uccelli e maltempo

Quando il primo giorno di caccia di spari se ne sentono pochi, come � avvenuto ieri in Valle Sabbia, i motivi possono essere solo due: o ci sono pochi cacciatori ai capanni, nei boschi e fra i campi; oppure � la selvaggina che stenta a far si vedere in giro.
“Buona la seconda” ci dicono subito al bar, quello aggredito gi� alle 10 del mattino, di quella che ieri � stata una lacrimosa domenica, dai Seguaci di Diana, delusi per la partenza in salita del loro passatempo autunnale preferito.

“I cacciatori valsabbini tengono duro e non si fanno certo intimidire, anche se si rendono conto che da pi� parti sono considerati alla stregua di delinquenti � aggiungono ordinando il secondo aperitivo -.
Il fatto � che loro lo sapevano benissimo che sarebbe arrivato il brutto tempo. E per tempo se ne sono andati”.
Quei “loro” sono i pochi pennuti che ancora � concesso di impallinare, ma anche quelli “graziati” dalla normativa che per ora ha negato alla Regione la possibilt� di consentire il prelievo in deroga.

Cacciabili e non cacciabili, insomma, si sarebbero accordati per evitare i nubifragi che in questi giorni hanno aggredito le regioni del Centro e del Nord, emigrando decisamente e prima del previsto verso quelle del Sud.
Il risultato sono state, appunto, le poche fucilate che hanno fatto eco fra le vallate.
Anche perch�, stanziale a parte, con fagiani e starne non � che sia anadata meglio: sarebbero troppi pochi, in Valle Sabbia, i campi che permettano questo tipo di caccia.

Troppo tardi, quindi, per una fruttifera giornata con la doppietta sottobraccio?
“Per sparare agli uccelli che se ne sono gi� andati decisamente si. E’ invece troppo presto per quelli che, speriamo, arriveranno nei prossimi giorni.
A San Mat� �l durt l’� �n p�” ci fanno poi sapere gli esperti, confidandoci in questo modo la speranza di rifarsi a partire da gioved� prossimo, in attesa che qualche soddisfazione possa arrivare anche con ottobre, quando sar� tempo di apertura per la tipica caccia alpina.

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