Non è una questione di destra o sinistra e nemmeno di antichità e modernità, un buon restauro è a volte migliore della sostituzione con prodotti di bassa qualità
All'inizio la cucina di massiccio è perfetta..Poi arrivano i tarli nessuno gli bada per 50 anni. La cucina oggi è ancora lì, ma è talmente piena di buchi che rischia di implodere. Si finisce per cambiare e valutando ciò che offre il mercato. I mobili in massiccio non esistono più (o costano), quelle in formica sono la brutta copia di quelle in massiccio (care e di poco valore). Un giorno vedi una cucina Ikea. E' bella, nuova, luccicante.. In alcuni componenti c'è il cartone dentro, ma è funzionale e ti fa risparmiare. E pensi..azz..ha la garanzia per 20 anni, così male non può essere. Se questo è il mercato, io la compro!
Nonostante il nuovo non sia sempre il meglio esso è diverso per costituzione dal vecchio. Sempre il nuovo crea conflitto con il vecchio che viene rimpianto da chi vi era abituato. Sempre il nuovo cerca con fatica e violenza di imporsi su un vecchio che resiste. Non sempre il nuovo corrisponde con giovane e vecchio con anziano. Senza il nuovo non c'é possibilità di continuità perché il vecchio è comunque destinato a finire. Che si fa dunque? Si accetta che il meccanismo che lega il nuovo al vecchio sia circolare, cioé che i due si influenzino reciprocamente per creare una nuova realtà. Non si deve uccidere il vecchio né osannare il nuovo, ma bisogna accettare che dinamicamente esprimano una nuova realtà, che tale realtà magicamente emerga dalla precedente. E' il meccanismo della vita, della natura e delle organizzazioni. Questo meccanismo può essere guidato verso il meglio, se e solo se chi lo governa
è conoscitore della complessità.
Mai, Leretico mai, eppure già da sempre questo è proprio il "dir lo stesso",tautologhein, e qui sta la libertà infinita degli enti che non nella volontà che li vorrebbe liberi ma nella verità dell'ente in quanto ente ( il dir lo stesso) nascondono ai più la profondità del dire della verità come soluzione al dolore del pensare l'altro del sè (il divenire appunto) e ci risolve è vera soluzione al dolore: pensando il divenire come pensiero che pensa il "divenir" delle cose tutte come il "diventar altro" da sé delle stesse, impossibile, contraddittorio l'Occidente ha posto il velo sulla verità... da qui scaturisce la conseguente visione di Severino dell'apparire... se il divenir altro è impossibile e comunque il divenire è un evidenza, se l'ente è il dir lo stesso, la sua determinazione e la sua specificità e l'infinita opposizione dal suo altro, allora il divenire non
"È meglio un salto nel buio che un suicidio intellettualmente assistito" :)...è il vecchio che si deve adeguare al nuovo se vuol sopravvivere!!!...mentre il nuovo deve ricordare il vecchio x non cadere in errori già ripetuti...!!!
è il diventar altro (contraddittorio) ma l'essere di queste determinazioni che appaiono da sempre e scompaiono nel cerchio dell'apparire, determinazioni che per ciò stesso sono eterne.
Ascoltando non me, ma il lógos, è saggio convenire che tutto è uno.
"Bisogna però sapere che la guerra è comune, che la giustizia è contesa e che tutto accade secondo contesa e necessità." Qui Leretico non confondere la guerra con l'accezione comune la guerra nell'accezione comune odierna è il negativo di pace, mentre in Eraclito, ben più profondo del senso comune Guerra significa la tensione fra negativo e positivo, il relato non uno dei due irrelati.
"Bisogna dunque seguire ciò che è comune. Ma pur essendo questo lógos comune, la maggior parte degli uomini vive come se avesse un propria e particolare saggezza."
di ogni nostro pensare e di ogni nostro agire in conseguenza del pensiero del divenire o divenir altro come ha ben detto Hegel che alcuni , sbagliando, dicono essere un negatore del principio di non contraddizione.
Pólemos (la guerra) è padre di tutte le cose, di tutte re; e gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi gli altri liberi.
Omero è degno di essere scacciato dagli agoni e di essere frustato, ed egualmente Archiloco.
