30 Gennaio 2014, 07.40
Bagolino
Montagna

Un Consorzio per tutelare il Bagòss

di Ubaldo Vallini

Il prossimo 7 febbraio verrà ufficialmente costituito a Bagolino un Consorzio per tulelare il prodotto caseario della Valle del Caffaro. Ente capofila la Cooperativa Valle


Quasi 1.100 bovini di razza Bruna, 50 famiglie, 22 malghe, 19 stalle, 1,5 chilometri quadrati di territorio, una cooperativa, la “Valle” di Bagolino, che raccoglie il 97 per cento dei produttori, un presidio Slow Food.
Sono questi i “numeri” sui quali fa leva sua maestà il bagòss, il formaggio a pasta gialla ormai conosciuto sulle tavole di tutto il mondo.

Un prodotto pregiato che però ha l’assoluta necessità di essere tutelato ed i tempi sono maturi per istituire a questo scopo un marchio Dop.
Una procedura per la quale il prossimo 7 febbraio verrà ufficialmente costituito un Consorzio di Tutela.
Capofila dell’operazione non poteva essere che la Cooperativa Valle, che ogni anno trasforma più di 3 mila tonnellate di latte e che negli anni scorsi, dietro la guida del compianto dottor Suttini, ha già costituito un marchio da imprimere a freddo direttamente sul formaggio su tutta la circonferenza della forma.

A guidare la cooperativa è Primo Stagnoli, uno dei produttori del mitico formaggio, vice presidenti sono il sindaco di Bagolino Gianluca Dagani e l'assessore Giovanni Giacomolli.
Un percorso che nei giorni scorsi ha registrato anche il sostegno convinto dell’assessore lombardo all’Agricoltura Gianni Fava che, in visita nella “città montana” della Valle Sabbia, ha assicurato il pieno sostegno della Regione al legittimo intendimento dei produttori.

La tutela del bagòss si inserisce in una più ampia e complessa serie di iniziative grazie alle quali l’Amministrazione comunale di Bagolino guidata da Gianluca Dagani intende rilanciare quest’area montana dai forti connotati rurali.
Ci sono progetti legati all’adeguamento dell’attività zootecnica alla direttiva sui nitrati, alla realizzazione di impianti per la produzione di energia dai reflui (biogas), non mancano proposte di progetto che mirano al recupero di superfici da dedicare a pascolo.

Non un solo progetto dunque, ma un vero e proprio “sistema di interventi” che avranno il compito di rilanciare Bagolino sotto l’aspetto agricolo e produttivo, oltre che come possibile metà per un turismo “green” che vede nel paesaggio, nell’alta qualità ambientale e nella riscoperta delle tradizioni culturali-gastronomiche le sue principali attrattive.

In foto:
- Primo Stagnoli nella stalla per l'inverno
- Il bagòss

 


Commenti:
ID40771 - 30/01/2014 08:04:15 - (dumbo) - Il fieno da dove arriva ??

Tutto bene, tutto bello, tutto importante, ma nel frattempo si continuano a perdere ettari di pascolo, si assiste al l'abbandono dei prati, l'erba tagliata viene gettata nei boschi o ammucchiata a marcire.....mi piacerebbe sapere quali sono i progetti mirati al recupero dei pascoli. Nel frattempo spopola il "fieno" della bassa........

ID40773 - 30/01/2014 10:09:14 - (valsabbinadoc) - Che tipo di fieno arriva?

Vorrei aggiungere il mio commento a quello di dumbo che, peraltro, condivido pienamente.Sarebbe anche interessante fare delle analisi sul fieno che arriva a Bagolino, dato che sappiamo bene che alle "basse" non vanno tanto per il sottile quando si tratta di usare concimi chimici, anticrittogramici ed antiparassitari.Per non parlare poi dell'acqua utilizzata per "dissetare" i campi che di certo non è quella del Maniva.

ID40775 - 30/01/2014 11:29:14 - (Denis66) - ,,,

Ogni consorzio porta fondi......o no...........

ID40779 - 30/01/2014 12:50:38 - (genpep) -

e poi, ogni consorzio ha un presidente, un consiglio d'amministrazione, un direttore e impiegati vari in numero variabile a seconda della gente da sistemare.

ID40780 - 30/01/2014 12:57:28 - (Ernesto) -

aumentera il prezzo del baloss,,,,,

ID40785 - 30/01/2014 16:54:44 - (Giacomino) - Il fieno che arriva da fuori

é sicuramente un broblema, mi pare che già il precedente protocollo stabiliva che a fregiarsi del marchio che viene inserito nella fascera doveva essere tassativamente il formaggio prodotto con l'erba di alta montagna (in malga) nei circa tré mesi che le mucche trascorrono lassù in quei pascoli. Quello prodotto nel periodo invernale la cui base di alimentazione é costituita dal fieno la cui provenienza é stata oggetto dei commenti non faceva già parte del "bagoss" contrassegnato con il marchio inserito nelle fascere. Poi dal dire al fare....... .

ID40786 - 30/01/2014 17:18:01 - (senonoraquando2013) -

Questa estate passeggiando sopra il Bruffione abbiamo notato numerose malghe abbandonate. I produttori di bagoss ed i vari enti preposti devono partire da qui, altro che fieno da Montichiari. Ciao.

ID40787 - 30/01/2014 17:21:46 - (Giacomino) - Il fatto é che

in Bruffione in inverno c'è la neve.

ID40790 - 30/01/2014 17:33:32 - (Dolcestilnovo) -

se guardiamo a tutto il bagoss che c'e' in giro le mucche dovrebbero essere almeno 6 milioni, i km quadrati pari a quelli del Texas e le famiglie pari alla popolazione di New York

ID40797 - 30/01/2014 19:46:23 - (somma) -

Ma che bella storiella,sono un pò d'anni che viene raccontata. Nel frattempo alcuni formaggi come il nostrano Valtrompia o il Silter il marchio Dop gli è già stato riconosciuto.Mentre per il Bagoss si continua a spendere soldi pubblici in trasmissioni ,fiere,pubblicità ecc.......... e il Dop rimarrà nel lieto fine della storiella.

ID40799 - 30/01/2014 20:52:54 - (agogo) - bagoss forever

Buon giorno articolo interessante.

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