19 Gennaio 2013, 08.00
Provincia
La storia

Felice ritorno al passato

di Marisa Viviani

Il concerto delle campane della chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta di Orzinuovi è ritornato a suonare nel periodo natalizio in attesa di ritrovare il loro posto su un nuovo campanile (lungo)


E' proprio tribolata la storia delle campane di Orzinuovi, un susseguirsi di problemi, intoppi, contestazioni, palleggiamenti di responsabilità, veti e divieti, avvenimenti storici inderogabili che le hanno fatte suonare, tacere, risuonare; e ancora tacere negli ultimi quarant'anni addirittura perché non avevano una torre su cui alloggiare: il loro campanile fu infatti demolito nel 1970 per grave rischio di crollo.
 
Per farsi un'idea di questa travagliata vicenda, val la pena conoscere la cronistoria dei fatti che segnarono il destino di queste campane e della loro torre, che a ben guardare hanno anche qualche riferimento con l'attualità.
La presenza delle campane a Orzinuovi è accertata nel sec. XIV, ma è probabilmente anteriore; negli Statuti Comunali del 1341 si parla della convocazione dell'arengo tramite il suono di una campana, e documenti certi testimoniano l'esistenza nel 1383 dell'antica chiesa e relativo campanile; in altri documenti comunali del 1572 si apprende che i campanari dipendevano dalla Comunità ed erano tenuti a suonare le campane per gli offici religiosi, per la vigilanza notturna, per segnalare il pericolo di tempeste e battere le ore.
 
Con il rialzo del campanile, presumibilmente nel 1576, e le successive ristrutturazioni e ampliamenti della chiesa nel sec. XVII e nel sec. XIX, iniziano una serie di problematiche di ordine giuridico e architettonico che imporranno alla popolazione di Orzinuovi molte ansie e preoccupazioni per il destino della loro torre e delle campane.
 
Fino al sec.XIX la chiesa e la torre campanaria erano state a carico del Comune, ma dopo i rivolgimenti politici del 1797, tale onere fu traferito alla Fabbriceria che da quel momento provvederà alla loro gestione con mezzi propri, mantenendo però il Comune l'impegno ad intervenire in caso di inderogabile necessità e conservando la proprietà della campana maggiore e della quarta campana, il ringhì, mentre l'uso di tutte le campane, a quel tempo in numero di quattro, rimaneva promiscuo (Decreto 5 gennaio 1808).
 
E' in questo secolo in particolare che si manifestano innumerevoli problemi di stabilità della torre, di deterioramento dell'incastellatura lignea, di fenditura delle campane, che vedranno succedersi interventi di sistemazione non sempre tempestivi, non sempre risolutivi, con frequenti recidive di rotture delle fusioni, con inevitabili sospensioni del suono delle campane; e immancabilmente con palleggiamenti di responsabilità per le competenze amministrative; un quadro di vicende complesse e costose che si svolgono nello scenario politico risorgimentale, con i suoi moti insurrezionali, le guerre di indipendenza, la nascita del nuovo Stato Italiano, avvenimenti che renderanno ancor più difficoltosa la soluzione dei problemi.
 
Nell'avvicendarsi di un incredibile stillicidio di problemi grandi e piccoli (vedasi scheda allegata), nel XXsec. si giunge drammaticamente  all'epilogo di una storia che sarebbe eufemistico definire difficile.
La tranquillità del destino delle campane di Orzinuovi si interrompe infatti per l'ennesima volta nel 1969, quando lesioni gravi delle pareti del campanile e il sollevamento del pavimento della chiesa rendono urgente un sopralluogo.
 
Già nel 1832 si era manifestata una crepa significativa nella torre; l'esame effettuato dall'ingegnere capo della Provincia aveva rilevato che il materiale usato per la costruzione era pessimo e le dimensioni non erano idonee: la torre era alta mt.30,80 e alla base presentava soltanto mt.1,30 di spessore e alla sommità mt.0,60; era costruita in mattoni malcotti e malte scadenti; una fenditura dalla base giungeva fino alla sommità ed erano presenti altre fessurazioni.
 
La nuova verifica effettuata dall'ing. Brunelli sentenziava ora un probabile cedimento delle fondazioni della torre e uno stato di forte sollecitazione delle strutture per le vibrazioni sonore, e consigliava la sospensione immediata del suono delle campane; il Genio Civile urgentemente interpellato confermava infatti il rischio di crollo improvviso e ne decretava la demolizione (1970). Da quel momento le sventurate campane giaceranno senza voce nel cortile dell'oratorio, e Orzinuovi resterà l'unico comune della provincia, insieme a pochi altri in Italia, a non avere un campanile della chiesa parrocchiale.
 
