24 Giugno 2013, 15.30
Villanuova s/C
Penne nere

Canti di pace al profumo dei tigli

di Marisa Viviani

Il racconto di un viaggio nei luoghi della guerra lungo il fiume Don, sul percorso seguito dagli Alpini nella lunghissima e terribile ritirata dalla Russia, e le canzoni dei soldati in una bella serata a Villanuova

 

E' stata una bella serata quella di giovedì 20 giugno nel cortile della Biblioteca di Villanuova sul Clisi dove si è svolta una delle manifestazioni previste per celebrare il 70° anniversario della battaglia di Nikolajewka (26 gennaio 1943), organizzata dal Comune e dal Gruppo Alpini di Villanuova, sez. “Monte Suello” di Salò (1). Il clima caldo non afoso, l'ambientazione all'aperto tra le mura di vecchi caseggiati al riparo dei rumori del traffico, il profumo intenso dei tigli in fiore che riportavano ad una atmosfera di campagna e a ritmi di vita di tempi andati, la cordiale accoglienza degli Alpini, tutto ha deposto a favore di una serata di piacevole intrattenimento, pur all'insegna del ricordo dell'immane tragedia della guerra di Russia e della battaglia di Nikolajewka (85.000 soldati italiani tra morti accertati, dispersi, prigionieri e centinaia di migliaia di morti tra russi e combattenti di altre nazionalità).

 

La serata si è incentrata su due momenti di intenso significato: il racconto di un viaggio nei luoghi della guerra lungo il fiume Don, sul percorso seguito dagli Alpini nella lunghissima e terribile ritirata dalla Russia, e il commento musicale attraverso le canzoni popolari e dei soldati che sottolineavano i sentimenti, i dolori, le speranze del popolo sui temi della guerra e della pace, della vita e della morte.

 

Nel 1992 il giornalista ambientalista bresciano Giorgio Roggero, coadiuvato da una troupe della rivista Airone, effettuò un reportage nei luoghi della guerra di Russia, percorrendo in inverno, a piedi, il viaggio di ritorno dei soldati italiani lungo il corso del fiume Don, seguendo la traccia di una carta militare appartenuta ad uno zio aviatore che aveva operato al tempo in quell'area di guerra, e sull'impulso emotivo delle grandi narrazioni, tra cui il memorabile Il sergente nella neve di Mario Rigoni Stern, che per primo aveva folgorato la mente e il cuore del giornalista con il racconto drammatico e umanissimo di quella vicenda. Partirono dunque in quattro, Giorgio Roggero, lo scrittore Fredo Valla, il fotografo Daniele Pellegrini, l'interprete Igor Brandyrski; il viaggio di andata si svolse su ferrovia come era stato quello degli Alpini, su un treno ex-sovietico Roma-Mosca, durato tre giorni per portarsi nei luoghi del fronte di guerra, e da lì ripercorrere il tragitto di ritorno in cinque settimane, facendosi ospitare dalla popolazione locale che mai più dal 1942 aveva accolto stranieri nelle proprie case. Un viaggio nella memoria dunque, raccogliendo ricordi dei testimoni dell'epoca sopravvissuti a cinquant'anni dai tragici avvenimenti, e un viaggio nella nuova Russia ex-sovietica dopo l'avvento della perestrojka, ma tanto simile ancora per connotazione culturale ed economica a quella delle vicende belliche. Il reportage della troupe di Airone venne pubblicato con grande successo e attenzione da parte di un pubblico composito di lettori; l'impresa giornalistica trovò poi una versione narrativa con la pubblicazione di un libro oggi esaurito (2), ma certamente recuperabile attraverso il servizio bibliotecario provinciale.

 

L'avventura di quel viaggio, attraverso le fotografie di Daniele Pellegrini e Giorgio Roggero, è stata così l'oggetto giovedì di una narrazione dai toni drammatici riferiti alle dolorose vicende del passato, e dai toni più leggeri e anche esilaranti riferiti all'avventura di viaggio, che ha intrattenuto con vivo interesse il pubblico presente alla manifestazione. Uno dei momenti più emozionanti, ad esempio, è stato il racconto del ritrovamento in un piccolo museo della gavetta di un alpino che vi aveva inciso decorazioni e la seguente frase: Giuseppina tornerò – Stolfo Ruggero; al ritorno dal viaggio fu effettuata una ricerca e venne rintracciato il proprietario della gavetta, quello Stolfo Ruggero che era riuscito a tornare a casa e aveva potuto sposare la sua Giuseppina; un altro momento di intensa commozione è stato raccontato a proposito di una anziana donna, divenuta pressocché sorda durante la guerra, che riusciva a riprendere l'udito soltanto con un apparecchio acustico ormai inservibile perché la batteria che lo alimentava era esaurita da tempo, i nostri viaggiatori gliela sostituirono con una prelevata dalle loro macchine fotografiche e la donna al colmo della gioia e della gratutidine si gettò ai loro piedi cingendogli le ginocchia in lacrime.

