11 Settembre 2013, 07.16
Vallio Terme Valsabbia
Lettere

Lo schiaffo del Gino

di Sergio Nolli

L'intitolazione ad Albino Berardi della piazza di Sopranico, a Vallio Terme, non ha raccolto, a quanto pare, unanimi consensi. In questa lettera un lettore ci spiega il perchč


Gentile direttore,
nei giorni scorsi a Vallio Terme è stata intitolata una piazza al commendator Albino Berardi. Con la presente voglio esprimere il mio dissenso a questa iniziativa che ha visto una raccolta di firme fra i miei compaesani da inoltrare all’amministrazione comunale per l’intitolazione della piazza.
 
La mia contrarietĂ  deriva da una vicenda che sembra passata nel dimenticatoio, e che invece mi preme ricordare.
Uno dei miei maestri di vita è stato lo zio Gino, che era avverso ad ogni tipo di dittatura, in conformità ad un’anarchia senza violenza.
Lo zio, fratello del papà Paolo, è nato a Vallio in contrada Caschino; da bambino andavamo spesso a trovarlo ed era già molto ammalato. Lo trovavo sempre seduto vicino alla finestra. Il suo passatempo preferito era osservare i contadini che passavano.
Si capiva poco del suo parlare perché la malattia lo aveva colpito nella parola, ma certi racconti li ho sentiti decine di volte e mi sono rimasti impressi nella mente.
 
Lo zio Gino era l’uomo più rude che avessi mai conosciuto, ma aveva un cuore grande. I suoi racconti iniziavano sempre con la ritirata dalla Grecia attraverso l’Albania; arrivato a Bari in nave risalì fino a Brescia con la tradotta, sporco e pieno di pidocchi, e poi fino a Gargnano per le visite e la quarantena nella caserma.
Gargnano dista pochi chilometri da Vallio e il suo capitano gli diede alcuni giorni di permesso da trascorrere con i famigliari: non rimase certo in ozio a casa, ma andò a tagliare legna con i fratelli più giovani.
Finita la licenza si preparò lo zaino e si incamminò per far rientro al suo reggimento per poi essere spedito in Germania a lavorare al servizio della guerra.
 
Sulla strada del ritorno, si fermò all’osteria del "Tiglio" Ferandi per una bevuta con gli amici; a quel tempo ogni locale pubblico doveva avere bene in vista un ritratto del duce; dopo qualche bicchiere la voglia di partire veniva sempre meno e l’astio verso il duce per la sua stupida scelta sulla guerra cominciava a venire fuori.
Lo zio, guardando la foto del Benito, disse che se tornava intero dalla guerra avrebbe cagato dentro alla sua papalina nera e tutti si misero a ridere, gli davano pacche sulle spalle, mettendo in dubbio che lo avrebbe fatto veramente.
 
In una stanza accanto erano seduti alcuni fascisti del paese ed uno di loro si alzò, si mise davanti al Gino e gli disse di portare rispetto al grande capo. Mio zio sorrise pensando che scherzasse perché si conoscevano, ma il dirigente fascista gli mollò una sberla. Lo zio d’istinto gli saltò addosso, ma i suoi amici prontamente li divisero e li spinsero fuori dall’osteria.
 
Non fu facile calmare il Gino però la ragione, anche se un po’ bevuta, prese il sopravvento e il bollore si raffreddò; lo stesso giorno si presentò in caserma e poi partì per la Germania dove lo misero a lavorare in una raffineria di zucchero.
Dopo il lavoro di 12 ore cercava di prendere un po’ di zucchero per i suoi compagni meno fortunati che lavoravano nelle fabbriche belliche, lo nascondeva nei pantaloni e nelle calze e fortunatamente la fece sempre franca, se lo avessero scoperto poteva rischiare la fucilazione.
 
Un giorno gli Americani bombardarono la fabbrica e lo zio si salvò dentro un tombino. Alla fine della guerra ritornò al paese dai suoi cari.
Nei giorni di fine conflitto si attuarono delle vendette sopite e certe azioni erano peggiori di quelle fasciste perché l’odio si era radicato negli animi feriti per i lunghi anni di dittatura.
 
Un giorno lo zio Gino stava lavorando nei campi ed alcuni amici lo chiamarono per dirgli che doveva andare subito in municipio, non gli dicono la motivazione vera, solo che alcune persone lo volevano incontrare.
Arrivato davanti al municipio si trovò davanti a quattro dirigenti fascisti e tra questi il tale che gli aveva dato lo schiaffo.
Gli amici gli dissero che ora poteva ridare la sberla ricevuta all’osteria.
 
Mio zio gli si piazzò davanti, lo guardò negli occhi e caricò il braccio per una sberla potente, il fascista chiuse gli occhi aspettando il colpo ma il Gino, arrivato a pochi centimetri dalla faccia, si fermò e la sberla si trasformò in una (dolce) carezza.
Poi girandosi verso i suoi amici sbalorditi disse: “Non è con la violenza che si possono risolvere le offese ricevute ma con la ragione e con il cuore… ne ho viste troppe di sofferenze in guerra e non voglio essere io a crearne di nuove”, e ritornò al suo lavoro nei campi.
 
Questo dirigente fascista che diede lo schiaffo a mio zio era proprio Albino Berardi.
Visto l’inaugurazione della nuova piazza in Vallio Terme, credo che molti miei compaesani che hanno firmato per l’intitolazione della piazza, non siano a conoscenza di certi fatti e siano in buona fede, ma quelli più anziani, che non sono pochi, perché dimenticano così facilmente e non fanno testimonianza ai più giovani perché queste prepotenze non succedano più?
 
