Dalla nebbia della Bassa Bresciana giunge a vallesabbianews la storia di due fratelli che, poco più che ventenni, decidono che è ora di conoscere il mondo
Lo fanno lavorando: senza paura, senza timore, di trovare novità in una nazione lontana da Barbariga, il loro paese natìo.
Parte da qua l’esperienza dei fratelli Inverardi (mamma Maria e papà Raul), cittadini del paese del casoncello doc.
Alessandro, classe 1992, il più giovane, dopo un infanzia diversa da tutti i suoi coetanei, senza playstation e videogiochi ma solo campi da calcio, oratorio e attività all'aria aperta, forte giocatore di calcio in buone categorie, due anni or sono si “matura” ragioniere al Cossali di Orzinuovi e “matura” insieme anche l’idea di partire per un esperienza all’estero.
Prima di poterlo fare però, per raggranellare i fondi necessari per il viaggio, lavora un anno come elettricista in città e come cameriere nel locale più mondano del cremonese, i “Fratellini's” a Soncino.
Poi il colpo gobbo: il 4 novembre 2012 decide di partire per Londra, per niente intimorito dall'idea di lasciare famiglia e amici perché: “in gioventù non ci si pensa molto, non c’è molto da perdere, e non è neppure nulla di eccezionale perchè è pieno di ragazzi che come me intraprendono esperienze simili”.
Appena arrivato “ho trovato un ostello nel quale fermarmi un paio di settimane prima di trovare casa. Il mio unico pensiero era trovare lavoro e mi sono detto: finche non ho un lavoro, il mio lavoro sarà cercare un lavoro".
La prima parte dell’esperienza è stata un pò complicata per la lingua e per la mancanza di lavoro.
Una volta sistemato, trovata un'occupazione come cameriere in un gran bell’hotel in centro (The Grosvenor Hotel) e iniziato a farmi un giro di amicizie, tutto è andato meglio.
Londra è una città perfetta, tranne per il clima e ho vissuto la mia vita per quasi un anno in pieno. C’è sempre qualcosa da fare, un motivo per divertirsi”.
Ad agosto la seconda svolta nella vita di Alessandro.
Decide a malincuore di abbandonare l'esperienza londinese e tornare a casa per le vacanze estive scegliendo di non tornare più a Londra ma comunque ripartire poco dopo per un'altra meta.
Dopo meno di sessanta giorni, dopo aver procurato visti e passaporti, il 31 ottobre, il giorno del compleanno di mamma Maria, decide, stavolta insieme al fratello Lorenzo, di partire per l'Australia e, dopo 27 ore di volo, scali compresi (Abu Dhabi e Sidney), i fratelli Inverardi giungono a Melbourne: dai 10 gradi di Barbariga ai 30 australiani, appena il tempo di smaltire il fuso orario (10 ore) e compiere le pratiche burocratiche (conto il banca, copertura sanitaria, ecc.), stabiliti nel quartiere di Brunswick a 10 minuti di tram dal centro, in pochi giorni trovano già due lavori:
Alessandro, cameriere in un ristorante mentre Lorenzo, 23 anni, diplomato geometra, esperto di moto e arrampicate (con una parentesi di 3 mesi in Equador come missionario nell'inverno scorso), pur non sapendo l'inglese, trova un impiego da fabbro – saldatore dopo aver inserito un annuncio su Gumtree (il suo obbiettivo è di rimanere per solo 6 mesi, stante l'aspettativa presa nell’azienda in Italia dove lavora).
I fratelli sono entusiasti: “la prima impressione sulla città è positiva, ci sono molte possibilità lavorative e il territorio è carino, ordinato, dinamico e con il vantaggio di essere sul mare.
Melbourne è piena di italiani, ma anche stranieri (asiatici, turchi, greci). Di bresciani ad esempio un ragazzo di Orzinuovi e uno di San Polo mentre Alessandro, ironia della sorte, lavora con un pizzaiolo bergamasco mentre il cibo italiano è uno dei più apprezzati se non quello più apprezzato, se no non si spiegherebbero le migliaia di ristoranti presenti.
La lingua madre è l'inglese e come seconda lingua, un dialetto della zona (ad esempio il titolare del ristorante è nativo del posto, parla inglese perfetto e come seconda lingua un mezzo italiano misto dialetto calabrese che fa morire dal ridere)”.
Il locale dove lavora Alessandro si chiama “Cafè Romantica” e si trova in Lygon Street, tanta fatica ma una buona retribuzione.
“Il programma delle nostre feste tra Natale e Capodanno”, dicono, “è una vacanzina di una decina di giorni in Tasmania”.
“Il bilancio comunque al momento è positivo, non ci si può lamentare di nulla, ci si accontenta e non si rimpiange la scelta fatta. Quando siamo partiti non avevamo né contatti nè raccomandazioni ma solo la distanza di 20.000 km da casa, senza la sicurezza di un lavoro e senza chiedere mai soldi ai nostri genitori, mai, perché l’autonomia viene prima di tutto anche se il tenore di vita è molto più alto che in Italia”.
Alessandro ad esempio in una settimana lavorando 6 giorni per nove ore al giorno guadagna più di 800 $, le spese invece sono in media 600 per casa e 100 per trasporti, dunque i soldi per fare una vita più che dignitosa ci sono.
Lorenzo invece guadagna 3.000 $ al mese lavorando 8 ore e mezza al giorno 5 giorni a settimana mentre, per fare un paragone, un muratore guadagna comodamente 1.000 $ a settimana.
Aggiungono che “
oltre al lavoro, in città ci sono molte iniziative, una città aperta, da vivere tutta d’un fiato, anche sportiva con gli Australian Open di tennis, il Gp di Philip Island, concerti e tanto altro”.
Per concludere possiamo dire che “per non fare una vita dignitosa in Australia significa che non hai voglia di fare nulla perchè di opportunità è pieno, basta cercare e sapersi adattare”.
L’invito dunque è lanciato, vediamo se qualche valsabbino o bresciano accetterà questa sfida.