25 Gennaio 2013, 09.47
Provincia
Industria

Recessione in attenuazione

di Redazione

Rallenta la caduta della produzione industriale bresciana nell'ultimo trimestre del 2012. La domanda interna continua a mostrarsi depressa e quella estera ha perso lo smalto di un tempo

Dopo la significativa contrazione nel terzo trimestre, negli ultimi tre mesi del 2012 l’attività produttiva delle imprese manifatturiere bresciane – secondo l’elaborazione del Centro Studi di AIB - ha registrato una nuova flessione, seppure di dimensioni più contenute, determinata in primo luogo dal maggiore numero di giorni lavorativi che caratterizza il periodo ottobre-dicembre. Lo scenario di fondo rimane nel complesso negativo: la domanda interna continua a mostrarsi depressa e quella estera ha perso lo smalto di un tempo; tuttavia la fase recessiva mostrerebbe segnali di attenuazione, prefigurando una timida ripresa a partire dai prossimi mesi.

Nel dettaglio, la produzione industriale in provincia di Brescia evidenzia un decremento congiunturale dello 0,7 per cento, il tasso tendenziale (la variazione dell’indice nei confronti dello stesso periodo dell’anno precedente) risulta negativo per la quinta rilevazione consecutiva (-6,9 per cento), mentre l’indice destagionalizzato, cioè corretto per gli effetti di calendario, è diminuito dell’1,9 per cento rispetto al trimestre precedente. Complessivamente l’anno 2012 si chiude con una flessione media della produzione pari al 6,4 per cento rispetto al 2011; l’effetto trascinamento, ovvero quanto il 2012 lascia in “eredità” al 2013, è di -3,4 per cento.

La contrazione dell’attività produttiva riscontrata nell’ultimo trimestre dell’anno ha comportato un nuovo minimo per l’indice grezzo della produzione industriale, mentre la distanza dal picco di attività pre-crisi (primo trimestre 2008) si è ampliata a -30,0 per cento.

Le previsioni per i primi mesi del 2013 propendono per un’ulteriore attenuazione del movimento di caduta del made in Brescia: la produzione è attesa stabilizzarsi su livelli non distanti da quelli raggiunti a fine 2012, gli ordini dal mercato nazionale rimarranno ancora deboli, mentre quelli dai Paesi esteri (in particolar modo quelli extra UE) si caratterizzeranno per una relativa maggiore vivacità. Ai segnali di ripresa provenienti dagli Stati Uniti e dagli emergenti, si contrappongono, fra l’altro, l’oramai endemica fragilità della domanda interna, l’elevata disoccupazione e, nonostante la rapida discesa dello spread BTP-Bund registrata negli ultimi mesi, il persistente razionamento del credito verso famiglie e imprese.

La disaggregazione della variazione della produzione per classi dimensionali mostra flessioni per le imprese di micro (-4,4%), maggiori (-1,0%) e medio-grandi (-0,5%), mentre incrementi sono stati registrati dagli operatori medio-piccoli (+0,4%), piccoli (+0,7%) e grandi (+1,5%).

La segmentazione per settore della dinamica congiunturale si caratterizza, anche in questo trimestre, per un’elevata eterogeneità fra i comparti manifatturieri. L’attività produttiva è diminuita nei settori: meccanica tradizionale e mezzi di trasporto (-3,2%), materiali da costruzione ed estrattive (-1,4%), calzaturiero (-0,7%), meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche (-0,1%); è invece aumentata nei comparti: legno e mobili in legno (+0,1%), chimico, gomma e plastica (+0,4%), tessile (+0,8%), metallurgico e siderurgico (+1,2%), abbigliamento (+1,6%), maglie e calze (+1,6%), carta e stampa (+3,5%), agroalimentare e caseario (+4,6%).

Il tasso di utilizzo della capacità produttiva, attestatosi al 63 per cento, è rimasto sostanzialmente invariato sia nei confronti della rilevazione precedente, sia in rapporto al quarto trimestre 2011.

Le vendite sul mercato italiano sono diminuite per il 41% delle imprese, aumentate per il 25% e rimaste invariate per il 34%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono diminuite per il 22% degli operatori, aumentate per il 19% e rimaste stabili per il 59%; quelle verso i Paesi extra UE sono calate per il 20%, cresciute per il 24% e rimaste invariate per il 56% del campione.

I consumi energetici sono diminuiti per il 33% degli operatori, con una variazione media negativa dello 0,6%. Le giacenze di prodotti finiti sono ritenute adeguate alle necessità aziendali dall’88% delle imprese; le scorte di materie prime sono giudicate normali dal 90% del campione.

I costi di acquisto delle materie prime sono aumentati per il 12% delle imprese, con un incremento medio dello 0,1%. I prezzi di vendita dei prodotti sono stati rivisti al ribasso dall’11% delle aziende, con una flessione media dello 0,2%.

Il costo del lavoro è cresciuto per il 9% delle aziende ed è rimasto invariato per il rimanente 91%. Gli investimenti effettuati nel trimestre sono aumentati per il 19%, diminuiti per il 17% delle imprese e rimasti costanti per il 64%.

Le aspettative per i prossimi mesi sono orientate alla stabilizzazione della produzione su livelli nel complesso non dissimili da quelli registrati nell’ultimo trimestre dello scorso anno: l’attività è infatti prevista in diminuzione dal 22% delle imprese, stabile dal 50% e in aumento dal 28%. Le prospettive sono relativamente più ottimistiche nei comparti: abbigliamento, agroalimentare e caseario, carta e stampa, chimico, gomma e plastica, materiali da costruzione ed estrattive, metallurgico e siderurgico, meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche; gli operatori attivi nel maglie e calze e nella meccanica tradizionale e mezzi di trasporto non prospettano alcuna variazione significativa, mentre la produzione è prevista in calo nei comparti calzaturiero, legno e mobili in legno, tessile.

Gli ordini provenienti dal mercato domestico sono previsti in diminuzione dal 30% delle imprese, stabili dal 51% e in aumento dal 19%; quelli dai Paesi UE sono attesi in crescita dal 19% degli operatori, invariati dal 69% e in flessione dal 12%; quelli provenienti dai mercati extracomunitari dovrebbero crescere per il 25% del campione, rimanere stabili per 68% e diminuire per il 7%. La manodopera è attesa in aumento per il 17% delle imprese, invariata dal 72% e in diminuzione dall’11%.



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