 

Storie di vita vera, carica di durezze, dolori, speranze, gioie di un passato che pur lontano appare però tanto vicino all'essenza autentica degli esseri umani, come anche i canti popolari proposti dal coro Le Rocce Roche hanno messo in evidenza con accenni di cruda realtà, intensa commozione o sapida ironia: Sulla strada del Monte Pasubio lentamente sale una lunga colonna, è la marcia di chi non torna, di chi si ferma a morir lassù (Monte Pasubio) – Se avete fame guardate lontano, se avete sete la tazza alla mano, che ci rinfresca la neve ci sarà (Monte Canino) – Se vuoi vincere la guerra fai che i cannoni siano pieni di maccheroni (Era nato poveretto) – Le finestre senza fiori, poco fumo nei camini, la montagna l'é malada .. se ghè perso le memorie, non se ride, non se canta, solo i véci xe restà (La contrà de l'acqua ciara). Parole, pensieri, sentimenti che il coro ha interpretato con passione, quella stessa passione per la montagna e per il canto che nel 1995 ha riunito una decina di appassionati, tra cui lo stesso Giorgio Roggero, per costituire un coro, cantare in concerto, in passeggiata, nei rifugi e smuovere le corde del sentimento e del ricordo con un repertorio di canti popolari, di montagna, dei soldati: riuscendoci. Oggi il coro, diretto dal M° Giambattista Tura, è costituito da trentacinque coristi, è iscritto all'USCI (Unione Società Corale Italiana), effettua circa venti uscite l'anno, e in novembre organizza una Rassegna di Canti di Montagna e Popolari (3).

 

Un uomo incontrato durante il viaggio sul Don consegnò alla troupe giornalistica un fucile mitragliatore arrugginito, dicendo, E' venuto per fare del male, riportatelo indietro perché noi siamo un popolo di pace. L'episodio esemplifica perfettamente il senso delle parole di Mario Rigoni Stern per affermare come pur se nemici su fronti opposti “una naturalezza un tempo doveva esserci stata tra gli uomini”, la naturalezza degli stessi bisogni, desideri, aspirazioni; quella stessa che spinge oggi un'associazione non governativa come Emergency ad assistere le vittime di guerra in aree del mondo oppresse da conflitti militari, che oggi colpiscono prevalentemente la popolazione civile, in particolare i bambini (il 90% delle vittime sono civili, una su tre è un bambino). Anna Cordini, rappresentante della sezione bresciana di Emergency, durante la serata ha infatti presentato il lavoro dell'associazione, che nello spirito di quella naturalezza che aspira alla pace e alla collaborazione tra i popoli, dal 1994 ha curato gratuitamente 4,8 milioni di persone nei suoi ospedali sparsi in varie parti del mondo. Emergency non riceve fondi pubblici ma è sostenuta soltanto dal contributo di privati; oggi l'associazione ha aperto due centri di assistenza e cura anche a Marghera e a Palermo, e dispone di Polibus attrezzati per interventi sul territorio, poiché anche in Italia si stanno estendendo vaste aree di povertà e di bisogni sanitari che non trovano risposta dal servizio sanitario nazionale. Un'attività umanitaria altamente meritoria, che ciascuno può sostenere con il proprio contributo volontario, in denaro poiché è necessario per l'attività medica praticata, e in diffusione della cultura della pace e del rifiuto della guerra, come sancisce il principio fondamentale della Costituzione Italiana (art. 11), e come la saggezza dei popoli, prima che dei governi, aveva già compreso: La storia siamo noi che continuiamo a sognare l'amore anche quando facciamo la guerra. Una lezione di vita di cui non ci si deve mai stancare di parlare e di ascoltare.

(1) Successive manifestazioni:
Martedì 25 giugno
il Teatro di Gavardo presenterà “Dov'è Nikolajewka?”, con Andrea Giustacchini per la regia di John Comini, tratto dall’omonimo libro di Maurizio Abastanotti sulla campagna di Russia 1941-1943 e la drammatica ritirata sulla neve dei soldati italiani (ore 21, presso il cortile della Biblioteca).
Domenica 30 giugno
pellegrinaggio sezionale della Monte Suello al Santuario della Madonna della Neve di Prandaglio; nato nel 2005 in occasione del 90° anniversario della Grande Guerra, il pellegrinaggio è giunto oggi alla sua nona manifestazione, a cui èprevista la partecipazione di c.a 700/800 alpini con famigliari e amici.

(2) Giorgio Roggero, Lungo il Don fiume di guerra, fiume di pace, Traveller Feltrinelli, Milano 1998

(3) Prossimo concerto del coro:
4 settembre
Sagra della Madonna dell'Avello a Ome – 29 settembre concerto nel Carcere di Verziano - Novembre presso Chiesa di Santo Cristo a Brescia 11° Rassegna di Canti di Montagna e Popolari
Per contattare il coro
Le Rocce Rocheturagb@virgilio.it - cell. 338/9390420


Nelle foto di Luciano Saia:
. Giorgio Roggero presenta il programma della serata
. Il coro Le Rocce Roche
. Stolfo Ruggero con la sua Giuseppina oggi



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