusa) è pertanto l’unica via per consentire al Rid di autorizzare livelli del lago superiori a quelli attualmente consentiti in via precaria grazie al Piano di Emergenza sovraccomunale (piano stralcio del Piano Emergenza Provinciale) che è stato predisposto appositamente dalla Provincia di Brescia nell’aprile u.s. con il contributo della Regione Lombardia.
In aderenza alle suaccennate indicazioni del Rid, che peraltro sono note a tutti i soggetti pubblici interessati (rammento che il Rid non è un soggetto «di parte» ma un’emanazione dello Stato Italiano preposto alla sicurezza pubblica), la Regione Lombardia, quale autorità competente in materia di gestione del demanio idrico, si è attivata di conseguenza e, con proprie risorse, oltre ad aver affidato il monitoraggio della frana ad Arpa Lombardia, ha affidato le indagini geologiche e geotecniche finalizzate alla progettazione preliminare delle nuove opere (traversa e galleria) di regolazione, nonché la progettazione preliminare.

Contestualmente ha altresì prenotato presso il Cipe 32 milioni di euro di fondi Fas assegnatele allo scopo. A tal fine rammento che il Consorzio del Chiese di Bonifica di II grado, che svolge funzioni di ente attuatore per la Regione Lombardia, non è un soggetto «privato» ma è un ente di diritto pubblico istituito ai sensi delle vigenti leggi regionali e nazionali, vigilato dalla Regione Lombardia e che, per il caso in esame, è stato delegato a svolgere unicamente le funzioni di stazione appaltante per conto regionale.
In sostanza la necessità di rifare la galleria di scarico in area esterna al corpo frana deriva esclusivamente ed oggettivamente da motivi di pubblica sicurezza così da poter disporre di uno scarico efficiente per le portate di piena del fiume Chiese nel malaugurato caso che la frana in sinistra idraulica manifestasse movimenti e franamenti anche parziali. Essa non servirà quindi in alcun modo all’erogazione delle portate verso valle, erogazione che avverrà quindi dalla galleria dell’Enel, mentre il deflusso minimo vitale e le portate di piena defluiranno dalla traversa direttamente nel fiume Chiese. Per essere più chiaro, anche rinunciando ipoteticamente ad ogni regolazione dei livelli del lago (il che vorrebbe dire avere il lago sempre basso all’incirca a quota 367 metri s.l.m. e non poter assicurare il deflusso minimo vitale) la galleria di scarico andrebbe comunque realizzata alla luce delle attuali conoscenze sullo stato della frana.
Ciò premesso, e con riferimento all’articolo del 25 ottobre, senza voler entrare nel merito di come il suo collaboratore sia entrato in possesso della bozza di progetto preliminare in corso di stesura (ci mancherebbe altro, non c’è nulla di segreto, anzi è intenzione della Regione Lombardia promuovere una adeguata informazione in merito) sicuramente ne è entrato in possesso in modo del tutto parziale (e di ciò mi rammarico ed anzi invito il suo collaboratore a prendere visione completa degli elaborati, seppur in corso di stesura, presso i nostri uffici) oppure, e di ciò non posso fare colpa al suo collaboratore, non è stato in grado di leggere correttamente un progetto piuttosto complesso qual è quello in questione.

Infatti tutto l’articolo (o almeno buona parte di esso) è sviluppato intorno a pochi numeri (corretti) che tuttavia sono (come spesso accade per i progetti di una certa complessità...) anche da leggere nel modo corretto. Le quote riportate nelle tavole del progetto sono infatti quote assolute in coordinate «Igm», che sta per Istituto Geografico Militare, ma questo poco importa, l’importante è sapere che tali quote «assolute sul livello del mare» sono di 2 metri più basse rispetto alle quote del lago d’Idro di dominio pubblico. In sostanza l’attuale quota di sfioro del lago comunemente nota come quota «367,00» non è effettivamente 367 metri sul livello del mare ma bensì 2 metri più bassa, quindi quota 365. Ne consegue, viceversa, che la quota di 364,80 metri s.l.m., (Igm) indicata nel progetto corrisponde alla quota 366,80 riferita alla quota di dominio pubblico del lago ed il «numero da brivido» di 363,50 dell’apertura laterale è da leggersi 365,50 (sempre rispetto alla 367). Ecco dunque che l’escursione di 6 metri sparisce.
In merito alla quota 365,50 m s.l.m. della «luce laterale», preciso che questa è necessaria a garantire il corretto rilascio del Deflusso minimo vitale anche nei casi più depressi del lago intorno a quota 367. È infatti noto, a chi mastica appena un po’ di idraulica, che sarebbe alquanto difficile regolare portate dell’ordine dei 2,5-3 metri cubi al secondo (il valore del deflusso minimo vitale alla sezione di chiusura del lago) con 2 paratoie di 11,5 metri e un «battente» d’acqua di pochi centimetri.

Infine non risulta allo scrivente, ma fortunatamente di ciò mi da sostanziale conferma l’articolo in questione, che a nessuno, e né tantomeno alla Regione Lombardia, interessano 6 metri di escursione del lago (in tal caso le opere in progetto sarebbero assolutamente inadeguate) e credo che il sogno di tutti (popolazioni di monte e di valle) sia quello di vedere finalmente un lago d’Idro che, al pari di tutti gli altri laghi lombardi, sia regolato «in salita» ovvero sopra «quota 367» e non «in discesa».
Tanto mi sentivo in dovere di precisare per i suoi lettori ed in particolare per quelli che vivono sulle sponde del lago d’Idro ovvero del fiume Chiese.

Raffaele Tiscar
Direttore generale Reti e servizi di pubblica utilità e sviluppo sostenibile Regione Lombardia - Milano


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