Si brucia la «Vecchia»

Oggi la quaresima si prende una “pausa” perché è il “giovedì grasso” e si brucia la “Vecchia”. Anche in Valle Sabbia, come in molti paesi bresciani e lombardi, questa sera di metà quaresima si perpetua un rituale che affonda le proprie radici nella notte dei tempi, ai culti tribali legati alla madre terra, con la vecchia che simboleggia la brutta stagione che volge al termine, ma anche il male avvenuto nel mondo o nella comunità da bruciare come atto di purificazione.

A Brescia e nel bresciano questo giorno è chiamato “Zòbia màta”. Zòbia è il ricordo di Giobbana o Zobbiana, la strega che, secondo un’antica leggenda viaggiava in queste notti e veniva sacrificata alla primavera.

I roghi della vecchia rischiareranno la notte delle diverse comunità anche nella valle del Chiese, dove associazioni, oratori e gruppi più o meno spontanei si organizzano per costruire il fantoccio della “Vècia” e preparano come si deve una festa.

In alcuni paesi si porta in processione il fantoccio e si mette in scena anche un processo che immancabilmente finirà con la condanna al rogo della vecchia.

Questo rituale rappresenta il passaggio di stagione, dall’inverno freddo e buio alla primavera che riporta la luce e il risveglio della natura, ma rappresenta anche tutto il male da bruciare e offrire come atto di espiazione.

In questa tradizione pagana si è inserita la quella cristiana, che fissa questo giorno di passaggio a metà quaresima, come una sorta di pausa nel periodo di rinuncia e di penitenza, dove è concesso fare quel che normalmente in quaresima non si potrebbe fare, riproponendo in alcuni casi anche i dolci tipici del carnevale.

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