Gli Internati Militari di Roè Volciano

Oggi, 27 gennaio, viene celebrato il “Giorno della Memoria” istituito il 20 luglio del 2000 per ricordare lo sterminio e le persecuzioni del popolo ebraico ma anche le deportati dei militari e dei politici italiani nei campi nazisti.
Dopo l’otto settembre del 1943, alla comunicazione dell’armistizio tra l’Italia e gli angloamericani, i militari italiani, di fatto abbandonati a se stessi, si trovarono a fronteggiare l’ex alleato tedesco. Nei giorni successivi i tedeschi applicarono il piano di disarmo dei militari italiani presenti nei territori da loro controllati. In diversi luoghi i militari italiani risposero all’attacco tedesco per poi essere sopraffatti (famosi in tal senso sono gli eccidi di Cefalonia e Corfù). Altri militari italiani non ebbero neanche il tempo di tentare una reazione e vennero immediatamente fatti prigionieri.
Così oltre un milione di militari italiani furono disarmati e oltre 750.000 vennero deportati nei lager nazisti.

Di questi militari solo una minima parte decisero di collaborare con le forze nazifasciste e la neonata Repubblica Sociale Italiana: la natura di questa adesione è varia e molti furono i casi di aderenti che giunti in Italia disertarono per combattere la guerra di liberazione intrapresa dai partigiani. Coloro che, invece, decisero fin da subito di non aderire all’invito delle forze nazifasciste, oltre 650.000, rimasero prigionieri nei lager tedeschi per oltre due anni, fino alla liberazione. Vennero contraddistinti con la sigla I.M.I. (Internati Militari Italiani) per sottrarli all’assistenza della Croce Rossa e al controllo di commissioni internazionali.

Il loro NO alla dichiarazione di adesione fu pagato a caro prezzo con fame, freddo, sevizie, malattie, percosse e la morte di oltre 78.000 internati.
Al ritorno in patria dei reduci, ben pochi ricordarono che senza questa resistenza senz’armi sarebbe stato ben più arduo liberare l’Italia dal nazifascismo: i 600.000 furono così dimenticati per decenni e questa pagina sconosciuta della seconda guerra mondiale venne a lungo trascurata, incentrando la storia della Resistenza esclusivamente sulla guerra partigiana.
In questi ultimi anni, fortunatamente, si è fatta avanti una più ampia visione della vicenda con la raccolta e la divulgazione di testimonianze e documenti.

Anche Roè Volciano annovera decine di suoi concittadini che furono internati nei campi di concentramento tedeschi. Di loro cinque sono morti durante la reclusione o in conseguenza di essa.
Questi i loro nomi: Arondi Pietro, caporale, deceduto nel Lager Lazzaret di Sandbostel; Pelizzari Elso del 71° Rgt fanteria, deceduto in lager germanico; Tiboni Giovanni, del 6° Rgt. Alpini, deceduto nell’ O.T. Lager di Oberhausen; Tonoli Pietro del 313° Rgt. fanteria, deceduto nel Lager Lazzaret di Bilin-Res). Infine, non bisogna dimenticare Zambarda Primo che reduce da Mauthausen, morì poco tempo aver fatto ritorno alla sua casa in conseguenza dei patimenti sofferti nel campo d’internamento.

A 69 anni dal giorno della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, l’Associazione Nazionale ex Internati, sezione di Brescia, l’A.N.P.I., il Gruppo Alpini e i Reduci di Roè Volciano, con l’auspicio che la conoscenza della storia degli IMI ad un pubblico maggiore porti a una possibile riappropriazione da parte dei loro parenti di una storia sicuramente per la maggior parte di loro non conosciuta, innescando il possibile desiderio di approfondire la conoscenza di quell’esperienza, hanno voluto ricordare quei cinque uomini che con il loro fermo atto di resistenza contribuirono al riscatto dell’Italia e degli italiani verso la democrazia e la libertà.

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