Dovranno trascorrere 42 anni perché il silenzio delle campane orceane venga interrotto; il felice ritorno del loro suono è avvenuto infatti nel dicembre scorso grazie ad una provvidenziale intuizione dell'assessore al patrimonio del Comune di Orzinuovi, Francesco Amico, che aveva lanciato l'idea di collocare le campane sul sagrato della Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta invece del consueto albero di Natale durante le festività. L'idea accolta favorevolmente dal parroco don Domenico Amidani, si è così concretizzata con il restauro delle campane, reso possibile da una raccolta di fondi; le campane sono state rimesse a nuovo, montate su un castello di ferro e collocate davanti alla chiesa, e dopo oltre 40 anni hanno potuto far sentire ancora la loro voce.
 
E che voce! Si tratta infatti di uno dei maggiori concerti della provincia, 8 campane per un peso totale di 110 qli, di cui 35 qli il solo campanone del diametro di 195 cm.; un concerto omogeneo, in tonalità La2, realizzato nel 1947 dalla mano di un'unico fonditore, la ditta Luigi Ottolina di Seregno, e riportato oggi all'originario splendore dalla ditta Ar.Ca di Gianbattista Morandini di Palazzolo sull'Oglio.
I cittadini di Orzinuovi hanno potuto così, i più anziani risentire finalmente la voce delle loro campane, e i più giovani sentirle per la prima volta, ma soprattutto assistere dal vivo alla produzione di quel suono che diviene musica quando i campanari si mettono al lavoro per armonizzare le campane fra loro.
Con le campane appoggiate a terra infatti è possibile assistere al concerto e osservare la meccanica della campana, apprezzare la manualità e l'impegno fisico dei campanari, la capacità del maestro che ne dirige le azioni, capire insomma come si fa a suonare le campane e a fare un concerto.
 
E a far partecipe il pubblico dei segreti della cella campanaria e delle sue sonorità ci sono riusciti i suonatori volontari della Federazione Campanari Bresciani*, venuti da Pompiano, Palazzolo, Brescia e altri luoghi per suonare le campane rinate a nuova vita.
Durante il periodo natalizio i Campanari Bresciani hanno tenuto infatti alcuni concerti apprezzatissimi, e altri ne terranno per tutto il periodo in cui le campane resteranno esposte sul sagrato della Chiesa di Santa Maria Assunta, presumibilmente fino a Pasqua; dopo di che il silenzio cadrà di nuovo, almeno finché non verrà costruito un nuovo campanile che le possa degnamente ospitare.
 
Ed è questa la nuova sfida che attende la popolazione di Orzinuovi, trovare le risorse per la costosa realizzazione, ma ancor prima la convinzione e l'entusiasmo per affrontare l'impresa: quella stessa determinazione che sostenne i predecessori nella tenace difesa delle loro campane contro gli ostacoli e le avversità che per lunghi secoli le tiranneggiarono.
 
Marisa Viviani

* Federazione Campanari Bresciani: E-mail: campanaribresciani@gmail.com
 
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CRONISTORIA DI UN DESTINO TORMENTATO