Ci sono tante persone al mio paese che han fatto la guerra, sono tornati a casa feriti nel corpo e nell’anima, si son fatti una famiglia ed hanno allevato numerosi figli lavorando anche dodici ore al giorno e non hanno ricevuto nessuna onorificenza, ma il lavoro duro lo hanno fatto loro.
A questi veri signori non una piazza serve per ricordare, ma un angolo di ogni nostro cuore che batte per la libertà e l’amore per la propria terra e per le persone di qualsiasi religione o colore.
 
Questo racconto non vuole assolutamente creare nuovi attriti, anche considerando che tante volte ognuno di noi agisce impulsivamente e, senza cattiveria, può provocare situazioni di disagio, ma mi sta a cuore in particolar modo il non perdere memoria di fatti che ci possono aiutare a vivere più in armonia con tutti.
Se perdiamo la memoria ritorneremo a fare gli stessi errori del passato. Vedi la tragedia del popolo ebraico, che da alcuni intelligentoni Capi di Stato viene già messa in discussione… e questo è terribile.
 
Quindi il ricordare è utile per le prossime generazioni, non per sottolineare chi era più o meno bravo, ma semplicemente per raccontare fatti reali ed evidenziare ancora ed ancora quanto è misero l’uomo che pretende di mettersi al posto del Creatore.
 
Sergio Nolli
 
“Preghiamo per  quegli infelici che, avvelenati senza loro colpa da una propaganda d’odio, si son sacrificati per il solo malinteso ideale di Patria calpestando senza avvedersene ogni altro nobile ideale umano”.
Don Lorenzo Milani - "Rinascita" 1965.
 


Commenti:
ID35827 - 11/09/2013 08:58:00 - (fp300958) -

Beh .... se il Comm. Berardi e' stato Sindaco per due lustri....qualcuno lo ha votato..... (senza porsi il problema dell'appartenenza e/o militanza politica) ... e mi risulta che abbia svolto i suoi mandati con professionalità e competenza. Pertanto non rivanghiamo "piccoli gesti" che lasciano il tempo che trovano.

ID35830 - 11/09/2013 10:17:05 - (marco70) -

Grazie sig. Nolli , rinfrescare la memoria non è rivangare ma è la speranza che certi fatti non si ripetano mai più

ID35831 - 11/09/2013 11:44:51 - (sonia.c) - grazie signor Nolli!

è questa la differenza sostanziale fra due ideoplogie contraposte:una che ha lottato per la libertà e ilrispetto ,l'altra che non rispetta assolutamente la vita e la libertà. se avessero vinto gli altri ,suo zio non sarebbe vissuto.altro che sberla..

ID35832 - 11/09/2013 11:45:27 - (sonia.c) - scusate gli errori

.

ID35842 - 11/09/2013 20:17:01 - (lucaz) - intitoliamo una piazza

anche allo zio Gino

ID35843 - 11/09/2013 21:05:39 - (sonia.c) - bravo lucaz!

quoto! però bisognerebbe scriverci sotto il fatto!hai notato che nelle "targhe" antiche ,c'è spesso una "spiegazione" per i posteri (anche se ha grandi linee,tipo: eroe che ha salvato la popolazione ..ecc.) un nome sennò ,non dice molto alle nuove generazioni..saggezza antica...

ID35845 - 11/09/2013 22:34:00 - (sissy) - sissy

quoto Nolli.

ID35846 - 12/09/2013 09:45:09 - (Matteo) -

Non sono di Vallio e non conosco gli interessati, nemmeno per sentito dire. Sono fieramente antifascista e non ho dubbi che a suo tempo sarei stato dalla parte del sig. Gino. Resta il fatto che questa polemica mi lascia qualche perplessità: sappiamo bene che ai tempi del fascismo c'era una profondissima spaccatura tra chi sceglieva di stare da una parte e chi sceglieva di stare dall'altra, e, almeno dai racconti di mia nonna, spesso la scelta non era solo frutto di convinzioni personali, ma anche di forzature, obblighi, paura o altro. E' evidente che se Berardi era un dirigente, probabilmente ci credeva più di altri... Però è anche evidente che un giorno si è presentato al sig. Gino per farsi restituire lo schiaffo. Non era forse un modo, certo un po' bizzarro, per ammettere una colpa? E poi, tolto il periodo buio del fascismo, che ha incattivito tutti, da una parte e dall'altra, che persona e che amministratore è stato Berardi? (segue)

ID35847 - 12/09/2013 09:52:58 - (Matteo) -

(continua) Il fascismo non ha giustificazioni, ma non credo che il fatto che una persona ne abbia fatto parte, dato il contesto storico, sia sufficiente per renderla indegna o non "riscattabile". Allo stesso modo, ben sappiamo che non tutti i partigiani si battevano per un ideale alto dell'Italia, e quindi l'appartenenza alla Resistenza non garantisce di per sè di essere dalla parte dei "buoni". In conclusione, credo che i meriti di Berardi debbano essere considerati anche al di là della sua appartenenza di quel tempo, altrimenti rischiamo di cadere nella trappola del manicheismo a buon mercato.

ID35858 - 12/09/2013 15:58:05 - (fp300958) -

finalmente ... una persona che si dichiara .... ma nello stesso tempo .... non e' oscurata da pregiudizi .... e analizza i fatti a 360 gradi.

ID35864 - 12/09/2013 20:58:37 - (sonia.c) - anche mia madre...

faceva le sfilate a scuola vestita con l'uniforme da "piccola italiana" ..io il passato di quel signore glielo perdono volentieri..i nipotini ,no. manca il contesto..e fp..per favore. il fascismo è stato la causa. la guerra l'effetto. alle radici dl male bisogna andare.

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