...la tensione estrema l'infinitamente altro da sé che vuole ricadere in sé ( il diventar altro) che infine non può ricadere, implodere, ma distinto e unito, la guerra appunto, ciò che rende le cose distinte ma unite. Polemos: devi sapere che è comune, che è quel tutto che è uno, dice il saggio Eraclito... qui sembrerebbe negare Eraclito il principio di non contraddizione, ma può un uomo profondo come Eraclito, se un uomo è profondo quando non va in contraddizione, contraddirsi ? anche Aristotele sembra cedere al senso comune, il quale è in dubbio per ciò, infatti Aristotele sul principium firmissimum o di non contraddizione: "è il più sicuro di tutti i principi. Infatti è impossibile per chicchessia credere che la stessa cosa sia e non sia, come secondo alcuni avrebbe sostenuto Eraclito". Quel "avrebbe" smonta il senso comune, ma per smontarlo ci vuole studio (Filosofia)...
in fondo ho parlato di "mobili" anche io.
Come il contadino non parla più di agricoltura, tanto ne è imbevuto, così l’uomo moderno non parla più di filosofia, tanto ce l’ha nel sangue. Tutto ciò che l’uomo fa è determinato dal filosofare.La nascita della metafisica è da riscontrare là dove l’uomo rende testimonianza al Tutto. E là nasce la filosofia. Il vibrare della voce "metafisica" di Aristotele ha fatto crollare rovinosamente gli edifici della speculazione dei primi pensatori greci, lasciando intatti solo i loro pianeti, le loro acque, i loro fuochi, ed anche in sede moderna si parla di cosmologia filosofica o filosofia della natura. Dunque i primi pensatori greci erano fisici o filosofi?Mi è capitato una volta di ascoltare un bambino, non ancora in età di ragione, intento a discorrere seriamente di matematica e diceva: ”Uno per uno, uno; due per due, due; tre per tre…”.
Lo scandalo è evidente per noi adulti e subito neghiamo le conclusioni del bambino che, a sua volta, resta meravigliato della nostra poca coerenza. Infatti egli ci dimostra come le sue conclusioni siano esatte: “Se uno per uno fa uno, anche due per due fanno due; che se uno per uno facesse quattro, anche due per due farebbero quattro”. Ma noi, ormai più scaltriti, insistiamo perché il bambino si convinca di un così chiaro e manifesto errore. Il bambino, però, non vede l’errore né chiaro né manifesto. Chi ha ragione, il bambino o l’adulto? Il bambino dice che ha ragione lui, l’adulto sorride convinto che un giorno anche il bambino la penserà come lui.Ma intanto? La verità non ha il suo momento, che verrà o che è già passato. Intanto entrambi hanno ragione, entrambi sono vincitori, a modo loro... http://www.vivamafarka.com/forum/index.php?topic=68524.0 senza musica di
sottofondo...
Scopre (svela) la sua essenza di dolce razionalista , in quanto il bambino e l'adulto determinano la realtà, la "conclusioni esatte" come la definisce lui, ma l'adulto ha "solo" più potere sul bambino non è che la realtà è quella dell'adulto, ma questo ,Leretico e Aldo ha una conseguenza, la conseguenza che la realtà è quella del pensiero dell'adulto e chi è più adulto (filosofo) e più determina la realtà, questo concetto, vedete bene, che cozza con il concetto del materialista storico che presuppone la realtà storica alla coscienza filosofica. Se fosse così un prodotto della coscienza, la storia che si inscrive in una porzione del pensiero filosofico, produrrebbe a sua volta la coscienza, cioè dall'astratto, la parte storica, giungeremmo al tutto, la coscienza filosofica e questo è contraddittorio come diceva fin da principio Eraclito a proposito dell'astratto:"ma la maggior parte
degli uomini vive come se avesse un propria e particolare saggezza." che tradotto significa " ma Marx viveva come se la storia avesse una sua particolare saggezza". Ma la storia è una parte non può dirci del tutto è semmai il tutto (coscienza filosofica) che ci può raccontare della parte (storia) Sapendo benissimo, io, che Eraclito era molto ma molto più saggio (saggiare le parti) di Marx benché nato 2.500 anni prima.
Il marxismo a differenza delle altre filosofie speculative e astratte, che dopo di lui sembrano anche antiquate, realizza un costante collegamento tra teoria e prassi. Con lui il compito del filosofo non e' piu' solo quello di interpretare il mondo, ma quello di cambiarlo. Per questo si deve fornire di altri strumenti: la Storia, l'Economia, la Politica.
