Nei discorsi degli amministratori pubblici locali intervenuti nel corso della cerimonia, la richiesta alla Regione di garantire le risorse necessarie al funzionamento e quella di un nuovo reparto per l'emodinamica
Negli interventi degli amministratori locali all’inaugurazione della nuova ala dell’ospedale di Gavardo traspariva soddisfazione per un traguardo raggiunto, dopo un lungo periodo nel quale non sono mancate accese discussioni su quale scelta operare per creare un presidio ospedaliero per la zona della Valle Sabbia e dell’Alto Garda.
Lo ha ricordato, in particolare, il presidente della Comunità montana Giovanmaria Flocchini, che a quel tempo era consigliere regionale: solo nel 2000 si arrivò alla scelta di ampliare l’ospedale Gavardo, abbandonando l’idea di costruirne uno nuovo a Roè Volciano.
«Una scelta non da tutti condivisa – ha detto Flocchini –, senza però ostruzionismo da chi non era d'accorso, ma che è andata nel segno del risparmio: un nuovo ospedale sarebbe costato 200 milioni di euro, mentre per questo ampliamento ne sono bastati 31. C’è però un debito di riconoscenza verso la zona dell’Alto Garda che necessita di interventi promessi e finora non realizzati».
Dall’assessore provinciale Giorgio Bontempi è venuto il plauso per la realizzazione di una struttura attesa da tempo. Ha poi voluto esprimere uno speciale ringraziamento ai medici e agli infermieri per il loro amorevole operato senza il quale la sola struttura non basterebbe. Un grazie anche ai volontari del soccorso che in forma gratuita contribuiscono spesso a salvare vite umane.
Anche il primo cittadino gavardese, Emanuele Vezzola, ha espresso il compiacimento per la conclusione di un percorso che ha visto una stretta collaborazione fra Comune e i vertici dell’Azienda ospedaliera. «Il nuovo edificio consentirà all’ospedale di rispondere meglio alle necessità dell’ampio bacino di utenza, per le quali non basta la struttura ma è necessaria la capacità del personale medico e infermieristico, nonché di strumentazioni adeguate». Il sindaco si è fatto portavoce di una richiesta che viene dal territorio perché l’ospedale di Gavardo sia dotato di emodinamica.
La risposta del presidente Roberto Maroni non si è fatta attendere e nel suo intervento ha promesso di occuparsi in giunta e con i tecnici regionali della questione. «Se l’emodinamica è necessaria, i fondi si troveranno – ha garantito Maroni –. Non posso prometterlo subito, la questione va studiata e valutata ma se è una richiesta giustificata saremo pronti a soddisfarla».
Maroni poi ha ricordato le scelte per il bilancio regionale 2014, che nonostante il taglio di risorse di 300 milioni di euro da parte del Governo, per la sanità sarà aumentato lo stanziamento dell’1,6%, togliendo il ticket sulle ricette per circa 800 mila ultra 65enni lombardi, e prevedendo 60 milioni per le famiglie con persone in difficoltà.
«Siamo riusciti a far adottare anche alle altre regioni il sistema dei costi standard, in modo che lo Stato riconosca più risorse ha che risparmia di più, come già fa Regione Lombardia». Inoltre ha garantito che, contrariamente da quanto viene ventilato a Roma, in Lombardia non c’è la necessità di chiudere i piccoli ospedali: «Se un ospedale anche piccolo è necessario per la popolazione di un territorio – ha assicurato –, non ci possono imporre di chiuderlo».
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