1516 - Un incendio devasta il campanile, fa colare le campane minori, mentre la maggiore si salva; il campanile viene ricostruito, e vengono installate nuove campane.
1540 – Vengono sostituite le pericolose scale in legno del campanile.
1697 - Documenti dell'epoca affermano che le campane erano quattro; regolamenti decisi dai Consoli del Comune stabilivano modalità e tempi delle suonate, per quali offici potevano essere concesse e con quale tassa; la Quarta Campana era a disposizione dei magistrati che la suonavano nei processi, e siccome in quelle cause si svolgeva l'arringa, questa campana venne chiamata rench o ringhì.
1697 - Il Comune fa rifondere la Campana Mezzana e per reperire il denaro necessario aumenta la tassa per i posti dei banchi in chiesa.
1808 – La Fabbriceria diviene l'ente gestore della chiesa e del campanile; il Comune conserva la proprietà della campana maggiore e del ringhì, mentre l'uso di tutte le quattro campane rimane promiscuo (Decreto 5 gennaio 1808).
1822 - Si rendono necessari restauri al campanile e alla Campana del Mezzogiorno, pagati dal Comune in quanto la Fabbriceria è priva di fondi.
1830 – Viene eretto un piccolo campanile sussidiario a ridosso della chiesa, con due campane per le funzioni minori; iniziano in questo periodo le prime contestazioni sulla proprietà della torre campanaria e palleggiamenti di responsabilità per le manutenzioni.
1832 - Si manifesta una crepa significativa nella torre; si rende indispensabile sospendere il suono delle campane a slancio per pericolo di crollo, saldare le fenditure, verificarne la tenuta nel corso del tempo; viene concesso provvisoriamente il suono delle campane con il solo battaglio.
1832 - Stabilizzatesi le crepe, la Deputazione Comunale chiede all'Ufficio Provinciale di riprendere il suono delle campane; il permesso viene negato, ma viene però concesso di installare le ruote per la movimentazione delle campane, poiché questo sistema meccanico crea minori oscillazioni al campanile; approffittando della rifusione della Campana dei Morti ormai inservibile, vengono applicate le ruote alle tre campane grosse (Maggiore, Campana del Mezzogiorno, Campana dei Morti), e si riprende a suonare.
1846 - I campanari segnalano al Comune il pericolo di caduta della Campana Maggiore per logoramento dell' incacastellatura in legno; a breve la Campana Maggiore si fessura; la Fabbriceria richiede al Comune di contribuire alla metà delle spese per il rifacimento del castello in legno delle campane e di sostenere l'intero costo della Campana Maggiore di sua proprietà; Giovanni Crespi, noto fonditore di Crema, dichiara che con la fusione di una sola campana il concerto non sarebbe più armonizzato, la Fabbriceria propone quindi di rifondere tutte le campane, e con l'aggiunta di nuovo metallo realizzare un nuovo concerto di cinque campane; da parte sua il felegname dichiara che il castello è compromesso e va rifatto ex novo.
1847 - Il Comune respinge la proposta della Fabbriceria e si innesca una disputa tra i due enti.
1849 - Anche a seguito dei moti insurrezionali (X giornate di Brescia), il Comune si dichiara impossibilitato a pagare anche le sole spese di una riparazione parziale a causa degli oneri militari sostenuti; ogni intervento viene rimandato.
1854 - La Fabbriceria rilancia la proposta del concerto a cinque campane; il Comune approva, ma la Suprema Magistratura respinge, probabilmente per l'opposizione delle parrocchie delle frazioni del comune.
1855 - La Fabbriceria lancia l'innovativa proposta di un concerto a sette campane; il nuovo sopralluogo al campanile dà esito negativo; la Fabbriceria torna al vecchio progetto di un concerto a cinque campane e di un castello nuovo in legno; il Comune approva, ma la Delegazione Provinciale boccia.
1858 - Il ringhì si fende, su quattro campane due diventano inservibili; la Delegazione Provinciale respinge nuovamente i progetti e concede soltanto la rifusione della Campana Maggiore e il restauro della vecchia incastellatura.
1859 – La guerra contro l'Austria fa sospendere ogni intervento.
1860 - Il Comune accoglie la rinnovata sollecitazione della Fabbriceria; il nuovo Governo Italiano si appella alla legge del 1808 che attribuisce alla Fabbriceria le spese relative al culto e respinge la richiesta.
1860 – A distanza di un mese si rompe la Campana dei Morti e il castello di legno minaccia la rottura; la Fabbriceria notifica al Comune la sospesione del suono delle campane.
1863 – Viene finalmente approvato il concerto in Do a cinque campane e affidato alla fonderia Crespi; costruzione del nuovo castello in legno secondo il progetto dell'ing. Tenca per una migliore diffusione del suono; vengono apportate importanti modifiche alla cella campanaria dall'ing. Piazzi che si assume la responsabilità di intervenire su una struttura in precario stato di integrità.
1865 - Le campane vengono installate sul campanile e benedette dal vescovo Verzieri.
1888 - Si incrina la Campana Maggiore; nessun intervento viene eseguito per 10 anni.
1899 - La Fabbriceria propone al Comune la rifusione della Campana Maggiore; si manifesta il pericolo di caduta della Campana Terza per deperimento del castello; viene proibito il suono della Campana Terza; nelle pareti della chiesa si evidenziano alcune fessurazioni; l'arch. Melchiotti solleva molti dubbi sulla stabilità dell'edificio; l'Arciprete Spinoni decide di sospendere il suono delle campane; un' ulteriore verifica rassicurante dell'ing. Arcangeli consente al Comune di deliberare la spesa per la fusione del campanone e il rifacimento in ferro e ghisa del castello.
1899 – L'Arciprete torna all'attacco con il progetto di un concerto di otto campane; viene incaricata una commissione per valutare la rifusione, oltre al campanone, di altre due campane per ottenerne tre, rivalutare la stabiltà del campanile con il nuovo sovraccarico e fare un preventivo di spesa; l'ing. Arcangeli suggerisce una diversa distribuzione dei carichi e modifiche delle finestre e del castello e il nuovo progetto strutturale dimostra che la torre si verrebbe a trovare in una condizione di maggiore stabilità; viene stipulato un contratto con la fonderia Castelli di Varese per il concerto in Do di otto campane, e con Filippi di Chiari per il castello in ferro e una tastiera per il suono di allegrezza.
1939/1945 – Durante la seconda guerra mondiale le campane vengono requisite dal Governo per necessità belliche.
1947 – Un nuovo concerto di otto campane in La2 fuso dalla ditta Ottolina di Seregno viene inaugurato nel 1947 dal Vescovo Giacinto Tredici.
1969 - Si manifestano lesioni gravi delle pareti del campanile e il sollevamento del pavimento della chiesa; il suono delle campane viene sospeso.
1970 – Per rischio di crollo improvviso il campanile viene demolito.
 
Fotografie di Luciano Saia
 


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