Aggiungo per chi vuol convincerci che storia, latino, filosofia, come materie morte non servono alla politica, quanto ancora dice Bartezzaghi ad un padre che spinge il figlio a disinteressarsi del latino: "se il futuro sara' migliore del presente, a renderlo tale forse non sara' qualcuno che ha studiato latino, ma certamente sara' qualcuno che a scuola ha trovato ragioni di amore verso lo studio, quello non passa: e serve, eccomme se serve... suo figlio sig. Chiassarini, anche grazie al suo latinorum, si avvia ad uscire dall'incantesimo di un'ideologia semplice, da paese dei balocchi, che esorta all'egoismo, che ha attenzione solo per il proprio tornaconto, che non tollera alcuna fatica o qualsiasi ostacolo che impedisca il soddisfacimento immediato delle proprie pulsioni.
che fa sua la lezione di Cartesio come del suo maestro Hegel e in sintesi: il pensiero realizza la realtà la oggettiva, fa suo che non esiste una realtà irrelata al pensiero quello che Kant avrebbe detto come pensiero dogmatico o Hegel pensiero realista. per Kant dogmatico perchè o prendi o lasci , ma la realtà è irrelata al pensiero come ogni cosa in se non è decifrabile e lo trascende e per lo Hegel è la fisica o quel qualcosa che non ha nesso necessario con il pensiero ma sussiste da se, il realismo appunto. Marx non è un realista ma un idealista, quello che Marx contesta in Hegel è l'incominciare del divenire e il risultato del medesimo, e non la relazione inscindibile tra pensiero e cosa.Per Marx non è il razionale, la coscienza che produce l'azione, rifiuta in questo l'immanentismo nel suo verso o direzione perchè il non rifiuto comporterebbe l'accettazione di ciò che la coscienza ha prodotto
mentre per lui questa accettazione renderebbe soffocante e cristallina la realtà e in ultimo contraddittorie le sue contraddizioni insite e irrisolte , in ultima invivibile come accettazione inaccettabile ( sdolcinato romanticismo) mentre è l'agire che plasma e produce la coscienza, è la storia, la fisica e la psiche che produce la coscienza, risolvendo quella gabbia di cristallo nella quale si sentiva soffocato del razionale è reale, non il razionale che giustifica le cose come stanno e così la condizione dialettica di servo padrone, ma il reale che, attraverso il processo storico produce, risolte (sciolte) le contraddizioni, nuova coscienza, ma non ha fatto i conti con la scienza che non vuol saperne di relazioni fa il pensiero e il pensato, relazioni necessarie che sono di metafisica e non di scienza.
Che in un mondo, quello tecnico guidato dalla scienza, ciò che non può essere accettato per il proprio agire, quello della tecnica appunto, è ogni siffatto vincolo che parta o risulti nel pensiero: la scienza ha bisogno , per volere sulle cose, che le stesse siano svincolate o irrelate, perché solo credendo che le stesse non hanno vincolo necessario e quindi sciolte si può il pensiero del dominarle. Al contrario, più il vincolo è forte (metafisica) e meno la scienza può su quelle determinazioni che così prese nella rete del vincolo non sono dominabili, manipolabili. Sta di portare la più radicale obiezione a questa supposta infinita separazione e follia (incosciente) che si annida dietro il senso più profondo che il pensiero occidentale da delle cose,il senso del "divenir" altro dell'essente.
...che non è pensiero di scienza ma pensiero originariamente già di filosofia, poiché la scienza senza la filosofia che gli dice, corri, è come quel cavaliere che ha in mano la spada più temibile e pericolosa del reame ma non sa come utilizzarla e in ultimo non è cosciente della sua pericolosità usandola invece che in battaglia a piantumar primule ...Giusto Aldo "oltre il bene e il male", oltre il vincolo tra pensiero e cosa la scienza, non più limitata dai vincoli necessari, è libera di volere e di, conseguentemente,ottenere l'impossibile...ma è Nietzche a dirglielo...
Confutare le tue posizioni su idealismo e materialismo, capire se siamo figli del caso o di un disegno divino va oltre le mie facolta' e le mie conoscenze filosofiche. Piu' semplicemente ponevo una domanda: per cambiare e' necessario cancellare l'esistente e costruire ex novo ( qualcuno dice sulle macerie)? o se c'e' qualche pezzo di pregio va salvato e restaurato? Sembra che il rottamare e il tutti morti, tutti a casa, faccia parte della prima soluzione. La soluzione finale quella che in un articolo precedente chiamavo del dottor Stranamore.
in questo io non vedo il senso della domanda, però vedo il bene che il nuovo che avanza produce e mi spiego... nel sistema "partitico" precedente il capobastone era coerentemente la soluzione definitiva, razionale speculativa, di quel sistema e non si è attardata la dialettica politica a farlo emergere coerentemente, nel nuovo che avanza ancor più coerentemente questo sistema è scardinato e lo si vede dalle contraddizioni che pone (fa emergerer) tale "nuovo" sistema del "vecchio" sistema, bada, contraddizioni che non pone il nuovo che avanza, in quanto necessariamente risoluzione di quelle, ma che son poste fin da prima, il nuovo è qui come contraddizione già risolta... dice Berlusconi: il movimento5stelle è come Scientology... mostrando ciò a cui rischia il movimento di diventare se invece di percorrere quella che è la sua naturale evoluzione, implodesse nel liderismo e nel partitismo
...ponendo e predisponendo ciò che per natura del movimento già appare come contraddittorio. Non so se mi son spiegato ma Berlusconi cerca, con intelligenza pari solo alla sua, di annichilire il movimento, e come può farlo? proprio mostrando che quell'altro del movimento, cioè se stesso è come identico a sé, il movimento, ecco l'operazione nichilista del Berlusconi, ma dove sta l'inghippo, per chi ha forza di pensiero? ma l'inghippo sta proprio nel nuovo che avanza, come potrebbe essere nuovo che avanza se fosse l'altro cioè il movimento identico a sé cioè i partiti? contraddittorio appunto.. Allora il nuovo, per esser tale deve per forza opporsi al vecchio e come opposizione non può fare a meno del vecchio,ecco forse qui risolvo il tuo di quesito quando poni l'interrogativo dell'eliminazione tout court o del restauro, non può esistere nuovo senza vecchio, dice la logica continentale, mentre Aldo, quella
o del restauro, non può esistere nuovo senza vecchio, dice la logica continentale, mentre Aldo, quella analitica di logica, sempre per il discorso fatto sopra delle determinazioni tutte irrelate, senza vincolo alcuno , si, può esistere il nuovo senza il vecchio, ma qui il discorso a volerlo solo guardare un poco dentro ha bisogno di molto spazio e qui mi fermo.
... e questo mi fa male, e spiega anche le ragioni della logica continentale, come faccio io ad esistere ( il mio discorso in questo caso) senza il contraddittorio? poi mi piacerebbe che i più audaci intervenissero sul discorso da me posto nel titolo Tecnica 4.1 che in qualche modo si riallaccia a quanto stiamo dicendo qui. Sonia,Capitano ,Rob63, Lib, RIc,Genpep Lostraniero, Maurizio, demorenis,Denis66,paolob ,Giacomino, GabrieleVate, Fabio, mark, rusì, esperanto, panta_rei, e chi ho dimenticato, dai che qui si discute del decisivo...
segui cercando in Google "Una riflessione su un'affermazione di HAWKING" di roberto Fiaschi...
ma non son dignus.....e son piuttosto "schifaten" ( alla bonvi..saluti..
fosse questo il problema..il problema è che c'è gente che si ammazza perchè vuole che esista....
vogliono dimostrare che dio non esiste ,per togliersi ogni scrupolo e poter sterminare l'umanità o dividerla in chi è degno di vivere-comandare e chi deve soccombere.....e questa equazione: senza dio-senza rispetto dell' umanità ,non la capisco! io non credo ,ma non per questo non rispetto il mio simile..anzi !ancora di più..perchè io sono lui e lui è mè..
Nella società agricola il vecchio era a capo della comunità, in quanto depositario della conoscenza per il nuovo. Nell'epoca industriale il nuovo cerca di sostituirsi al vecchio che però mantiene la posizione grazie all'esperienza. Oggi, con l'era tecnologica il nuovo parte con più conoscenza ed esperienza del vecchio.. O il vecchio si rinnova (o si traveste da nuovo) oppure presto non sarà più solo vecchio ma antico.
Punti di vista, il libro Vestone. Esattamente un anno fa, il 20 gennaio 2015, ci lasciava Aldo Vaglia, collaboratore tra i più apprezzati del nostro giornale telematico
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(1)Anche la Valle Sabbia ha scoperto il suo movimento di protesta. Per ora poco organizzati, ma arrabbiati, si sono fatti vedere per la prima volta questa domenica sera a Pregastine
(8)La giornata giusta per ricordarla era stata programmata per settembre, in occasione della visita del ministro Kyenge nel Bresciano, che poi non è avvenuta. Si farà questo lunedì
(1)
ID30317 - 20/03/2013 08:15:35 - (Dru) - il divenire come il divenir altro da sé unico pensiero possibile nel pensare il divenire, altrimenti sarebbe lo stare.
galleggia Leretico sul testo di Aldo, leggilo ma non per quello che dice ma per la tensione di quello che dentro, nel suo sottosuolo, Aldo racconta: dice del "dir lo stesso", tautotes . Il Cartella è a questo che fa riferimento con la sua schisi e la risposta la trova in Eraclito,Aristotele,Hegel per ciò che concerne il "divenire altro" e in Parmenide sull'"ente in quanto ente", ma non lo sa e non vuole ascoltarmi, sordo in questo , peggio per lui, sarà destinato a vagare ramingo per le periferie della conoscenza, ma io non mollo.;-)